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Un racconto fantascientifico di Diego Altobelli

Sopra il pianoforte c’era un avviso:

Non sparate sul pianista. Fa del suo meglio.”

(Oscar Wilde)

La risposta prima della domanda, l’effetto prima della causa, l’omega prima dell’alfa, per capire le grandi rivoluzioni non devi essere per forza uno del mestiere. Il nostro concetto concreto, quotidiano dello spazio-tempo cambierà. Sicuro. Magari non domani ma cambierà. Il prima e il dopo non avranno più il senso che gli abbiamo dato finora. E non sto parlando di giochetti filosofici – capiamoci – se la tartaruga raggiungerà Achille e compagnia bella. Qui Achille la schiaccia la tartaruga prima ancora che possa capire cosa stia succedendo e io ho un sacco di idee per sfruttare questa cosa perché – è questo il punto – adesso è il momento dei creativi, degli artisti come noi.

 

Mentre la comunità scientifica impiegherà anni per dimostrare la validità dell’esperimento con i neutrini noi saremo già avanti, proiettati in un futuro prossimo in cui tutti ci indicheranno come precursori, innovatori, avanguardisti. Te l’immagini? – Capito cosa voglio dire? – La questione non è solo quello che è successo al Cern di Ginevra: un mucchio di neutrini sparati da un laboratorio che si schiantano contro un altro laboratorio sessanta nanosecondi in anticipo rispetto alla velocità della luce… No – caro mio – no, la questione qui è il mondo di opportunità, idee e brevetti che abbiamo davanti. Bisogna giocare d’anticipo. Siamo in pieno West e laggiù c’è una frontiera da raggiungere. Quello che ci viene richiesto ora è fare salti logici. Dare per scontato. Puro pensiero laterale. Dovresti ringraziarmi, sai? Cosa ti sto chiedendo in fondo? Di aiutarmi a buttare giù un paio di concept – è il tuo lavoro no? Questo è il nostro momento, vecchio mio. E pensare che io c’ero arrivato già vent’anni fa – dì – te lo ricordi tu il Jamboree del ’94?

 

Sì, in effetti quella volta con Giovanni lo facemmo veramente. Avevamo 14 anni, io ancora non sapevo che sarei finito a lavorare in una grande web agency e quello era il nostro primo campeggio. L’idea ci venne grazie all’atteggiamento scientifico mystery-pop che avevamo assunto stanchi delle gare di abilità su nodi scorsoi e hike esplorativi con i vicini di prato: una squadriglia di scout francesi odiosi, in grado di cucinare solo mozzarelle fumanti e lavare i calzini sporchi nelle pentole della cambusa. Avrebbero fatto di tutto, quei maledetti, pur di rubarci lo storico stendardo delle Aquile e noi, ovviamente, avremmo fatto di tutto pur di rubare il loro. Giovanni era sicuro che le più vicine forme di vita extraterrestre abitassero chissà da quanti millenni una delle cinque stelle di Cassiopeia, così lo aiutai a determinare la giusta posizione da cui inviare segnali di luce poiché, da buon esploratore, sapevo calcolare il tempo siderale oltre che quello solare. Recintammo un piccolo perimetro disegnando due triangoli equilateri sovrapposti in modo da creare una stella a cinque punte e, una volta dentro, puntammo la torcia al cielo e inviammo brevi messaggi utilizzando il Morse: Punto punto punto. Linea linea linea. Punto punto punto. SOS.

