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Capita di prendere decisioni senza guardare troppo in là nel futuro; ci accontentiamo della soddisfazione immediata. È il bias del presente. Ce ne parla Marco Menale.

Quelli di fine novembre sono i giorni del Black Friday. Partito dagli Studi Uniti, oramai riguarda miliardi di persone, senza limiti d’età. È una corsa all’occasione, al miglior prezzo, all’ultimo sconto. E, poi, con gli algoritmi oggi a diposizioni, basta poco a tracciare gusti e consumi di una persona, così da stuzzicarla con l’articolo giusto. E si cede a uno o più acquisti. Ci guida, più o meno, questo pensiero al momento dell’acquisto “vabbè, meglio cogliere l’occasione; chissà se mi ricapita in futuro”. Questo atteggiamento è l’esempio di un particolare bias: il bias del presente.

Il bias del presente è la tendenza delle persone a ottenere un’immediata ricompensa, piuttosto che aspettarne una, eventualmente più grande, nel futuro. È come dire “sì, meglio l’uovo oggi che la gallina”. La storia di questo bias è lunga quanto l’umanità. Tuttavia, negli ultimi decenni sono stati fatti studi in diversi ambiti che ne hanno registrato la sua presenza e il suo impatto. In particolare, in ciò che riguarda i comportamenti e le conseguenti scelte delle persone.

Uno dei primi studi quantitativi sul bias del presente risale al 1998. Lo troviamo nell’articolo “Predicting Hunger: The Effects of Appetite and Delay on Choice”, di Daniel Read e Barbara van Leeuwen.

I due ricercatori misurano statisticamente le scelte delle persone rispetto al cibo. Chiedono a un campione di \(200\) persone di scegliere tra due piatti, uno sano e l’altro no, da consumare dopo una settimana. Trascorsa la settimana, le \(200\) persone sono richiamate di nuovo a scegliere tra i due patti, con la possibilità di cambiare la prima scelta. Per questa seconda fase, i ricercatori hanno convocato i partecipanti in particolari orari rispetto alle loro abitudini, come ad esempio quelli in cui potevano essere più affamati. Dall’analisi statistica dei dati ottenuti emerge che la maggior parte dei partecipanti che aveva scelto un cibo salutare al primo appuntamento ha poi cambiato idea. Sebbene coscienti degli effetti di un cibo poco salutare, la maggior parte ha preferito la ricompensa del momento. Ecco il bias del presente.

Possiamo pensare a questo bias anche rispetto al fumare. Infatti, le persone che fumano sono in gran parte coscienti dei danni che il fumo può arrecare nel tempo. Eppure, proprio come nell’esperimento di Read e van Leeuwen, la soddisfazione del momento ha la meglio rispetto a un guadagno futuro. Per dirla matematicamente, data la nostra scelta \(A\), la sua probabilità assoluta è minore rispetto a quella condizionata dalla soddisfazione immediata.

Il bias del presente lo ritroviamo anche nei modelli economici, dove è collegato a fenomeni come l’hyperbolic discounting. In questo contesto, i modelli mostrano come l’utilità delle scelte delle persone sia influenzata dal bias del presente. Infatti, le persone si mostrano più pazienti per le scelte più lontane del tempo, mentre impazienti per quelle che riguardano costi o benefici immediati. Un po’ come la soddisfazione dei tanti pacchi arrivati dopo il Black Friday.

Marco Menale

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