ntervista con Bjorn Engquist
Professore all’Università del Texas a Austin e membro del comitato scientifico del Premio Abel
di Maria Gualdani
Austin, 31 marzo 2010.
M.G.: Sarebbe interessante conoscere la storia del premio. Come è stato ideato e chi fu Abel?
B.E.: Niels Henrik Abel è stato un matematico norvegese. Nato nel 1802, molto tempo fa, e morì nel 1829 a soli 27 anni, veramente molto giovane. Questo tipo brillante crebbe all’inizio in campagna e durante la sua breve carriera fu attivo principalmente in Algebra. Fece una cosa che è molto conosciuta. Se hai una singola equazione lineare puoi certamente risolverla, facendo una semplice divisione. All’ordine 2, hai delle radici per risolvere un’equazione quadratica. Usando delle formule algebriche è possibile risolvere le equazioni con x3 e x4.. Ma x5 e superiori non posso essere risolte con formule esplicite e lui provò questo (per le equazioni del quint’ordine). E questa è una cosa, altrimenti sviluppò indipendentemente la teoria dei gruppi nel corso della sua breve vita. Insomma, fu molto famoso e il premio è in suo onore.
M.G.: Ma il premio è cominciato solo a partire dal 2003, oltre 200 anni dopo la sua nascita.
B.E.: Si, ci fu un tentativo precedente di creare un Premio Abel per il centesimo anniversario della sua nascita.
M.G.: cioè all’inizio del XX secolo.
B.E.: Sì, e questo successe dopo che Alfred Nobel aveva deciso di creare il suo premio. Svezia e Norvegia erano un’unione a quel tempo. Avendo deciso il premio Nobel, gli scienziati pensarono che era anormale che ci fosse un premio in fisica, chimica, medicina, o biologia, ma non in matematica. Così nacque un movimento da un altro famoso matematico norvegese, Lie, e altri, per provare a creare un premio per la matematica dello stesso tipo. E usarono Abel, perché erano vicini al centenario della nascita. E andarono abbastanza avanti, il re accettò la proposta.
M.G.: Il re all’epoca era per Svezia e Norvegia…
B.E. : Esatto era il re dell’Unione, era intorno al 1902, vicini alla data del centenario. Ma a quel punto i due paesi si separarono, la Norvegia diventò indipendente intorno al 1905, la cosa ritornò in secondo piano e molte cose successero e non accadde nulla per altri cento anni. E poi la Norvegia ebbe molte difficoltà, ci fu la guerra e molta povertà, ma adesso la Norvegia è una nazione molto ricca e di nuovo ci furono persone disposte a sostenere questo premio e così cominciarono intorno al bicentenario della nascita di Abel. Così il premio riuscì a trovare la sua via. L’Accademia decise di eleggere un comitato, o meglio questo fu raccomandato dall’International Mathematical Union e dalla European Mathematical Union e poi accettato dall’Accademia nazionale norvegese.
M.G.: Perché Nobel non aveva messo un premio per la matmeatica?
B.E.: Non ha lasciato scritto nulla al riguardo, non si sa bene perché non ci sia un premio Nobel per la matematica. C’è questa voce su Mittag-Leffer, che era un famoso e brillante matematico svedese, un analista dell’epoca, che viveva a Stoccolma. E l’alta borghesia era abbastanza piccola a Stoccolma, per cui si incontrarono. Si suppone che non si trovarono molto bene e c’è la storia piccante che Mittag-Leffer sarebbe stato pr qualche tempo l’amante della moglie di Nobel. Nobel si sarebbe arrabbiato molto e avrebbe avuto paura che se avesse creato un premio per la matematca, questo premio sarebbe andato a Mittag-Leffer.
M.G.: È solo una diceria?
B.E.: Sì, è essenzialmente una diceria, ovviamente sbagliata, perché Nobel non era sposato. Per cui difficilmente potrebbe essere vera. Per cui non ha niente a che fare con questa storia. C’è però che un collega svedese, Lars Hormander che fece delle ricerche e scrisse una specie di nota su questa storia e penso fosse molto accurato, e la ragione sembra sia che Nobel non vedeva la matematica allo stesso livello della fisica o della chimica e le altre. Pensò di dare il premio a qualche cosa che fosse utile per l’umanità e anche intellettualmente profondo.
M.G.: Pensava che la matematica non fosse così profonda.
B.E.: Non esattamente, la matematica all’epoca era sia molto accademica, un esercizio accademico non connesso con la realtà, non era applicata. Quindi non era utile per l’umanità. Altrimenti la matematica che vedeva, era un industriale, con la dinamite, e quello che vedeva era una matematica ingegneristica molto elementare o anche della semplice contabilità. Per fare i libri contabili. Ossia senza la profondità che ci voleva per il premio. La matematica come era insegnata all’università, o piuttosto la ricerca matematica, aveva la richiesta profondità ma senza nessuna utilità, almeno secondo lui. Per cui non ebbe dubbi a rivolgersi ad altre aree. E questa spiegazione sembra la più probabile. I penso che se fosse stato in un altro periodo storico, in cui la distanza tra matematica pura e applicata non fosse stata così grande, come lo era in quel cambio di secolo, cento anni fa, forse sarebbe stato diverso. Nell’era prededente di Newton, Gauss ecc, non si pensava che le due parti fossero così diverse. C’era una sola cosa che era utile, ma che si sviluppava anche da sola. E anche oggi, in molti posti si trova la profondità intellettuale in quel tipo di matematica che lui vedeva come applicata. Sarebbe stata una storia diversa.
M.G.: Pensa che la distanza tra la matematica pura e applicata sia diminuita nel tempo?
B.E.: Sì, esattamente. È un processo molto lungo, ma penso che sia avvenuto, parzialmente a causa dello sviluppo dei computers. E questo significa che i modelli che si possono utilizzare in ingegneria, chimica, fisica, ecologia, o qualsiasi altra cosa, diventano sempre più sofisticati e non sono più quei semplici modellini che erano completamente screditati dalla matematica pura, e servono altre strutture e bisogna essere più vicini alla matematica pura. E sempre più strumenti appartenenti alla matematica pura, o meglio a quella che era vista come tale, entrano in gioco. Per esempio, la teoria dei numeri, se parliamo dell’attuale vincitore del Premio Abel. Le curve ellittiche giocano un ruolo importante per la criptologia e la sicurezza delle banche o di internet. Questo ha giocato un ruolo importante e ridotto di molto la distanza tra i due settori in molti casi.
M.G.: Forse da giovane John Tate non pensava che i suoi studi avrebbero avuto una ricaduta pratica.
B.E.: No, infatti. Nella sua carriera ha sempre avuto come scopo di sviluppare la matmeatica come un argomento per conto suo. Ha una mente molto aperta e ha spesso aiutato i matematici applicati, ma non era il suo interesse principale. Poi successe che molte delle idee sviluppate, inizialmente come strumenti puramente matematici, trovassero un’applicazione nel mondo reale.
M.G.: Qualche commento sul Premio Abel?
B.E.: Penso abbia avuto un buon inizio, il Premio Abel, e che la selezione dei vincitori del premio sia stata buona. Un premio ha bisogno di un po’ di tempo per diventare famoso. E diventa universalmente famoso non soltanto perché sono molti soldi, è di circa un milione di dollari, ma perché tutte le persone implicate nella scelta hanno fatto un buon lavoro di selezione. Penso che anche questo sia importante.