Come forse saprete c’è una certa preoccupazione tra insegnanti, studenti e famiglie per il fatto che quest’anno la seconda prova scritta per la maturità dello scientifico potrebbe essere di fisica, invece che di matematica. La Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica dell’Unione Matematica Italiana (CIIM) ha preso posizione con un documento che potete trovare qui e che abbiamo ripubblicato sul nostro sito. Con questa nuova sezione del sito dedicata all’Esame di Stato, intendiamo aprire un dibattito su questa questione, ascoltando diversi pareri autorevoli, sperando di trovare ascolto da parte del MIUR. Sottolineiamo il fatto che i vari pareri non sono coordinati, e che anzi vanno visti in modo dialettico, per confrontare le diverse opinioni in campo. Qui riportiamo il terzo intervento, proposto da Pietro Di Martino. Gli interventi precedenti li trovate qui.
Intervento di Pietro Di Martino
Ricercatore di Matematiche Complementari, Università di Pisa
Ricercatore di Matematiche Complementari, Università di Pisa
A seguito del “Regolamento recante norme per lo svolgimento della seconda prova scritta degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado”, definito attraverso decreto n.10 del 29 gennaio 2015 (e pubblicato in G.U. del 24-02-2015), è nato un profondo dibattito all’interno della comunità educativa e scientifica sulla alternanza in seconda prova dei licei scientifici (e licei scientifici a sezione sportiva) tra matematica e fisica. Il dibattito è legato ad aspetti di fondo su cosa debba accertare la seconda prova, ma deve tenere anche conto delle profonde e generalizzate preoccupazioni del corpo docente, rispetto a quello che per molti appare un salto nel buio. Preoccupazioni aumentate a seguito delle simulazioni di prova di fisica proposte dal MIUR. A mio avviso due sono gli aspetti fondamentali su cui riflettere:
1) È giusto che ci sia un’alternanza tra matematica e fisica nella seconda prova dei Licei Scientifici?
La risposta a questa domanda è da una parte stimolante e interessante – non a caso molti hanno detto la loro su questo, con opinioni anche piuttosto diverse – dall’altra a mio avviso è anche la meno in discussione: sembra evidente che dal punto di vista politico si sia preso questa decisione di fondo, per cui gli aspetti più rilevanti diventano quelli relativi al “come realizzare al meglio” questa scelta.
Detto questo, mi preme sottolineare come quelli che appaiono i due motivi principali per sostenere la scelta di fondo di introdurre l’alternanza o per avversarla – rispettivamente l’importanza di vagliare anche le competenze fisiche in uscita dal liceo scientifico, e il fatto che le competenze matematiche non possano essere escluse da una valutazione al termine di un percorso scientifico – sono non solo validi entrambi, ma secondo me non in contraddizione tra loro.
La soluzione più appropriata sarebbe a mio avviso non l’alternanza, ma una prova mista di matematica e fisica. Impossibile? No, se ci fosse la volontà di farla. Ho almeno un esempio che dimostra che si può fare: giugno 1993 il mio esame di maturità al liceo scientifico sperimentale, una bella prova scritta con due quesiti di matematica e uno di fisica.
2) Se si procede con l’alternanza, come deve essere fatta la prova di fisica?
Su questo probabilmente gli insegnanti e i colleghi fisici hanno da dire molto di più di me. Mi limito a due considerazioni. La prima è che, in caso di assenza di prova di matematica (e quindi di alternanza), sembra fondamentale che la prova di fisica coinvolga e testi anche aspetti significativi del percorso matematico dello studente (che vadano al di là del calcolo di qualche formula inversa).
La seconda è che, una seconda prova, dovrebbe essere costruita per permettere di valutare i diversi livelli di competenza degli studenti in uscita. Quello che appare evidente, anche e soprattutto dai commenti diretti provenienti dal mondo della scuola, è che le simulazioni proposte fin qui dal MIUR non soddisfano nessuna delle due condizioni sopra. E non si tratta solo di aver posto l’asticella evidentemente troppo in alto.
La mia impressione è che le simulazioni abbiano mostrato chiaramente che non si è pronti a questo passo: forse non è pronta la scuola, ma non è pronto nemmeno il Ministero nel costruire e proporre quesiti adeguati.
La significatività dell’Esame di Stato, per la Scuola, per lo studente e per tutto il sistema, rafforza la convinzione che sia il caso di prendersi più tempo per proporre questa novità. Questo prendersi più tempo non significa per il MIUR abbandonare la scelta di testare le conoscenze fisiche all’uscita dal Liceo Scientifico in seconda prova, ma riflettere sulla possibilità e validità di soluzioni alternative (prova mista di fisica e matematica), o comunque avere lo spazio per sviluppare un percorso di studio e confronto con le comunità scientifiche e soprattutto con gli insegnanti per la definizione di prove che siano condivise e adeguate allo scopo prefissato.
Il rischio di voler fare le cose di fretta, dopo aver accertato con le simulazioni che non si è pronti, non è solo quello di farle male, ma di farle in modo ipocrita: ovvero proporre prove inaccessibili alla maggioranza dei ragazzi che poi saranno valutate, per usare un eufemismo, con benevolenza. A mio avviso non c’è niente di peggio in contesto educativo, e non c’è occasione peggiore per una ipocrisia di questo genere che l’Esame di Stato al termine del ciclo di studi secondari.
Spero che al Ministero si rifletta su questo e si decida di sviluppare una decisione così importante, coinvolgendo maggiormente le parti in causa (docenti e società scientifiche) nella sua definizione, ma soprattutto prendendosi il tempo necessario per svilupparla bene.
La questione, a mio parere, da insegnante sul campo da 30 anni è la solita. Cioè gli esperti mancano di esperienza. I fantomatici esperti ministeriali, che nessuno conosce e che forse non esistono, non hanno idea di cosa sia la scuola reale, di quante informazioni si scambiano, di quanti giorni di scuola effettivi si fanno, di quale estreme condizioni ambientali ci sono. Non si rendono conto di fatti del resto banali, e cioè che il liceo delle grandi città frequentato dai figli dei professionisti non è per nulla comparabile a quello della provincia frequentato da giovani altrettanto intelligenti ma molto meno motivati e seguiti dalle famiglie. Fanno finta di non sapere che parecchi docenti non hanno le competenze richieste poi ai loro discenti. E non le hanno perché gli stessi organi ministeriali consentono che laureati in materie spesso del tutto lontane dalla matematica e dalla fisica possano insegnare tali materie.
Sono sostanzialmente d’accordo con l’autore. La mia visione è che la prova scritta dovrebbe essere un misto di prova di fisica e di matematica (e concordo sul fatto che si può fare), ma LIMITATATMENTE a pochi argomenti selezionatissimi di fisica da considerare obbligatori. Non c’è alcun bisogno che gli studenti sappiano TUTTA la fisica: c’è bisogno invece che imparino il metodo. Per questo lascerei agli insegnanti la libertà di scegliere quali argomenti di fisica approfondire e quali trascurare, aggiungendo una prova di fisica a cura della commissione, come nel caso della c.d. terza prova, cercando di privilegiare gli aspetti di fisica moderna.