Non è una novità il fatto che nei corsi di laurea STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) le presenze femminili non siano elevatissime.
Insegno geometria ad Ingegneria Informatica, Elettronica e Telecomunicazioni a Parma e su 180 studenti che frequentano il mio corso non più di 30 sono ragazze. Anche a chimica e informatica le presenze femminili sono molto ridotte. Decisamente meglio va a matematica dove le ragazze sono circa la metà e a biologia dove le donne sono in maggioranza.
Tuttavia, anche in matematica la situazione non è rosea: alle finali nazionali delle Olimpiadi della Matematica sono presenti di solito circa 20-25 ragazze su 300 concorrenti e nelle finali a squadre mediamente 1 ragazza per squadra (di 7 membri). Tanto che quest’anno è stato deciso di introdurre, per stimolare la partecipazione delle ragazze alle Olimpiadi della Matematica, una gara a squadre femminile.
Solo nel 2014, una donna, Maryam Mirzakhani, è riuscita ad ottenere una medaglia Fields, premio già assegnato a 55 uomini (54, se consideriamo che Perelman l’ha rifiutata).
Il problema ha evidentemente radici profonde e varie cause. Tra di esse, sicuramente la tendenza a sminuire i risultati ottenuti dalle donne nelle materie STEM. A titolo di esempio citiamo le donne che hanno contribuito alle missioni Apollo (la cui storia è raccontata nel film Il diritto di contare) e Rosalind Franklin (il cui contributo fondamentale alla scoperta della struttura del DNA è stato riconosciuto solo dopo la morte).
L’assenza, la scarsità o la poca importanza data a modelli femminili nella scienza e nella tecnologia causa indubbiamente una difficile immedesimazione da parte delle giovani ragazze nelle scienziate, facendo credere che la tecnologia e la scienza siano cose da uomini o -al più- da donne geniali e totalmente eccezionali (alla Marie Curie, per capirci).
Per questo ci sarebbe un grandissimo bisogno di un libro che fornisca dei modelli a cui ispirarsi e racconti le difficoltà maggiori che hanno avuto in passato e ancora hanno molte scienziate solo per il fatto di essere donne e anche le difficoltà di chi è stata convinta di non potercela fare, per meglio comprendere il fenomeno. Per fornire una fonte di ispirazione ad aspiranti future scienziate e per far capire come spesso siano state le costrizioni sociali a causare un enorme divario tra uomini e donne, più che presunte differenze di abilità.
Proprio per questo, quando ho letto una recensione di Donne con il pallino della matematica, in cui vengono presentate cento donne che si sono confrontate con la matematica, pensavo di aver trovato il libro giusto.
Purtroppo, dopo averlo letto, devo dire che non è così: le cento storie sono slegate tra loro, e con la matematica in particolare e con le materie STEM in generale hanno ben poco a che fare. Sembra che le cento donne siano state scelte casualmente, e non perché possano essere fonte di ispirazione o di riflessione.
Purtroppo, dovrò ancora attendere per trovare un libro che possa essere di stimolo a mia figlia per lo studio della matematica e delle scienze.
Grazie per la citazione! “Le ragazze con il pallino per la matematica” è un libro che vuole abbattere i tanti stereotipi e luoghi comuni su “talento” e “successo” che incatenano le donne nel loro rapporto con le materie STEM. E’ una carrellata di donne “risolte” e “raggiungibili”, non necessariamente legate al modo dell’Accademia e della Ricerca, che vivono nel quotidiano professionale e personale la potenza della matematica intesa come conoscenza, come capacità logica. E’ un inno appassionato alla voglia di cambiamento. Dedicato a tutte le bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini. Perché dobbiamo cambiare insieme.