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A cominciare dalla sua prima uscita del 2016, Archimede ospita Archimedia, una rubrica di fumetti e altri media curata da Andrea Plazzi. Nel n. 2/2017 trovate “Un kebab con Khayyām”, un fumetto di Giovanni Eccher e Onofrio Catacchio. Qui sul sito presentiamo come al solito la prefazione di Andrea Plazzi, ma voi non perdetevi il fumetto all’interno di Archimede 2/2017.

Il matematico, astronomo, filosofo e poeta persiano Omar Khayyām (1048-1131) fu ingegno eclettico e influentissimo. Tra i massimi commentatori di Euclide del suo tempo, approfondì in modo particolare la teoria delle parallele e quella delle proporzioni. In Osservazioni sulle difficoltà di certi postulati dell’opera di Euclide, alla celebre proposizione 29 degli Elementi («Una retta che cade su due rette parallele forma angoli alterni interni uguali fra loro, angoli corrispondenti uguali, angoli coniugati interni supplementari») Khayyām propone di sostituire otto proposizioni, argomentate a partire da principi «che precedono la geometria» e che si rifanno alla «Filosofia Prima», cioè al dettato aristotelico (in particolare, al rifiuto del movimento in geometria).

Intuì quindi chiaramente ruolo e limiti del celebre quinto postulato, dalla cui critica si sarebbero poi sviluppate le geometrie non euclidee. Come algebrista, il suo contributo principale fu un originale approccio geometrico alla risoluzione delle equazioni, soprattutto di terzo grado, sviluppato nel Trattato d’algebra e al-muqābala. Una classificazione e risoluzione sistematica delle equazioni che ricorreva, tra le altre cose, all’intersezione tra un’iperbole e un cerchio e che ispirò direttamente Descartes. Un’opera innovativa soprattutto per la consapevolezza con cui riprendeva e completava lavori precedenti, a compimento di una linea di pensiero risalente ad al-Khwarizmi e che oggi sappiamo precorritrice della moderna geometria analitica e algebrica.


Come astronomo, fece parte di una commissione di «sapienti» che riformò il calendario iraniano dell’epoca, producendo il Calendario Jalali (dal nome del committente, il Sultano selgiuchide Jalal al-Din Malik Shah), che entrò in vigore il 15 marzo 1079 per essere riformato soltanto nel 1925. Sulla base di una possibile – e controversa – interpretazione di alcuni suoi versi, si ritiene inoltre che Khayyām avesse sviluppato convinzioni eliocentriche e pensasse che la Terra ruoti su se stessa.
La sua opera poetica era nota in Europa già nel XVII secolo e godette di grande fama a partire dal XIX, nella traduzione inglese delle celebri ruba‘iyyāt, o quartine. Ammirate e controverse già agli occhi dei contemporanei, queste brevi composizioni ne riflettono lo spirito libero e inquieto, incline – fin quasi all’edonismo – alla celebrazione dei piaceri terreni, come la bellezza femminile e il vino. Filosoficamente agnostico, a tratti scettico fino al materialismo (non credeva all’esistenza di un’anima spirituale), Khayyām era anche devoto al Profeta, a cui innalzava lodi e preghiere dal lirismo sincero che hanno fatto parlare di ispirazione sufi, la corrente mistica dell’Islam.

Una personalità complessa, dalle sfaccettature talmente diverse da indurre alcuni a ritenere incompatibili la razionalità rigorosa del matematico e il malinconico epicureismo del poeta, arrivando a suggerire che «i due Khayyām» fossero effettivamente persone diverse. Secondo la tradizione, i contadini di Toscana, ancorché analfabeti, usavano declamare Dante durante le dure ore del lavoro. Perché allora un cuciniere afgano di ascendenza farsi, interprete embedded al seguito delle truppe italiane, ispirato dalla vicinanza delle operazioni a Nishapur, città d’origine di Khayyām (oggi nel Nord dell’Iran, non lontano dal confine con l’Afghanistan), non potrebbe citare il proprio Poeta Nazionale, ricordandone genio e virtù mentre serve un tipicissimo kebab? È quello che Giovanni Eccher e Onofrio Catacchio hanno immaginato per Archimede.

Andrea Plazzi

Giovanni Eccher (Milano, 1976) è laureato in Lettere Moderne e ha lavorato nel cinema come addetto agli effetti speciali, sceneggiatore e regista. Dal 2010 scrive per le serie Dampyr, Nathan Never, Dylan Dog e Zagor di Sergio Bonelli Editore. Per Archimede ha scritto Le improbabili avventure di Blaise e Pierre e Versoria Vitæ.

Onofrio Catacchio (Bari, 1964) esordisce nel 1987 su Frigidaire e negli anni Novanta collabora alle riviste Cyborg e Nova Express. Su testi di Carlo Lucarelli realizza le avventure a fumetti dell’Ispettore Coliandro. Per Sergio Bonelli Editore collabora a Nathan Never, Dylan Dog ed è l’autore dell’episodio La Mano Nera della collana Le Storie.

 

Roberto Natalini [coordinatore del sito] Matematico applicato. Dirigo l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Cnr e faccio comunicazione con MaddMaths! e Comics&Science.

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