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Il 13 Agosto 2014, nella  Hall D del Centro Congressi COEX di Seoul, ha avuto luogo la fastosa Opening Cerimony del 27-simo Congresso Internazionale dei Matematici: è stato in quell’occasione che sono stati proclamati i vincitori della quattro Medaglie Fields di questa edizione, oltre  ai destinatari del Rolf Nevanlinna Prize, il Carl Friedrich Gauss Prize e  il  Chern Medal Award.  Per i 5000 matematici presenti provenienti da tutto il mondo è stato un grande momento, dato che come sempre  c’era enorme curiosità per sapere chi erano  i fuoriclasse che avevano meritato questi ragguardevoli onori. Tuttavia questa volta la suspence era relativa, perchè l’International Mathematical Union (IMU) qualche ora prima della cerimonia aveva anticipato i nomi dei Fields Medalists sul proprio sito, dopo una animata discussione in seno alla riunione della General Assembly  tenutasi un paio di giorni prima a Gyeongju nel sud est della Corea.  I nomi erano Artur Avila,  brasiliano di origine ma ora anche francese,  studioso di sistemi dinamici e teoria spettrale, Manjul Bhargava, teorico dei numeri canadese di origine indiana che insegna a Princeton, Martin Hairer, austriaco trapiantato in Gran Bretagna all’Università di Warwick, esperto in equazioni alle derivate parziali  stocastiche e naturalmente la 37-enne Maryam Mirzakhani,  dell’università di Stanford, ma iraniana di origine, esperta in geometria iperbolica, teoria ergodica e geometria simplettica, prima donna  a ritirare la leggendaria medaglia. Per quanto riguarda gli altri premi, il Nevanlinna Prize, intitolato al matematico finlandese Rolf Nevanlinna, assegnato ogni quattro anni a partire dal 1982 a personalità che hanno dato rilevanti contributi agli aspetti matematici della scienza dell’informazione, è andato a Subhash Khot,  matematico indiano teorico di computer science che lavora al Courant Institute di New York.  Mentre il Carl Friedrich Gauss Prize,  riconoscimento concesso dal 2006  su iniziativa dell’IMU e della Società matematica tedesca per contributi matematici che hanno trovato significative applicazioni al di là della matematica,  è stato consegnato a Stanley Osher, matematico statunitense.  Infine  la Chern Medal è andata a Phillip Griffiths, matematico anch’egli statunitense,  noto per il suo lavoro sulle varietà complesse in geometria algebrica.

L’assegnazione di questa Medaglia è stato, assieme  alla prima Fields Medal ad una donna, lo scoop di questa edizione dell’ICM, dato che Griffiths ha fatto lo straordinario beau geste di regalare la somma in denaro di 250 mila dollari  connessa con la medaglia ai matematici africani, coerentemente con il suo lavoro apprezzatissimo all’interno dell’IMU, nella Commissione per i paesi in via di sviluppo.

