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Continuiamo con la serie delle Letture Matematiche, presentandovi una raccolta di racconti “al servizio della matematica”, dove i concetti studiati a scuola diventano protagonisti di interessanti metafore, anzi… di vere e proprie matetafore! Recensione a cura di Alice Raffaele.

Noi che viviamo e lavoriamo di matematica siamo sicuramente un po’ di parte, però per noi la matematica è dappertutto. Non è assolutamente solo composta da espressioni astratte da risolvere, e non è solo una questione di conti. Con i suoi teoremi e le sue formule, permea il nostro mondo concreto e riempie le nostre azioni quotidiane. Spesso gli argomenti della matematica possono anche essere discussi da un punto di vista letterario o filosofico (pensate, per esempio, all’infinito). Addirittura, questi argomenti possono anche essere “umanizzati”.

Fabio Maiorino e Michele Marenco

I due autori del libro, Fabio Maiorino e Michele Marenco (fonte: Officine fEASYca)

È questo lo scopo che si sono prefissi Fabio Maiorino e Michele Marenco, entrambi laureati in fisica e con un master in comunicazione, il primo comunicatore e divulgatore scientifico, il secondo invece docente di matematica e fisica in una scuola secondaria di secondo grado a Genova. Insieme hanno scritto “Le matetafore. Dodici racconti al servizio della matematica” (pubblicato da Augh! Edizioni), una raccolta di dodici racconti ispirati ognuno a un diverso concetto affrontato durante le ore di matematica alle scuole secondarie di secondo grado. Il loro obiettivo non è quello di insegnare a padroneggiare i concetti e risolvere gli esercizi, quanto più di mostrare le potenziali connessioni tra la matematica e la nostra umanità. Per approfondire la loro missione, potete leggere una loro intervista su Math is in the Air. Qui invece ci concentriamo sulle storie contenute nel libro.

Le matetafore” cominciano con “Capitolo 0”, un racconto in cui il Piccolo Principe, durante un suo nuovo viaggio, incontra lo Zero, un’entità che descrive le sue proprietà incoraggiando l’esploratore a capire il suo stesso valore:

Gli uomini pensano che io non valga nulla. E io mi vendico così: quelli che si avvicinano a me con un per in mano, pensando di moltiplicarsi e diventare più forti e potenti, li annullo! […] Se, invece, ti avvicini a me avendo capito il tuo valore, allora, non sentirai più il bisogno di aggiungere o togliere nulla da te stesso. Allora, quando tu mi aggiungerai a, o mi sottrarrai da te, io non ti cambierà di una virgola. Perché avrai capito che stai bene così come sei.” – Pag. 13-14.

Ogni racconto de “Le matetafore” è indipendente dagli altri, sia come contenuto sia come stile. Infatti il libro, oltre a qualche brano di fantasia, contiene per lo più storie realistiche, ispirate a situazioni di tutti i giorni. Vi sono tradizionali scritti in prima o terza persona, ma anche dialoghi e sceneggiature, esercizi di stile e scambi di messaggi su WhatsApp, come nel racconto “Più di ieri, meno di domani. O il ciondolo”, in cui ci si diverte leggendo delle scaramucce di una coppia di fidanzati e della difficoltà di comprendere la nozione di ‘asintoto’.

Nudo integrale” presenta un modo di fare la somma di tutto ciò che si è fatto, “di tutti gli alti e bassi, successi e momenti di gioia, dolori, dispiaceri, fatiche, di cinquant’anni di matrimonio” (sperando ovviamente che il risultato alla fine sia positivo!). E ancora: ci sono seni, coseni e ipotenuse protagonisti nella sceneggiatura “Koxenós Re”. Alla fine del racconto “Dentro comandi tu” si fa riferimento alle derivate come strumento per indicare l’andamento delle proprie decisioni, della propria vita. Ne “La verità intorno al maiale”, i limiti sinistro e destro sono sfruttati come indizi che portano a un unico valore nel punto, ossia a un’unica spiegazione possibile date diverse ricostruzioni. “Sono problemi…” parla delle frazioni, citando anche J.K. Rowling.

