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Erica Occhionero ha conseguito la laurea magistrale in matematica presso l’Unisalento con la tesi “Un’introduzione al gruppo delle trecce anulari”. È salita alla ribalta mediatica per la performance danzante durante la sua discussione. La intervista Marco Menale, coinvolgendo anche i suoi relatori, il Professore Francesco Catino e la Dottoressa Marzia Mazzotta.

Marco Menale: Ciao, Erica. Ancora auguri per la laurea.  Che successo! Addirittura i servizi giornalistici…

Erica Occhionero: Sono ancora frastornata! È stata una vera tempesta mediatica, non me lo aspettavo. Tra tg1, mediaset e tv locali non mi sono più fermata. Sapevo che la tesi fosse particolare, essendoci un’esibizione collegata. Però il clamore è andato oltre ogni mia aspettativa. Ora sono stanca perché il lavoro di tesi è durato circa otto mesi e penso ancora ai tanti conti fatti. Comincia una fase di riflessione. Voglio valutare varie strade per trovare quella più adatta a me. Ma di una cosa sono sicura: continuerò a fare matematica e allo stesso tempo danza in volo.

MM: Facciamo un passo indietro. Come sei arrivata alla danza in volo?

EO: A dire il vero questo tipo di danza in volo si può dire che l’abbia inventato io. Ho praticato per dieci anni danza classica, moderna e contemporanea. Fino ai 16 anni quando purtroppo qualcosa è cambiato: un brutto incidente in scooter mi ha rotto una caviglia. È stata dura, ma non mi sono persa d’animo. Dopo la convalescenza mi sono rimessa subito in moto. Ho rinforzato il muscolo con palestra e fisioterapia. Eppure mi mancava la danza dopo due anni di sola palestra. Allora ho cominciato con lo yoga su amaca, utile per distendere in modo lento la colonna vertebrale. Ma dopo un anno mi sono stancata anche di questo, perché sono una persona dinamica. Ero già iscritta all’università quando ho deciso di spostare l’amaca, prima nella mia camera, e poi sugli alberi per avere più spazio a disposizione. Volevo portare in aria la danza che si fa a terra. E così è nata la danza in volo.

Erica Occhionero

Figura 1. Erica Occhionero durante la discussione della tesi

In questa prima fase ero sola, poi è arrivato Fausto D’Elia, un direttore artistico che ha creduto molto nelle mie capacità. Ho comprato un’amaca più lunga e strumenti aerei con cui allenarmi nel laboratorio che Fausto mi ha messo a disposizione. Gli allenamenti si sono trasformati in spettacoli. Nel 2020 sono arrivata al programma di Milly Carlucci Il Cantante Mascherato, poi Italia sì di Marco Liorni, Augurerai – Festa di Santo Stefano su Rai2, e altro ancora. Eppure, alla fine, è stato quell’incidente alla base di tutto. Anzi senza quello non starei nemmeno qui a parlare con te della mia performance per la laurea. Non ho mai mollato, sebbene sia stata molto dura. E fondamentale è stato il sostegno di mia madre.

Erica Occhionero

Figura 2. Erica Occhionero durante la danza in volo.

MM: Perché hai scelto di studiare matematica?

EO: La matematica rappresenta una sfida continua. La vedo come un modo per superare i propri limiti. Hai un problema? Lo studi, ci ragioni e cerchi di risolverlo. Mi è sempre piaciuto mettermi alla prova su problemi di cui conosco poco, un po’ come quando ho cominciato la danza in volo. La matematica mi affascinava già al liceo, trascorrevo anche ore intere per risolvere un problema. Dopo la maturità ho provato anche i test per ingegneria, fisica e ottica. Ma alla fine ho scelto il corso di laurea in matematica all’Università del Salento. Ero consapevole che non sarebbe stata facile, ma le sfide mi hanno sempre affascinato. Durante gli anni dell’università ho portato in camera l’amaca ed è cominciata l’avventura della danza in volo. E così si è creato il collegamento tra danza e matematica. Voglio far passare il messaggio che in una persona possono coesistere una parte artistica ed una razionale. Ed è quello che faccio in televisione ogni volta che ne ho occasione.

MM: E la tesi magistrale? Come hai deciso che sarebbe stata affiancata da uno spettacolo?

EO: Già alla triennale ho collegato danza e matematica, per mezzo della fisica matematica. Infatti il titolo della tesi era “Un’introduzione al moto dei corpi rigidi con applicazione alla danza in volo”. Studiavo le equazioni del moto di un modello matematico che simulava le oscillazioni di una ballerina. Poi ho intrapreso la magistrale e per la tesi ho deciso di guardare all’algebra per cercare una teoria che trattasse le rotazioni attorno ad un corpo fisso. Allora mi sono rivolta al professore Francesco Catino e ho proposto la teoria delle trecce anulari (per i dettagli qui e qui). Si tratta di una particolare branca della teoria delle trecce (per approfondire qui e qui). Purtroppo in letteratura c’era davvero poco e quindi ho dovuto studiare proprio tanto. Ricordo ancora le decine di ore trascorse a fare conti algebrici. Ho studiato le proprietà e le relazioni tra i generatori di questo gruppo e i movimenti, ad esempio, di un ballerino (figure 3 e 4).

Eriica Occhionero

Figura 3. Danza in volo e trecce anulari.

