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È uscito il “L’equazione del cuore” di Maurizio De Giovanni, pubblicato dalla casa editrice Mondadori. Lo ha letto per noi Nicola Ciccoli.

L’equazione del cuore di Maurizio De Giovanni non è un libro di divulgazione matematica, né un libro sulla matematica. Ma il protagonista dell’ultimo libro dello scrittore napoletano è un professore di matematica in pensione e, come sempre succede in questi casi, la cosa stimola la curiosità di chi si interroga sul modo in cui i matematici vengono visti dal mondo più ampio della cultura, su quale ruolo si assegna loro nei libri, nei film, nelle sceneggiature. Almeno, leggendo la quarta di copertina, ho avuto conferma che per una volta non stiamo parlando di un genio, ma di un matematico normale, di un professore in pensione e questo mi ha spinto nel superare una qual certa resistenza nell’affrontare questo libro.

Resistenza, sì, perché d’altra parte i miei peggiori timori sono stati confermati dall’esergo, sì, l’equazione del cuore a cui fa riferimento il titolo è proprio quella famigerata equazione di Dirac che ha mischiato sui social un operatore differenziale a frasi da baci perugina, convincendo molti che veramente il meccanismo dell’entanglement quantistico costituisca una efficace metafora per il modo in cui i legami d’amore reagiscono alle distanze. Cosa che, disclaimer non richiesto, non ho mai potuto sopportare vuoi perché l’equazione di Dirac ha solo latamente a che fare con l’entanglement, e vuoi perché in genere questa metafora sempre partecipare di quel mare di non richieste analogie che nelle parole di divulgatori pasticcioni tramutano la Meccanica Quantistica in un cappello onnicomprensivo sotto il quale ogni riflessione New-Age cerca di ammantarsi di circonfusa verità scientifica. Ma lasciamo perdere l’equazione del cuore.

Lui, il professor Massimo, il protagonista, vedovo e pensionato tranquillo in un’isola del Sud Italia, dedito alla pesca e ai calcoli mentali (ci torno, ci torno), vede la sua vita sconvolta da un evento drammatico (no spoiler) che lo obbliga a trasferirsi in una cittadina del Nord, a prendere decisioni che non immaginava gli appartenessero e a dover svolgere una sorta di indagine non autorizzata per capire le ragioni degli eventi che hanno portato al dramma. Lo dovrà fare (spoiler) restando a fianco del nipotino in coma, nipotino al quale, in brevi capitoli riflessivi, dovendo parlare per stimolarne le reazioni cerebrali, finirà per parlare di matematica. E come non incuriosirsi per un libro che prova a usare la matematica come filo rosso di sottofondo?

Ma torniamo a Massimo. È un professore credibile, è un matematico credibile, che effetto fa? Intendiamoci, sappiamo bene che non esiste UN matematico e che i matematici non sono poi tanto meno vari tra loro delle tante persone che popolano il pianeta. Ma devo dire che a me questo matematico che conta, elenca, calcola non è che proprio abbia convinto: “Un matematico guarda le cose senza pregiudizi, e conta. Solo questo: conta”. Ma, insomma, a dire il vero… E poi questo matematico pensionato non sa rapportarsi alle emozioni, non le capisce e teme di non provarle. Ha bisogno di razionalizzare tutto. È ordinato, schematico, un po’ ossessivo. Siamo un po’ più dalle parti dello stereotipo dell’autismo ad alto funzionamento, per capirci. E per carità, l’autore mai lascia pensare che i matematici siano tutti così, però, per me, questo protagonista non riesce a convincere del tutto. E paradossalmente, l’aspetto, per me, più interessante di questo personaggio viene lasciato a metà: Massimo ha abbandonato la ricerca per sposare la moglie che aspettava un bambino ed è andato a insegnare a scuola. Senza rimpianti, visto che amava la moglie. Tutto qua? È questa tutta la traccia che una scelta così netta ha lasciato in lui? Un “senza rimpianti“? Eppure ci si dice che una volta in pensione, morta la moglie, ha ripreso a far calcoli. Dunque quel fuoco di sapere non si è mai spento del tutto. Il Professor De Gaudio ancora quella voglia di capire l’alimenta. Di qualche tormento interiore, di qualche rimpianto, sì, mi sarebbe piaciuto leggere. Fa eccezione il racconto dell’incontro con l’ex studente, un divertente siparietto non funzionale alla storia. che del Prof. De Gaudio coglie un sarcasmo un po’ cinico ma credibilissimo e che mi ha divertito molto.

Gli inserti matematici, pur con qualche ingenuità e pur concentrandosi su quelle parti della matematica divulgata più accessibili ad un grande pubblico, invece reggono la scena, per quel che mi riguarda. Intendiamoci, non aspettatevi grandi pezzi di divulgazione, casomai qualche accenno alle relazioni, alle irregolarità, ai sistemi complessi. Tutto molto semplice, sì, ma proprio come un nonno che parla al nipote, dopo tutto. E che la matematica riesca finalmente a uscire dalle nostre pagine, dai “Carnevali”, dai seminari in presenza e online per atterrare sulle pagine di un romanzo, tutto questo mi sembra molto positivo, a pensarci bene, e gioisco del fatto che la lunga marcia verso una situazione in cui citare un pezzo di sapere matematico posteriore a Euclide sia la norma e non l’eccezione, seppur lentamente prosegue.

Per ciò che riguarda il romanzo tout-court, non sono certo un critico letterario e non mi spingerei troppo lontano. Il libro è scritto con grande mestiere e facilità; è probabile che non resti tra i classici ma l’effetto di page-turning è certamente assicurato, in questo che non è proprio un giallo, ma ne ha alcune delle caratteristiche. Forse avrei apprezzato personaggi più complessi e una storia meno lineare nel suo ritmo. Ma io sono un lettore complesso e un matematico reale. Pun intented.

L’equazione del cuore
Autore: Maurizio De Giovanni
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2022
Disponibile da: Febbraio 2022
242 pagine
ISBN: 9788804737315

 

 

 

 

 

 

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