È stato pubblicato da Carbonio Editore il libro di Masha Gessen “PERFECT RIGOR, storia di un genio e della più grande conquista matematica del secolo” in cui si racconta la vita di Grigorij Perel’man. Nicola Ciccoli lo commenta per MaddMaths!.
La storia di Perel’man e della congettura di Poincaré sembre essere stata partorita da uno sceneggiatore di Hollywood. Un problema matematico insoluto per quasi un secolo e capace di portare pericolosamente vicini alla follia più di uno dei pur bravissimi scienziati che hanno dedicato le loro energie a risolverlo. Un ricercatore isolato, eccentrico, bravissimo che, raggiunto questo Sacro Graal, rifugge da tutti gli onori che ne conseguono, arrivando a rifiutare il più prestigioso premio a cui un matematico possa ambire, la medaglia Fields, e un premio speciale da un milione di dollari. Poi la scomparsa nel nulla, il ritiro dalla ricerca, poco più che quarantenne e senza annunci, un progressivo sparire e limitare ogni contatto con il mondo. Proprio perché la storia sembra perfetta così, sembra tanto narrativamente centrata da apparire costruita a tavolino, chi ha tentato di scriverne non sempre è riuscito a trarne libri all’altezza.
Masha Gessen, giornalista freelance russa, da anni trasferita negli USA ma con una giovanile formazione matematica, decide, nonostante tutto, di scrivere la biografia di Grigorij Perel’man. Scelta apparentemente bizzarra se si considera che il biografato è in vita e non vuole che si parli di lui: la Gessen, infatti, non riuscirà mai a incontrarlo. I nomi di Pynchon e Salinger, i loro fantasmi, vengono immediatamente alla mente, per confronto.
Da questa scelta difficile nasce un libro, va detto subito, molto bello e ben riuscito. Intervistando amici e colleghi, ma anche basandosi sulla conoscenza personale degli anni della caduta del’URSS, l’autrice nella prima parte ci trascina attraverso gli anni di crescita e formazione di Perel’man, in un mondo che appare lontanissimo da quello di oggi. Paradossalmente il giovane Grigorij nei primi capitoli è una figura quasi marginale di un mondo apparentemente cristallizzato e che non sa di essere sulla soglia di una completa rivoluzione. È la società matematica di Leningrado, oggi San Pietroburgo, a uscirne vivace e interessante. Kolmogorov che cresce una generazione di allievi nella convinzione che cultura umanistica e forma fisica siano due alleati fondamentali per ogni scienziato. L’insegnante Ruksin che, in un sistema che valorizza l’uniformità, riesce a mettere in piedi una scuola di eccellenza capace di sfornare medagliati alle Olimpiadi della Matematica in quantità industriale. Zalgaller in grado mantenere onestà e rigore intellettuale in un sistema che premia sopra ogni cosa l’ipocrisia. E poi i tanti ragazzi di talento che assieme a Perel’man condividono una passione integrale per la matematica (e più ancora per la risoluzione dei problemi) che mette ogni altro aspetto della vita in secondo piano. Un mondo chiuso, isolato, sottoposto a regole arbitrarie (su tutte l’antisemitismo a “quote”) ora scomparso definitivamente, e che l’autrice ci racconta riuscendo a renderlo in maniera vivida e affascinante.
Poi arrivano gli anni della caduta del muro, del contatto con il mondo occidentale e, in piena coincidenza, dei primi successi matematici di Perel’man che, con disarmante fiducia nei suoi mezzi, senza mai farsi trovare spiazzato o intimidito, inizia a raccogliere successi consistenti. Dopo la dimostrazione della “soul conjecture” in sole quattro pagine di altissima perizia tecnica, a tutti è chiaro che siamo in presenza di un matematico dalla qualità assolutamente eccezionali. Una stella emergente che, però, rifiuta da subito di lasciarsi incanalare nella successione disciplinata di eventi di una progressione di carriera. Rifiuta offerte importanti dalle Università americane e israeliane, rifiuta il premio della European Mathematical Society, ma rifiuta anche di adattarsi a un mondo in cui le sue regole manichee si scontrano costantemente con una realtà non certo ideale.
Gessen non dedica tantissimo spazio alla descrizione della congettura di Poincaré e delle tecniche usate da Pere’lman per affrontarla. Non è la matematica a interessarla principalmente, ma il rapporto tra i matematici; in particolare quello tra la comunità dei matematici e Perel’man, straordinario outsider in tutti i sensi. È ora il mondo della competizione nelle migliori università del mondo: Princeton, MIT, Stony Brook con Anderson, Hamilton, Tian, Yau a fornire lo specchio attraverso il quale cercare il riflesso dell’elusivo Grigorij. Mondo completamente diverso dalla Leningrado degli anni ’80 o dalla desolata San Pietroburgo di fine millennio. Anche questa parte, comprese le delicatissime questioni sul conflitto di attribuzioni che inquinarono il dibattito attorno alla dimostrazione di Perel’man, sono affrontate dalla Gessen con rigore e grande capacità di racconto. Nessuna concessione al pettegolezzo, ma una galleria di matematici al lavoro con il loro corredo di emozioni, aspirazioni, ambizioni e interessi.
Dispiace solo che in un libro così interessante alcune pagine siano dedicate al rapporto tra matematica e autismo, indugiando in qualche misura nello stereotipo che lega genio e malattia mentale, nel caso specifico genio matematico e sindrome di Asperger. Questa è l’unica parte che ho trovato più debole del resto. Però nello spiegare i motivi dei due clamorosi rifiuti di Perel’man. Quello della medaglia Fields e quello del premio Clay da un milione di dollari, la Gessen trova la giusta misura. Conscia che davanti a scelte così estreme, così come nel commentare un suicidio, non può esistere la risposta unica che tutto spiega, Gessen si limita a descrivere la catena di eventi e le reazioni e informazioni dei protagonisti che con Perel’man, in quel periodo hanno avuto o anche hanno solo provato ad avere, un contatto.
In conclusione un libro che con grandissima precisione, onestà intellettuale, e senza concessioni alla spettacolarizzazione estrema riesce a raccontare i protagonisti di una vicenda umana e scientifica quasi unica nella storia. Tutto questo mantenendo costante leggibilità e passione. A mio giudizio una riuscitissima biografia in absentia che diventa la splendida occasione di narrare il mondo della ricerca matematica contemporanea.
Un piccolo appunto sulla traduzione, generalmente molto accurata. Peccato si utilizzi la scelta stridente di parlare di “geometristi” e “topologisti” invece che di geometri e topologi. Termini, i primi, che nessuno userebbe in un Dipartimento di Matematica.
Nicola Ciccoli
Perfect rigor. Storia di un genio e della più grande conquista matematica del secolo
Masha Gessen
Traduttore: Olimpia Ellero
Editore: Carbonio Editore
Collana: Cielo stellato
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 30 agosto 2018
Pagine: 250 p., Brossura
EAN: 9788899970185
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quando l’ho letto ho notato anch’io il “geometristi”. Poi mi sono chiesto “ma chi matematico non è, cosa capirebbe a leggere “geometri”? Bisogna insomma anche pensare al lettore tipo.
Lo so .mau., la ratio dell’errore è assolutamente chiara. Però non si può usare una parola che nessuno in Italia usa. Così non capisce nessuno. Si può usare una perifrasi complessa (“esperti di geometria”?). Oppure si può spiegare che i matematici che si occupano di geometria in Italiano si chiamano geometri, proprio come quegli altri signori con il diploma. Quanto a topologisti, poi…