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Tornano le letture matematiche. Ecco “L’universo letterario del probabile” di Francesca Romana Capone, consigliato da Alice Raffaele.

Qual è la probabilità che Edgar Allan Poe conoscesse le principali nozioni della stessa teoria della probabilità? Come il concetto del caos deterministico potrebbe avere condizionato il pensiero di Paul Valéry o di Carlo Emilio Gadda? Quale effetto potrebbe avere avuto il passaggio dalla meccanica classica a quella quantistica sulla scrittura di Robert Musil o Daniele Del Giudice?

Dopo l’invito alla meraviglia di Ian McEwan, ecco finalmente un altro saggio per approfondire il rapporto tra letteratura e scienza, in particolare quella branca della matematica che si occupa di studiare i problemi di definizione e misurazione dell’incertezza. A scrivere “L’universo letterario del probabile”, edito da Bollati Boringhieri, è la scrittrice Francesca Romana Capone, cultrice della materia in Letterature comparate presso l’Università di Torino, dove ha conseguito anche un dottorato di ricerca in culture classiche e moderne, in seguito a una laurea in storia dell’arte e un master in comunicazione della scienza.

 

Da un quadro deterministico…

Letteratura e probabilità propongono entrambe modelli per indagare la realtà, per “formalizzare un insieme di esperienze comuni” affondando in un “patrimonio di conoscenze collettive”. Qualcosa che proprio in probabilità potremmo chiamare universo: tutti i possibili eventi. Ma, definendo qualcosa come realizzabile, ecco che si va a escludere qualcos’altro: a ciò che non può avvenire si associa una probabilità pari a zero. Così è stata stuzzicata la fantasia di quegli autori che si sono sempre mossi in un “quadro deterministico”, come Arthur Conan Doyle guidato dal principio di deduzione “nello spazio che si apre tra impossibilità e improbabilità”.

Ciò che è sensatamente prevedibile potrebbe avere delle cause ben delineate, seguire un ordine. Nella probabilità il concetto di ordine è fondamentale, e così nel linguaggio e nella letteratura, non solo per distinguere casualità da causalità. Paul Valéry affermava che “è la capacità di immaginare un ordine possibile che ci rende umani poiché ci consente di orientarci nella realtà. Il calcolo delle probabilità […] è allora il capolavoro dell’intelletto umano.” Se la nostra vita è una probabilità, scrive Francesca Romana Capone, qual è la probabilità del mondo esterno?

 

a un mondo dominato dal caos

La probabilità affascina i letterati, li invita a sfruttarla per farsi “strada nei meandri di un mondo dominato dal caos”. Uno scrittore è un “testimone privilegiato degli sviluppi della scienza […] e un veicolo del senso comune come voce pubblica di un pensiero più ampiamente condiviso”. Questa strada però ha anche un altro verso di percorrenza, e così Francesca Romana Capone parla di Bruno de Finetti, statistico che cerca “nel testo narrativo o teatrale le immagini utili a illustrare le proprie idee”, per esempio nelle opere di Luigi Pirandello. Persone di lettere e di scienza che cercano un punto di incontro, un’unione.

Quando, nel Novecento, si affermano la relatività einsteiniana e il principio di indeterminazione, ecco che autori come Robert Musil o Hermann Broch non si fanno trovare impreparati. Il protagonista de “L’uomo senza qualità” di Musil, matematico così come il personaggio de “L’incognita” di Broch (già recensito qui su MaddMaths! da Nicola Ciccoli), incarna “l’apertura al potenziale, la ricchezza di un’esistenza persa nelle infinite possibilità che si dischiudono in un mondo essenzialmente indeterministico”, dove si è persa la consequenzialità logica.

L’universo letterario del probabile” ripercorre poi i decenni più recenti, evidenziando però solo quanto scritto da Daniele Del Giudice e Ian McEwan, affrontando le difficoltà nell’uso e nella comprensione della teoria della probabilità, come nel celebre problema di Monty Hall.

 

I rischi di una divulgazione consapevole e bilaterale

Secondo Francesca Romana Capone, nonostante la “intrinseca difficoltà di rappresentazione letteraria” del mondo indeterministico, la letteratura “ha la possibilità di mettere in scena i nodi filosofici e gnoseologici del dibattito scientifico […], di appropriarsi di idee, concetti o anche semplici parole, ma quando si confronta con le complesse caratteristiche del modello scientifico, ha la necessità di assumere un atteggiamento consapevole, pena l’inconsistenza dell’operazione di intersezione”.

I rischi che si corrono in questa divulgazione consapevole, sottolinea Francesca Romana Capone, sono da entrambe le parti. Da un lato, la letteratura deve stare attenta a non “limitarsi agli aspetti più spettacolari ed esotici dei risultati scientifici, tenendo lontano il grande pubblico e, anche, gli umanisti da una riflessione più profonda sulle problematiche sollevate dalle teorie, dalle scoperte, dalle nuove tecnologie”. Dall’altro, “i lettori non hanno più accesso alla conoscenza scientifica di prima mano e possono solo cogliere ciò che delle idee trapassa nel vivere quotidiano”, perciò la scienza non deve perdere il contatto con il mondo o porsi come evento indipendente.

 

Copertina de “L'universo letterario del probabile” di Francesca Romana Capone

L’universo letterario del probabile
Francesca Romana Capone
Editore: Bollati Boringhieri
Anno edizione: 2022
Pagine: 176 p.

 

 

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