Continuiamo con la serie delle Letture Matematiche, proponendovi un saggio di informatica e didattica per incoraggiare e favorire l’apprendimento permanente di una competenza fondamentale, non solo per chi programma. Recensione a cura di Alice Raffaele.
“Il pensiero computazionale. Logica e problem solving dallo studente al manager informatico” è un saggio sia di informatica sia di didattica. L’autore del testo, Antonio Camerlengo, è esperto di informatica e statistica, professore a contratto per l’Università di Management del Turismo a Dresda e in passato per l’Università di Milano Bicocca. Rimarca, sin dall’introduzione, che “Saper programmare è importante ma serve solo a un certo gruppo di professionisti, pensare in maniera computazionale serve a tutti!” (pag. 15).
Il pensiero computazionale è il termine che associamo oggi alla risoluzione dei problemi. Siamo a un livello più alto di quello di scrivere righe di codice per implementare un algoritmo e potergli dare in pasto istanze del nostro problema per ottenere dei risultati. Ma come imparare – anzi, come arrivare – a progettare tali algoritmi? In altre parole, come trovare un modo per affrontare il problema di interesse e, magari, risolverlo pure in modo efficiente?
Camerlengo ce lo spiega in nove capitoli, che contengono ciascuno varie sezioni per approfondire i temi principali. Ogni capitolo è inoltre corredato da una ricca bibliografia, un’ampia sitografia e da molti contenuti bonus: brevi biografie delle personalità menzionate, un approfondimento su un protagonista dello sviluppo del pensiero computazionale in Italia, pillole di “saggezza computazionale” e un breve scritto di un contributore diverso dall’autore.
Camerlengo comincia il suo manuale riassumendo le origini e lo sviluppo della didattica, dai tempi degli antichi greci fino ai giorni nostri, soffermandosi particolarmente sulle teorie costruttiviste di Jean Piaget e quelle costruzioniste di Seymourt Papert, nonché sul comportamentismo di Burrhus Skinner. Presenta poi le cosiddette “leggi dell’apprendimento” di Edward L. Thorndike e alcuni metodi didattici, senza dimenticare di menzionare la didattica inclusiva, i disturbi dell’apprendimento e l’insegnamento differenziale.
Tutto ciò gli serve per poter discutere gli argomenti core del suo manuale: come insegnare a pensare, ovvero come trasmettere e far acquisire la competenza del problem solving, e cosa si intende per pensiero computazionale. Camerlengo riporta la definizione data da Jeannette Wing nel 2006, ovvero:
“Il pensiero computazionale consiste nel risolvere i problemi, progettare sistemi e comprendere il comportamento umano, attingendo dai principi fondamentali dell’informatica.” – Pag. 139.
Sono presentati concetti e tecniche dell’informatica. Tra i primi troviamo il pensiero logico, l’astrazione, il pensiero algoritmico, la generalizzazione e la valutazione; mentre tra le seconde, oltre ad alcune qualità come la perseveranza e la collaborazione, vi sono la sperimentazione, le fasi di testing, e naturalmente il coding, inteso come progettazione e realizzazione.
Un capitolo è rivolto specialmente ai manager, descrivendo il ruolo del pensiero computazionale e le fasi del problem solving che portano poi a prendere le decisioni, ai cosiddetti “decision making” e “decision taking”.
A sostegno del fatto che l’informatica e il pensiero computazionale non coincidono esattamente con la programmazione e il coding, Camerlengo fa un excursus su quest’ultimo soltanto nel Capitolo 7. Richiama basi teoriche dell’informatica, come la teoria dell’informazione, la teoria della calcolabilità, la teoria degli algoritmi e la teoria dei linguaggi di programmazione. Non mancano poi le figure di Charles Babbage, Ada Byron (altri suggerimenti di lettura su di lei qui), nonché Alan Turing, Grace Murray Hopper o Karen Spärck Jones.
“C’è finalmente, a tutti i livelli, la consapevolezza che testi, suoni, immagini multimediali, lavagne interattive, computer e robot rappresentano dei validi strumenti per l’azione didattica, consentono di integrare il lavoro scolastico del docente e favoriscono l’acquisizione dei saperi da parte degli alunni.” – Pag. 243
Negli ultimi due capitoli Camerlengo sposta di nuovo l’attenzione sulla didattica. Spiega termini come “nativi digitali” e “immigrati digitali”, elenca gli enti per lo sviluppo delle tecnologie e delle didattiche digitali, e descrive metodologie adottate negli ultimi anni, quali la flipped classroom o l’uso dei MOOC. Infine, propone alcune iniziative nazionali e internazionali rivolte a bambini, giovani e non solo, per promuovere l’apprendimento del pensiero computazionale come lifelong learning.
Con il suo linguaggio semplice e chiaro, “Il pensiero computazionale. Logica e problem solving dallo studente al manager informatico” si presta a vari usi, a seconda dei propri scopi. Se si mira a ottenere un’infarinatura sugli argomenti del problem solving, dell’informatica e della didattica inerente, allora si può inizialmente leggere tutti i capitoli in maniera lineare, saltando le parti bonus. Se, invece, alcuni concetti sono già noti, ci si può soffermare sui capitoli che più incuriosiscono, sfruttando i tantissimi collegamenti offerti nelle bibliografie, sitografie e curiosità.
E, se non si è ancora soddisfatti, si può leggere qualche altro titolo affine come questo.
Alla prossima recensione!
“Il pensiero computazionale. Logica e problem solving dallo studente al manager informatico”
Antonio Camerlengo
Editore: Flaccovio Dario
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 11 febbraio 2021
Pagine: 336 p., ill. , Brossura
EAN: 9788857906232