Lo sappiamo, lo sappiamo bene: ogni problema di matematica è una sfida. Ci avevate già fatto caso, vero? Certo che ci avevate fatto caso, se ve ne state davanti al pc o con il telefono in mano a navigare in questo sito. Quindi lo sapete già, ma non c’è bisogno di vantarsi, lo sanno tutti. Lo sanno già perfino i bambini delle elementari, se ci pensate bene: perché quando maestre e maestri fanno le prime domande di matematica, si accendono subito almeno due sensazioni contrapposte: da una parte il terrore di sbagliare, dall’altra la voglia di rispondere esattamente prima di tutti. Forse le due sensazioni nascono insieme perché la matematica, a differenza delle altre materie, ha sempre una risposta precisa, esatta. D’accordo, lo sappiamo anche noi che non è proprio così, da un certo livello di studi in avanti, ma per i primi anni è una situazione quasi inevitabile. Così, le due diverse sensazioni ben presto si cristallizzano in due schieramenti separati: da una parte, quelli a cui la matematica piace, si sentono fiduciosi e alzano la mano altissima verso il soffitto, perché vogliono avere il diritto a rispondere; dall’altra, quelli che applicano inconsapevolmente tutte le leggi della geometria proiettiva affinché lo sguardo dell’insegnante diretto verso di loro sia intercettato e coperto dai compagni che stanno nelle file più vicine alla cattedra, in modo di sfuggire alla vista. Questa storia che c’è solo una risposta giusta a loro non è mai andata giù, e questa corsa a chi risponde per primo la detestano proprio.
A pensarci bene, non è mica una bella cosa. Il senso di sfida ha i suoi aspetti forti e positivi, forse ha anche un valore educativo, ma se si finisce con la classe divisa in due, con gli entusiasti da una parte e i terrorizzati dall’altra, il progetto didattico è fallito in partenza. Ma basta, suvvia: non date troppo peso a queste nostre considerazioni: alla fin fine non abbiamo mai insegnato niente a nessuno, non abbiamo mai avuto una classe da intrattenere da una cattedra, che ne volete che ne sappiamo, di certe cose? Se ne abbiamo parlato è solo perché il problema che abbiamo proposto su Le Scienze a ottobre richiede una filosofia leggermente diversa da quella della sfida. Oddio, alla fin fine è pur sempre un problema, e ci sarà chi riesce a risolverlo prima, chi dopo e chi mai, ma per risolverlo bisogna rinunciare almeno un po’ all’idea “vince chi arriva primo” e seguire invece quella con il motto “vinciamo tutti insieme”. Volete sentire che problema sia? Eccovelo:
Il problema del mese scorso prevedeva 3 scatole, ognuna contenente un numero diverso di mele compreso tra 1 e 9. Rudy dava una scatola a testa ad Alice, Piotr e Gaetanagnesi, e ognuno dei tre poteva vedere quante mele ci fossero nella sua scatola, ma non in quelle altrui. L’obiettivo era che che almeno uno dei tre riuscisse a capire il numero totale delle mele contenute nelle tre scatole. A ognuno dei tre era concesso di fare a Rudy una sola domanda, alla quale Rudy avrebbe risposto solo o “sì” o “no”; tutti e tre sentivano sia le domande che le risposte. Ha cominciato Alice chiedendo se il totale delle mele fosse pari, e la risposta di Rudy è stata negativa. Poi Doc ha chiesto se quel totale fosse numero primo, e la risposta è stata ancora “no”. E qui sta la questione di tutto il problema: quale domanda dovrebbe fare Gaetanagnesi, che ha 5 mele nella sua scatola, affinché il problema venga risolto?
La soluzione del problema secondo i Rudi Mathematici è pubblicata QUI.
Tutto qua. Tenete bene a mente che siete liberi di fare a gara con i vostri amici per vedere chi lo risolve prima, ma anche che lo spirito ultimo del problema è quello della collaborazione. E collaborare significa lavorare insieme con correttezza e onestà, quindi non fate i mascalzoni cliccando subito sul link qua sopra per leggere la soluzione: prima provate a risolverlo, no?

















La risposta che avevo inviato:
https://docs.google.com/document/d/1oJq-VeS8SmxponQ80mQWLotu9XU_q1Fc/edit?usp=sharing&ouid=117564311960738395185&rtpof=true&sd=true
Ho letto la soluzione breve su le Scienze.
La domanda che propongo per Gaetanagnesi è diversa.
Mi pare, però, che entrambe risolvono il problema.
La domanda fornita dai Nostri è più “diretta” della mia.
Non l’ho proposta perché mi pareva fosse pure una risposta
(col rischio, quindi, di darla sbagliata).
E’ vero, d’altra parte, che col “?” diventa, in effetti, una domanda
(a cui Rudy può rispondere: “sì” oppure “no”).
Ma allora, in spirito di collaborazione, Alice e Doc, potevano fare meglio
(nel caso che domande di questo tipo fossero ammesse):
– entrambi potevano chiedere: “il numero nella mia scatola è x”
(dove x è, effettivamente, il numero che hanno nella scatola).
Grazie alle due risposte affermative, Gaetanagnesi sa il totale
(senza neanche dover fare la sua domanda).