In questo nuovo appuntamento della rubrica Esperienze transdisciplinari di Matematica, Gianluigi Boccalon riprende il discorso iniziato qualche tempo fa sull’importanza del realizzare con le proprie mani all’interno dei processi di apprendimento (anche in Matematica). Se nella prima puntata della Matematica nelle mani, i ragazzi di una scuola secondaria di primo grado, sapientemente guidati da Gianluigi, arrivavano a realizzare con le proprie mani una barca a vela perfettamente funzionante, nell’attività, qui affrontano i fondamenti teorici della conduzione di una barca, immergendosi nella fisica (e la relativa modellistica matematica) di leve, argani e paranchi.
di Gianluigi Boccalon
Con queste pagine voglio offrire un piccolo spunto operativo che possa essere la base per l’organizzazione di un laboratorio didattico come quello che ho messo in atto con la costruzione degli Optimist.
In questa seconda parte analizzeremo i concetti relativi alla “conduzione” soffermandoci ad affrontare una parte della teoria legata alla fisica che viene applicata alla “struttura” di una barca a vela. Anche in questo caso ci accorgeremo che la quasi totalità dei concetti esposti rientra nella “normale” programmazione didattica che, grazie a questo approccio pratico e basato sulle linee guida dell’Outdoor Education, possono essere affrontati e approfonditi anche nella scuola secondaria di 1° grado.
L’esperienza personale mi ha insegnato che non esistono “concetti difficili”, esistono semmai “concetti complessi” che possono tranquillamente essere capiti “accompagnando i nostri studenti alla loro scoperta”. Come sempre è la fantasia dell’insegnante il motore principale di questa “scoperta”. Fondamentale è l’approccio libero da condizionamenti, da vincoli, da paure di “osare” ad affrontare argomenti complessi “non adatti a studenti della secondaria di 1° grado”.
Con Scuole Outdoor in Rete si sono affrontate imprese uniche nel loro genere, basate sulla passione di “insegnanti illuminati” che “hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo”. l’unico vero limite di tutte queste attività è solo legato alla “passione”, alla convinzione che la scuola non è fatta da “clienti” o “utenti”, è fatta da persone che hanno bisogno di crescere, di formare la loro personalità, di diventare donne e uomini adulti e responsabili, in grado di ragionare autonomamente e di essere “cittadinanza attiva”. È proprio questa la mission di Scuole Outdoor in Rete con la sua “Outdoor Education for Citizenship”.
Questa formazione nei confronti di una cittadinanza globale permette di acquisire le competenze necessarie per valutare criticamente ciò che ci sta attorno e mettendo in relazione il vissuto e le proprie esperienze con le proprie prospettive future. Questo approccio risulta fondamentale come aiuto ad un “orientamento consapevole” nei confronti del proprio futuro.
Studenti “impauriti” dalla Matematica o dalla Fisica, hanno così potuto capire che con una visione diversa, un approccio più “pratico”, un’applicazione diretta dei concetti teorici, si potevano dipanare molti dubbi e molte paure.
Nella terza parte affronteremo i problemi della conduzione vera e propria della barca. Affronteremo l’applicazione di tutti quei concetti teorici visti in classe che, quando sei da solo in barca devi applicare per ottimizzare la gestione della vela, per andare più veloce e, data la sana competizione che alimenta ogni essere umano, arrivare primi alle mini regate messe in atto in laghetto.
Ed è proprio in questi momenti che i “concetti matematici” o le applicazioni di Fisica ti aiutano a migliorare la performance e ad essere più veloce. In questi frangenti diventano “necessari”, non stai facendo scuola, stai vincendo una regata! Questo è l’obiettivo raggiunto.