 

01_cassiopeia

 

I campi di applicazione sono innumerevoli ma ti chiedo di concentrare la tua attenzione di art director su questa serie di idee concrete, pratiche, realizzabili. Considera che sia possibile inviare un pacchetto di informazioni a una velocità superiore a quella della luce. Immagina un destinatario x in movimento e un emittente che faccia partire il messaggio. Adesso, al di là del tempo che ci vorrà per realizzarlo noi sappiamo – e non teoricamente beninteso, ma praticamente – che se oggi sparassimo un’informazione alla velocità dei neutrini del Cern questa arriverebbe a destinazione un attimo prima di averla inviata. Ecco, fai il salto, pensa di poter inviare fuori, in orbita, questo pacchetto di informazioni e di farlo tornare indietro. Sì, il pacchetto – dannazione – ma è una cosa che fa uscire di testa solo me? Infatti. Pensa a tutto quello che ci avevano raccontato sugli universi paralleli, i buchi neri e compagnia bella. Il viaggio nel tempo potrebbe entrare concretamente nelle nostre vite – come? Attraverso la spinta di un pulsante che si illumina un attimo prima di toccarlo, ad esempio. Non sembra incredibile? No, ovviamente non si accenderebbe. Stavi per chiedermelo, eh? Ne ero sicuro.

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Una tastiera. Una tastiera musicale. Apparentemente simile a un pianoforte meccanico. Se appoggi le mani è in grado di suonare prima che il dito abbia toccato il tasto. È una sorta di sintetizzatore al contrario. Secondo me la Schulze Pollmannpotrebbe essere interessata ma prima farei un tentativo conla Korg se sei d’accordo.Ci vorrebbe una band di punta che la utilizzasse nei pezzi dal vivo così, tanto per farla vedere. Io pensavo ai Gorillaz o ai Chemical Brothers ma poi decidi te, sei tu l’esperto di marketing. Altrimenti se volessimo dare un gusto vintage, di tecnologia un po’ retrò a tutta l’operazione magari i Kraftwerk. Che tu sappia, suonano ancora i Kraftwerk?

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Ho dei progetti anche per un paio di armi laser con un grilletto sensibile molto particolare, ma non le invieremo a nessuno che non voglio mica finire nel deserto a far esplodere ordigni nucleari no, grazie, proprio no.

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Visto che il mezzo e il messaggio coincidevano e, visto che la luce impiega esattamente 1,28 secondi a percorrere la distanza dalla Terra alla Luna, Giovanni calcolò che prima della fine del campeggio avremmo ricevuto il responso. Dovevamo solo centrare uno dei cinque maggiori pianeti della costellazione a forma di emme rovesciata e la risposta sarebbe stata quasi immediata. Se non addirittura in anticipo in quanto – non era affatto da escludersi – gli extraterrestri avrebbero potuto avere a loro disposizione una tecnologia a base di tachioni in grado di inviare messaggi più velocemente della velocità della luce che, in fin dei conti, è di appena 300 mila chilometri al secondo. Giovanni era fissato con l’idea del telefono tachionico, un paradosso sentito chissà dove utilissimo alla nostra impresa ma con un piccolo vizio di forma: qualcuno doveva prima dimostrare l’esistenza delle particelle tachioniche. In ogni modo, in via del tutto teorica solo loro, i tachioni, sarebbero riusciti a far tornare indietro un messaggio poco prima del suo invio con tutte le implicazioni connesse alla metainformazione Spegni Il Telefono Tachionico Non Appena Ricevi Questo Messaggio.

iTac: magari non ti dice niente ma i tachioni sono le particele che viaggiano a una velocità maggiore di quella della luce. Tipo i neutrini anzi, ci scommetto che qualche scienziato fra un paio d’anni dimostrerà che sono la stessa cosa. La tecnologia iTac che ho in mente presuppone un’implementazione dell’usability del touch screen mai vista: l’utente avrà l’illusione che il sistema operativo arrivi ad anticipare il suo pensiero. Qui potresti sbizzarrirti con le campagne, no? Con uno scarto di millesimi di secondi si potranno aprire cartelle solo sfiorando i monitor. Pensa alle applicazioni, ai giochi. Pensa al mercato degli smartphone. Non esisterebbe nessuna tecnologia più veloce. Altro che ricerca vocale… Pensavo – se ce la facciamo – di inviare l’idea – giusto un paio di schede per incuriosire – alla Apple. Io credo che l’iPad 5 potrebbe essere sviluppato su un concetto così.