La teoria delle trecce anulari si fonda sullo studio di un oggetto matematico, il gruppo delle trecce anulari, che descrive e sintetizza tutte le possibili composizioni di trecce anulari elementari. L’individuazione di speciali insiemi, costituiti da numeri diversi di trecce elementari, permette di descrivere l’intero gruppo. Ogni treccia anulare può essere rappresentata mediante un opportuno grafico piano, da cui si evincono le trecce elementari che compongono la treccia stessa. Ho utilizzato questi grafici per tenere traccia dei movimenti eseguiti nella creazione di diverse figure che costituiscono le varie coreografie della sua danza in volo.

Erica Occhionero

Figura 4. Danza in volo e trecce anulari.

Questo ha richiesto tanti conti. E per questi conti voglio ringraziare la Dottoressa Marzia Mazzotta, assegnista in algebra presso Unisalento. E così sono arrivata alla tesi magistrale con il titolo “Un’introduzione al gruppo delle trecce anulari”.  L’idea dello spettacolo è arrivata dopo 4-5 mesi di studio. Ne ho prima parlato con Marzia e poi l’ho proposto al professor Catino. Ho detto loro: “Sarebbe bello se ci fosse l’esibizione pratica dopo la discussione”. Non è stato semplice perché sono state necessarie diverse autorizzazioni dato che c’era ancora la pandemia di mezzo. La seduta di laurea era inizialmente prevista per febbraio, ma poi è slittata e questo ha permesso di sfruttare l’allentamento delle restrizioni. Non tutti i mali vengono per nuocere. E alla fine ci siamo riusciti. [N.d.R.: per saperne di più potete leggere l’introduzione della tesi alla fine di questo articolo]

MM: Professor Catino, cosa ha pensato quanto le è stato proposto questo connubio tra danza e matematica

Francesco Catino: È stata Erica a propormi la teoria delle trecce anulari come argomento. Per me era completamente nuovo. Ho consultato la letteratura per capire quale fosse la difficoltà e se fosse alla portata di uno studente della magistrale. Le trecce anulari compaiono quando attorcigli un filo intorno ad un sostengo, dove hai un vincolo.  Mi sono reso conto che si trattava di un argomento non troppo abbordabile, a cavallo tra algebra, topologia e geometria. A questo punto ho preferito non nascondere le difficoltà ad Erica. Nel corso del successivo incontro le ho spiegato la situazione, chiarendole la necessità del tempo per affrontare questa teoria. Anzi le ho proprio detto “Deve essere motivata per questo lavoro di tesi e non poniamoci limiti di tempo”. E poi ho deciso di coinvolgere Marzia che si è occupata di teoria delle trecce durante la sua tesi magistrale.

EO: Eh sì, ci sono stati momenti di scoraggiamento. Però ce l’ho messa tutta per farcela.

MM: Marzia, tu come l’hai vissuta questa esperienza?

Marzia Mazzotta: Come dice il Professor Catino, c’è poca letteratura sull’argomento. Infatti la prima difficoltà è stata stabilire una definizione. Fatto questo Erica ha cominciato a studiare le proprietà del gruppo delle trecce anulari. Abbiamo dovuto adattare diverse dimostrazioni perché l’argomento non è puramente algebrico. E in alcuni casi abbiamo usato il software SageMath, ad esempio per stabilire o meno l’abelianità del gruppo. Tuttavia siamo partiti da casi piccoli. Non è stato facile, però Erica è stata determinata e non si è mai tirata indietro.

MM: Ma voi relatori sapevate dell’idea della performance per la discussione?

Francesco Catino: Come è stato detto, Erica l’ha proposto prima a Marzia. Ero un po’ preoccupato all’inizio perché non volevo si perdesse la matematica della tesi in favore dello spettacolo. Tuttavia non ho creato ostacoli. Inizialmente abbiamo avuto risposta negativa dal responsabile della sicurezza dell’ateneo. È stato poi il professore Michele Campiti, direttore del Dipartimento, a fornire le autorizzazioni necessarie.

Marzia Mazzotta: Erica me ne ha parlato subito dopo le vacanze di natale dopo un altro suo spettacolo. Mi ha colpito l’originalità dell’idea con tutte le difficoltà del caso. Però credo che sia riuscita proprio bene

MM: Erica, ma quindi hai prima discusso e poi danzato?

EO: Ero emozionatissima! Entrata in aula per la discussione, ho trovato già le telecamere pronte. Ero molto concentrata. Ho fatto una presentazione con le slide per circa 20 minuti. A quel punto sono corsa in bagno, mi sono cambiata e siamo andati nell’atrio per lo spettacolo. E poi mi sono rivestita per la proclamazione. Sì, stava per venirmi un colpo al cuore!

Marzia Mazzotta: Confermo tutto. Io ero preoccupata anche per gli altri candidati. Hanno visto allungarsi i tempi della discussione per lo spettacolo. Però credo che tutto sia riuscito perfettamente.

Francesco Catino: Io purtroppo mi sono perso la discussione. In quel periodo ero a casa con il covid. Però sono contento perché avevo suggerito io di fare un modellino con palo e trecce per rendere visibile la teoria. Infatti subito dopo la mia proposta Erica si è presentata in studio con un arsenale di attrezzi in legno realizzati dal padre per fare lo spettacolo.

MM: Erica, oltre danza in volo e matematica, che altri hobby hai?

EO: Mi piace scrivere. Avevo anche cominciato un libro, però a causa di vari impegni mi sono fermata. Penso di cominciarne uno sulla mia storia, anche solo per mandare un messaggio che dalle cadute ci si può rialzare. E poi chissà cosa mi aspetta!

Tesi Erica Occhionero

Marco Menale

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