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Roberto Natalini intervista Sara Zahedi, assistant professor in analisi numerica presso il Royal Institute of Technology (KTH), in Svezia. Sara Zahedi è uno dei dieci vincitori, e l’unico vincitore femminile, dello European Mathematical Society Prize per il 2016.

(Intervista pubblicata sul numero di ottobre di ICIAM Newsletter DIANOIA, traduzione di Stefano Pisani)

D: Come mai hai deciso di diventare una matematica?

R: Il mio interesse e l’incoraggiamento del mio maestro mi hanno fatto scegliere questa strada.

D: Sei nata a Teheran, ma dal punto di vista matematico sei cresciuta in Svezia. Come hanno influenzato la tua formazione questi due paesi? Sei ancora in contatto con il tuo paese di nascita?

R: Sono venuta in Svezia quando avevo 10 anni e da allora ho studiato qui. Sono dovuta fuggire dall’Iran perché erano state uccise delle persone, sottoposte a esecuzione capitale solo perché avevano opinioni politiche diverse rispetto al regime. Purtroppo, oggi non è cambiato molto, quindi non sono mai tornata indietro.

D: Puoi ricordare alcune persone che sono state importanti per la tua formazione matematica?

R: Prima di tutto, la mia professoressa di liceo in matematica e fisica, Maj Bodin, che mi ha davvero ispirato. Mi ha sempre detto che avrei potuto lavorare come matematica o come fisica. Anche quando ho iniziato l’Università, molti dei miei insegnanti mi hanno incoraggiata, in particolare il professor Boris Shapiro. Il mio advisor di Ph.D., Gunilla Kreiss, mi ha poi introdotta al mondo dei metodi computazionali per problemi di flusso multifase. Più tardi ho incontrato il professor Mats Larson da cui ho imparato molto e che è stato in grado di stimolarmi per ottenere molti risultati. In ultimo, ma non meno importante, sono stato ispirata e ho imparato e apprezzato molto dalle discussioni matematiche con mio marito.

D: Qual è il tuo obiettivo principale in matematica, la direzione predominante nelle tue ricerche?

R: lo sviluppo, l’analisi e l’implementazione di metodi numerici per equazioni alle derivate parziali. In particolare, metodi agli elementi finiti per equazioni alle derivate parziali in domini complessi e in movimento.

D: C’è un tuo risultato scientifico che è veramente significativo per te?

R: Il Cut Finite Element Method (CutFEM) per lo spazio tempo che abbiamo sviluppato per le equazioni differenziali a derivate parziali (PDE) nelle geometrie complesse e in evoluzione. Con il CutFEM, proponiamo PDE risolutive in geometrie complesse e in evoluzione che sono diventate molto più semplici. Credo che questi metodi diventeranno pietre miliari nel futuro software FEM.

D: Sei molto orientata sulle applicazioni. Era questo il tuo principale interesse di ricerca dall’inizio, oppure hai trovato questa “impronta” nel corso del tempo?

R: Ho trovato questa tendenza lungo la strada. Il mio advisor di Ph.D., Gunilla Kreiss, mi ha introdotto al mondo dei problemi di flussi multifasici e le sfide che ho trovato mi hanno motivato molto.

D: Questa estate, durante il Congresso Europeo di Matematica, uno dei dieci premi della European Mathematical Society. Nella motivazione si legge: “Per la sua straordinaria ricerca circa lo sviluppo e l’analisi di algoritmi numerici per equazioni alle derivate parziali, con un focus sulle applicazioni a problemi con geometrie che variano in modo dinamico”. Ci può spiegare meglio i contributi che tu hai apportato e che ti hanno fatto meritare il premio? Quali sono, a tuo parere, le idee originali che hanno impressionato maggiormente il comitato del premio?

R: Bisognerebbe chiedere al comitato per questo! Sono orgogliosa di essere stata in grado di sviluppare metodi computazionali che affrontano in modo efficiente la sfida delle simulazioni al computer di fenomeni con geometrie che cambiano dinamicamente. Questi metodi sono semplici da implementare e di grande importanza nelle applicazioni. Le PDE devono essere risolti in geometrie complesse e in continua evoluzione, in cui il processo di remeshing, richiesto dai metodi agli elementi finiti standard, è complicato e costoso.

D: È difficile conciliare la vita lavorativa con la vita familiare?

R: Sì. Ho due bambini piccoli, di uno e tre anni, quindi in questo momento è davvero difficile. Ma ricevo un enorme aiuto e supporto da mio marito e mia madre.

D: Quando non lavori, come passi il tempo?

R: Passo il mio tempo con la mia famiglia.

D: Qual è la tua attività “non matematica” preferita?

R: Io e mio marito giochiamo ad un sacco di giochi da tavolo. Adesso non c’è molto tempo a disposizione per farlo, ma mi piace nuotare e ci divertiamo molto quando balliamo e cantiamo con i bambini.

D: Infine, un’ultima domanda generale di interesse per la nostra comunità: cosa immagini per la matematica applicata nel 2017?

R: Spero che nel 2017 si sia in grado di raggiungere i più giovani e che la nostra società riesca ad attrarre molti più studenti, soprattutto di sesso femminile.

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