Il 26 marzo sono 10 anni dalla prima volta che MaddMaths! è stato messo online. I collaboratori e i lettori del sito ci propongono i loro ricordi. È la volta di Nicola Ciccoli.
Il ricordo più forte legato a MaddMaths non riguarda la prima volta che l’ho letto né il primo pezzo che vi ho scritto. Di entrambi non ho memoria. Riguarda la prima volta che ci ho messo dentro un pezzetto di cuore. Era Febbraio, giorni freddi, bui. Ero arrabbiato: molto. Il Consiglio di Dipartimento, dal mio punto di vista, era andato malissimo. Nonostante da mesi stessi facendo tutto quello che era nelle mie possibilità (lettere, e-mail, discussioni animate con i colleghi, appelli) il nuovo regolamento per le biblioteche di Ateneo era stato approvato. Un regolamento adatto a una biblioteca di quartiere che presta romanzi, un regolamento che vedeva come bene supremo il fatto che i libri stessero dentro le biblioteche e non fuori, un regolamento che allontanava studenti e docenti dall’uso della biblioteca. La battaglia era stata deprimente. Alla maggior parte degli studenti e dei miei colleghi della questione interessava poco: “io i libri li scarico sul computer”, “non uso libri, solo appunti”, “tanto i nostri libri sono vecchi e non interessano nessuno”, “che te ne fai dei libri, c’è Internet”, “che ti importa dei regolamenti? Tanto poi non li rispetta nessuno!”. In Consiglio avevo annunciato le mie dimissioni dalla Commissione Biblioteca del Dipartimento, nell’ovvia indifferenza generale, e in cuor mio avevo deciso che non avrei più varcato la soglia della Biblioteca, decisione che non son riuscito a mantenere.
Pioveva, mentre alle sette di sera andavo a prendere la macchina per tornare a casa. Pioveva lungo la strada, per tutto il percorso. Un percorso lungo, che mi lasciava molto tempo per pensare. Ai colleghi, agli studenti, alla nostra amministrazione, certo. Ma soprattutto a me stesso. Quello anomalo ero io. Perché erano così importanti, per me, i libri di matematica? Perché lo erano sempre stati? Quali libri avevano avuto un ruolo importante nella mia vita e perché? Con queste domande in mente mi baloccai per tutto il viaggio e più avanti per tutta la notte. Così, il mattino dopo, poco riposato, per scaricare una tensione mentale che mi impediva la concentrazione, aprii Facebook e scrissi d’impulso una nota in cui raccontavo in poche righe come mai un libro di matematica, nello specifico i Metodi Matematici di Arnol’d, fossero stati per me una lettura non meno importante di quella, ad esempio, di Cèline.
Nei giorni successivi proseguii l’abitudine di postare ogni giorno una breve nota associata a un libro. Cercando, lentamente, di lenire quella che sentivo come una profonda ferita. Credo che già al terzo pezzo Roberto (Natalini) mi avesse scritto chiedendomi se quei pezzi potessero andare su MaddMaths!.
Avevo grossi dubbi. In quei pezzi, anzitutto, stavo mettendo brandelli della mia giovinezza, della mia vita, della mia crescita: troppo personali. C’era poca matematica, c’era tantissima emozione. A chi potevano interessare le emozioni di un matematico di provincia? Però Roberto insisteva, perché?
Allora pensai che era giusto che nessuno fosse interessato a me, ma che forse far sapere che per alcuni matematici la lettura di un libro scientifico potesse suscitare sentimenti paragonabili a quelli della lettura di un romanzo, poteva essere importante. Forse era proprio far sapere che si può andare in vacanza con un testo di geometria simplettica, si può diventare euforici dopo aver sfogliato un testo sulle foliazioni, si può sbuffare indispettiti davanti a un testo di algebra lineare scritto in maniera pedante e poco scorrevole. Era proprio nelle corde, negli intenti del sito raccontare la matematica non come la grande avventura di un genio che squaderna teoremi immortali, ma come la quotidianità di una passione quasi coniugale.
C’erano geometria differenziale mischiata ad amori finiti male, serenità e omologia, rimpianti e analisi funzionale, crescita personale e tecniche di soluzione di PDE. Forse quello che mi faceva arrabbiare del regolamento di ateneo, e anche dell’indifferenza di alcuni colleghi, era proprio il mancato riconoscimento di questo potenziale rapporto viscerale. Intendiamoci, sono stato solo per un breve periodo un feticista dei libri, non sono un collezionista, non aderisco sempre al rimpianto per l’odore della carta. Però non riesco neanche a essere asettico nel mio rapportarmi al testo scritto. I pezzi finirono su MaddMaths! e sono le cose che ho scritto di cui vado più contento.
Commentai dieci libri. Avrebbero potuto essercene altri. Avevo pensato di mettere in piedi un parallelo più stretto tra tipi di libro matematico e narrativo: gli atti di convegno come quelle raccolte di racconti di autori semiesordienti, le opere mondo come la serie di libri di Spivak sulla geometria delle varietà, la somiglianza tra la narrativa letteraria e matematica degli autori giapponesi, la peculiarità di certi libri che nell’uno e l’altro campo sembrano scritti apposta per te, ne vedi i difetti che altri lamentano e li ami proprio per quello. Forse ho avuto paura che diventasse quasi un’opera di autoanalisi; forse, semplicemente, ho elaborato il lutto del mio volontario allontanamento dalla biblioteca durato un paio d’anni; forse avevo proprio detto quel che c’era da dire. Forse temevo che finisse per prevalere l’animo dello scienziato, che mi trovassi a vivisezionare qualcosa di intimo, che avrei finito per uccidere con l’eccesso di curiosità un moto profondo dell’animo.
Ma sono grato a Roberto per avermi chiesto di condividere quei pezzi e per aver lasciato che dietro a quelle pagine piene di simboli volasse qualcosa di me.
Nicola Ciccoli
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