Alcuni racconti contengono qualche stereotipo e semplificazione, introdotti probabilmente per agevolare i collegamenti con i concetti matematici, come in “Te la spiego così” (dove si paragonano le analogie e le differenze tra equazioni e disequazioni a quelle tra genere maschile e genere femminile) e in “E poi sono Anna” (in cui un professore descrive le primitive di una funzione come le madri generatrici, dicendo che “le primitive sono solo donne”).

Ciò nonostante, “Le matetafore” contiene alcune letture che potrebbero essere assegnate in classe per potersi confrontare, tra docenti e studenti. In particolare, suggerirei “‘A statua”, “N-landia” e “Queneau, assolutamente”.

In “‘A statua” il protagonista è il Teorema di Pitagora e le sue tantissime dimostrazioni (qui ne trovate alcune grafiche). I due autori ne approfittano per riflettere di come alcuni termini, che in matematica hanno un significato ben preciso, possano essere usati con superficialità in altri contesti, come la parola “teorema” in ambito giornalistico o giudiziario: 

Quando i giornalisti, o i politici o gli avvocati usano la parola teorema con questo significato mi si accappona la pelle! In matematica un teorema è un teorema, è tutta un’altra faccenda, molto più seria.” – Pag. 68

Potrebbe perciò essere stimolante dare come compito agli studenti di individuare altre parole del genere, appartenenti al lessico matematico ma sfruttate in altri domini con significati diversi, per poi discuterne in classe.

N-landia” descrive il viaggio del numero 3 nell’insieme dei Naturali, a cui chiaramente appartiene. È proprio il numero 3 stesso che ci guida e ci spiega la rilevanza dell’1 e dello 0. A un certo punto, però, rimane egli stesso esterrefatto di fronte alla scioccante scoperta dell’esistenza dei numeri razionali, per non parlare poi di quelli irrazionali! In maniera molto lineare e coinvolgente, leggendo “N-landia” si ritrova un po’ di quella sorpresa che si era provata da piccoli, quando ci sono stati rivelati altri insiemi di numeri oltre alla sequenza di interi positivi con cui avevamo familiarizzato.

Insiemi di numeri

Relazioni tra gli insiemi dei numeri (fonte: Pillole di matematica)

Anche qui, Maiorino e Marenco ritornano sul tema del proprio valore, offrendo diversi spunti di discussione che vanno oltre la matematica:

La cosa che importa di più a ciascun numero è che chiunque lo incontri riconosca immediatamente il suo valore. Non ci interessa solo che possiamo essere apprezzati per il nostro aspetto esteriore […] ma anche e soprattutto per quanto valiamo. Il nostro valore è la nostra “cifra”!” – Pag. 91

Infine, in “Queneau, assolutamente”, gli autori si ispirano agli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. L’operazione protagonista è quella del valore assoluto, che viene utilizzata per vedere e descrivere, attraverso varie prospettive, scene di vita normale. 

Se |2| si può tradurre con ‘casa’, allora si può essere ugualmente d’accordo con l’idea che la traduzione in italiano – usando questo mio particolarissimo dizionario – di +2 può essere… bella casa! E brutta casa? -2!” – Pag. 75

Dati un insieme di fatti, sciogliendo il modulo si possono trovare in essi dei lati “positivi” oppure dei lati “negativi”: sta solo a noi esercitarci per vedere tutte le possibilità.

Quali altre nozioni di matematica potrebbero essere protagoniste di racconti come quelli ne “Le matetafore”? E usando quali stili di scrittura? Fatecelo sapere nei commenti!

Alla prossima recensione!

matetafore-copertina

Le matetafore. Dodici racconti al servizio della matematica
Fabio Maiorino e Michele Marenco
Editore: Augh!
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 01 gennaio 2021
Pagine: 204 p., ill. , Brossura
EAN: 9788893433303

 

 

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