Stiamo quindi dicendo che l’ICM 2014 aveva caratteristiche di eccezionalità indiscutibili nella sua sostanza, ma vorremmo sottolineare che anche nella forma non si è scherzato. Per noi che abbiamo avuto il privilegio di assistere di persona all’evento (e per noi intendo in particolare i membri della Delegazione italiana alla General Assembly IMU, cioè Ciro Cilberto, Presidente dell’Unione Matematica Italiana, Franco Brezzi, Piermarco Cannarsa, Alessandro Verra, oltre alla sottoscritta in rappresentanza dell’INdAM, l’Istituto Nazionale di Alta Matematica, adhering organization dell’Italia all’IMU),  si è trattato  di un portfolio di immagini bellissime che non scorderemo. Intanto era speciale la sede dell’ICM, un enorme centro congressi di Seoul, il COEX,  così grande che solo con una guida opportuna era possibile districarsi nel corridoi ed introdursi nelle sale conferenze giuste.  I coreani hanno un talento organizzativo fenomenale, non lasciano nulla al caso, sono meticolosi, gentili, determinati, tutte caratteristiche che li hanno portati a ricostruire la Corea del Sud distrutta dalla nota guerra, fino a farla diventare una potenza economica indiscussa.  Era  infatti ben fiera della sua dinamica repubblica la Presidente Park Geun-nye nel suo discorso alla cerimonia di apertura, sapeva bene che non millantava credito.  E della loro tecnologia avanzatissima hanno dato sfoggio nei filmati che hanno accompagnato le premiazioni: 5000 persone in silenzio davanti ad una enorme Fields Medal trasformata in un cartone animato: dopo alcune piroette nell’aria, atterrava al suolo con il nome del vincitore scritto sul bordo. Vi potete immaginate cosa è successo quando è toccato alla Medaglia animata che portava il nome di Miryam Mirzakhani: un boato di gioia in sala proveniente soprattutto dalle donne presenti, tantissime, anche perchè oltre all’ICM era in corso presso la vicina Ewha Womans University di Seoul l’ICWM, cioè il Congresso parallelo delle donne in matematica.  Ad essere proprio oneste ce lo sentivamo che stavolta una donna l’avrebbe avuta l’ambitissima medaglia, ma quando è materialmente successo,  mi sono girata un attimo e alle mie spalle ho visto sulla tribuna stampa un numero  spaventoso di fotografi accreditati con i loro potenti obiettivi puntati sulla piccolo Maryam, che sorrideva garbata sul palco, timida, minuta, spaventata.  I media l’hanno letteralmente fagocitata, del resto la notizia c’era, una donna finalmente ce l’aveva fatta.

Ma tornando a noi italiani, va sottolineato che erano presenti tra gli speakers  nove connazionali, cioè Franco Brezzi tra i 21 plenary speakers, e otto tra i sectional speakers,precisamente Andrea Braides, Annalisa Buffa, Luigi Chierchia, Alessio Figalli, Andrea Malchiodi, Gabriella Pinzari, Michela Varagnolo e Umberto Zannier.

Il che significa che per quanto riguarda la presenza femminile,  con tre donne sectional speakers, eravamo al terzo posto dopo Stati Uniti (undici donne speakers)e Francia (sette donne speakers);  c’`e stata una sola  donna speaker  per ciascuno dei seguenti paesi: Canada, Germania, Regno Unito, Israele, Olanda e Nuova Zelanda, nessuna per gli altri. I sectional speakers erano in tutto 218, quindi le donne rappresentavano circa l’11 %.  Non è difficile supporre che la Medaglia Fields a Maryam porterà ad ulteriori passi avanti,  è stata girata una boa difficile.

Tornando al colore locale, quando il giorno dell’arrivo a Seoul sono entrata in albergo, un grattacielo di 34 piani  in cui mi è capitata una stanza al 33-piano (e soffro di vertigini), sono letteralmente inciampata in Jim Simons, il matematico miliardario americano che ha costruito la sua fortuna con gli hedge funds:  era stato invitato a fare una public lecture proprio la sera del primo giorno e tutti sono corsi a sentirlo per vedere da vicino il massimo filantropo della matematica mondiale. Per qualche secondo, fissando imbarazzata il suo volto allegro sopra il blazer blu impeccabile, ho accarezzato l’idea di fargli un ampolloso discorso per convincerlo a sponsorizzare un nuovo grande edificio, prestigioso, elegante, funzionale, destinato all’ Istituto Nazionale di Alta Matematica,  che fosse teatro di  una nuova era di indagini meravigliose sulla scia dei trends più attuali della matematica, un edificio che rappresentasse la nostra tradizione scientifica in cui credo fermamente e ci ponesse per sempre al riparo da sfratti, tagli, spending reviews, scherzi dello spread, capricci dei ministri e tutto il resto… Ma poi mi è mancato il coraggio, ho afferrato nuovamente il manico del mio trolly e ho cercato mestamente l’ascensore, con l’orrendo sospetto di essermi giocata la più grande occasione della mia vita!

                                                                     Elisabetta Strickland

 

 

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