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Mentre la corsa degli scienziati per sviluppare vaccini prosegue, viene condotta anche una ricerca fondamentale su ciò che rende il SARS-CoV-2 così efficace. Un gruppo di scienziati, in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Physics of Fluids, ha cercato di capire in che modo la forma delle ormai famose proteine “spike” del virus (i peplomeri, o spinule) contribuiscano al successo del virus, rendendolo così diffuso.

“Quando si immagina una singola particella di coronavirus, è comune pensare a una sfera con molte punte o sfere più piccole distribuite sulla sua superficie [come si vede nell’immagine sopra, ndr]”, ha detto Vikash Chaurasia dell’Okinawa Institute of Science and Technology Graduate University, tra gli autori della ricerca, “questo modello però è approssimativo e nel corso dell’ultimo anno abbiamo imparato molto di più sull’aspetto del virus”.

I “picchi” (spike) della particella di coronavirus hanno in realtà la forma di tre piccole sfere impilate insieme per formare un triangolo, come nell’immagine sotto.

Si tratta di un particolare importante perché la forma di una particella virale influenza la sua capacità di dispersione. Per capire perché, immaginiamo una palla che si muove nello spazio. La palla, mentre si muove, seguirà una traiettoria ma nel contempo ruoterà. La velocità di rotazione della palla è chiamata “diffusività rotazionale”. Una particella di SARS-CoV-2 si muove in modo simile a questa palla sebbene sia sospesa nel fluido (in particolare, minuscole goccioline di saliva) e la sua diffusività rotazionale influisce sulla sua capacità di allinearsi e attaccarsi agli oggetti (come i tessuti o le cellule di una persona): una maggiore diffusività rotazionale significa che la particella “trema” seguendo una traiettoria, e quindi può avere difficoltà ad attaccarsi agli oggetti o rimbalzare in modo efficiente su un oggetto mentre si muove nell’aria. Una minore diffusività rotazionale ha invece l’effetto opposto.
Un’altra considerazione da fare è legata poi alla carica elettrica di ogni picco. Dato che cariche uguali si respingono sempre a vicenda, se immaginiamo ce ne siano solo due su una particella (e le immaginiamo con cariche uguali), esse saranno situate su entrambi i poli (il più lontano possibile l’una dall’altra). Man mano che vengono aggiunti picchi, si disporranno in base alla loro carica, in modo uniforme sulla superficie della sfera. In questo modo, i ricercatori sono arrivati a definire una disposizione geometrica da cui poter calcolare la diffusività rotazionale.
In precedenza, gli studiosi avevano esaminato una particella virale con 74 picchi. Per questa nuova ricerca, è stata usata la stessa particella ma cambiando la forma dei picchi: da una singola sfera a sferette a triangolo. Con questa modifica, la diffusività rotazionale della particella diminuiva del 39 per cento. Inoltre, questa tendenza continuava con l’aggiunta di ulteriori picchi. Questo studio suggerisce dunque che i picchi di forma triangolare hanno contribuito in maniera determinante al successo del SARS-CoV-2.

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