È proprio vero che chi dorme non piglia pesci? Forse, ma potrebbe pigliare le tabelline. Jayne Spiller e Camilla Gilmore sono due ricercatori del Center for Mathematical Cognition della University of Loughborough, Regno Unito, che hanno studiato i legami tra sonno e memoria matematica scoprendo che dormire dopo aver imparato qualcosa – in particolare, qualcosa che ha a che fare con le moltiplicazioni – contribuisce a fissare quello che si è imparato.
Nell’articolo “Positive impact of sleep on recall of multiplication facts” pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, si legge che 77 adulti inglesi, di età compresa tra 18 e 44 anni, si sono messi alla prova con alcuni problemi matematici “di tipo moltiplicativo”, imparando cose nuove oppure richiamando alla mente (“consolidando”) quelle che già conoscevano, come per esempio le tabelline. L’esperimento si svolgeva in due condizioni: “sleep learning” (ossia dormire subito dopo) oppure “wake learnig” (cioè nella mattinata, restando poi svegli).
Dopo un determinato tempo, la condizione di sleep learning produceva punteggi superiori nei test di verifica di quanto si era appreso. La spiegazione, in teoria, potrebbe essere che un cervello che dorme non deve gestire altri input in entrata mentre un cervello che , dopo aver imparato qualcosa resta sveglio deve amministrare altre conoscenze in arrivo da conversazioni come letture, consultazione di media vari o stimoli didattici di diversa natura. Si creerebbe così una sorta di “competizione tra input” che interferirebbe con il processo di fissazione della memoria.
Secondo gli scienziati, lo studio potrebbe offrire una tecnica di miglioramento delle competenze matematiche molto utile, per esempio, per i bambini e l’apprendimento delle tabelline o di altre formule matematiche mnemoniche. I ricercatori si sono inoltre dichiarati incuriositi circa gli effetti che il sonno potrebbe avere sull’assimilazione di un’intera lezione di matematica. Lo scenario futuro potrebbe quindi essere questo: bambini che seguono una lezione di matematica e che, per rinsaldare la memoria di quello che hanno imparato, fanno un sonnellino. DOPO la lezione e non durante, come invece spesso capita oggi.