Il linguaggio matematico è troppo difficile, dice l’Accademia della Crusca. Per questo si devono rielaborare i testi per le scuole. Ma siamo sicuri che serva davvero? Articolo di Roberto Natalini apparso su Wired.it il 19 luglio 2012.
Leggo sul Corriere della Sera che gli studiosi dell’ Accademia della Crusca e alcuni matematici del Centro di ateneo di formazione e ricerca educativa (Cafre) dell’ Università di Pisa avrebbero cominciato a lavorare a una revisione dei testi scolastici di matematica delle scuole di primo e secondo grado, per cercare di migliorarne gli aspetti linguistici. E sembrerebbe anche che questo lavoro sia davvero necessario, perché veniamo a sapere che almeno il 90% dei testi sarebbe da riscrivere per renderne più agevole la lettura. Uno dei problemi principali sarebbe che la stessa parola può avere più significati che, nel linguaggio scientifico, possono divergere spesso in modo anche radicale (appunto, la parola radicale ha un significato molto diverso in matematica, in botanica, in politica, in chimica e… in linguistica).
Gli incontri tra studiosi di matematica e di scienze umane sono purtroppo non così frequenti, e sono anche per questo sempre benvenuti, e il problema del linguaggio, e più in generale della comunicazione della matematica – o meglio dell’apprendimento di conoscenze matematiche di base da parte di una larga parte della popolazione – non è solo un fatto culturale, ma costituisce una delle sfide che la nostra società deve cercare di affrontare e vincere. Questo se vuole operare un vero processo di innovazione tecnologica, che passa, obbligatoriamente, per una padronanza dei concettie delle idee della matematica avanzata.
Detto questo, c’è qualcosa che non mi convince in questa iniziativa.
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