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A livello di biotecnologia ci sarebbero numerose applicazioni utili, a partire da una nuova generazione di pacemaker in grado di attivarsi prima dell’infarto o dei nanoricettori in grado di inviare informazioni allo scatenarsi di particolari patologie così da inibirne la pericolosità esattamente un attimo prima che possano diventare letali per l’organismo. Qui dovresti lavorare molto di slogan perché graficamente credo sia difficile rendere l’idea. Una volta finita, questa vorrei inviarla a Google. Secondo me potrebbe essergli utile per implementare il software sulla salute. Non mi faccio illusioni, qui ci vorranno molti anni, per questo ho già in mente un piano di riserva che ci permetterà comunque di ottenere notevoli entrate da poter reinvestire nel medio periodo. Te la butto lì: bracciali, collane e anelli attira-neutrini, dal design un po’ hi-tech un po’ new age. Sì – lo so – è scorretto ma pensa solo a quanti comprerebbero un braccialetto – apri virgolette – Energetico – chiudi virgolette – in grado di attirare particelle subatomiche. Sì, esatto, però pensiamoci.

Gli scout francesi risero guardandoci puntare la torcia al cielo di mattina ma solo un esploratore stupido avrebbe pensato che la luce potesse percorrere 300 mila chilometri al secondo di notte e non di giorno.

 

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Ti faccio una domanda, ma devi essere sincero: tu non fai fatica a credere a un uomo in calzamaglia che corre alla velocità della luce, giusto? O a un altro che lancia ragnatele saltellando per i grattacieli di Manhattan… Non credi che Schwarzenegger nel giorno del Giudizio volesse veramente proteggere il figlio di Sarah Connor? Sì, so già cosa stai pensando. Che questa si chiama – virgolette – Sospensione dell’incredudilità ma – pensaci bene – anche se un giorno si chiamasse Fisica – ed è proprio questo il punto – non cambierebbe molto: in ogni caso sarebbe sempre narrativa, amico mio. Ah, quasi dimenticavo: su freni, airbag e altri dispositivi di sicurezza per automobili vorrei prima depositare l’idea che oggi non è più sicuro nemmeno chiacchierare su Skype. Ci pensi mai a quanto è strano il mondo in cui viviamo?

L’ultima sera del Jamboree tornai in tenda deluso. Avevano avuto ragione i francesi a ridere di noi. Giovanni alzò la torcia al cielo per inviare l’ultimo messaggio ma, prima che partisse il raggio, ci chiamò tutti indicando la flebile luce a intermittenza proveniente dall’alto. Guardammo il cielo immenso e luminoso, così basso che per un momento credemmo di abitare una terra perfettamente piatta da cui sarebbe stato possibile toccare le stelle se solo fossimo saliti su uno di quegli ulivi sulla collina. Non potevamo crederci: la luce puntava al centro del pentacolo. Il messaggio di risposta era arrivato prima dell’SOS. La tecnologia avanzata in grado di far viaggiare la materia più veloce della luce. Giovanni ne era certo: Loro Avevano I Tachioni. Era un momento solenne così decisi di correre verso la tenda per prendere lo stendardo delle Aquile, ma non c’era più.

Punto punto. Linea punto punto. Punto punto. Linea linea linea. Linea. Punto punto punto.

Dannati francesi.

 

di Diego Altobelli 2011 [www.revolutionine.com]

 

 

 

 

Sebbene gli eventi narrati non siano assolutamente frutto di fantasia e tutte le persone, gli alberi, le stelle e le idee corrispondano esattamente alla realtà spazio-temporale che abitiamo quotidianamente, l’autore intende segnalare che le immagini – utilizzate per puro scopo esplicativo – provengono invece dal web e, nello specifico:

mentre invece

  • lo schema del linguaggio di segnalazione più utilizzato dagli scout di tutto il mondo è sempre quello, nei secoli dei secoli (www.fracassi.net/codiceQ.htm).

 

 

Questo raccontino è rilasciato sotto licenzaCreative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.5 Italy (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it)

 

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