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Un ‘pi greco’ all’ingresso su Madison Square Park: benvenuti al MoMath di New York, museo della matematica che dal 15 dicembre si è aggiunto ai musei ben noti nell’itinerario culturale di Manhattan come il MoMA, il Metropolitan, il Guggenheim, il Frick.

 

Lo scopo: riconciliare con formule e teoremi matematici tutti coloro che non li capiscono o li odiano. Target designato, i ragazzi delle scuole, ma anche gli adulti che li accompagnano e che hanno voglia di ritrovare (o trovare) gioia in quella che in apparenza è la più arida delle scienze esatte. Il museo da alcuni è stato infatti definito più come un parco giochi high-tech, con i suoi 19 mila metri quadri con 30 attrazioni su due piani. In un paese come gli Stati Uniti in cui il rendimento in matematica degli studenti è ben lungi che stellare, MoMath è un museo che vuol fare proseliti, ed è anche l’unico del suo genere. “Vogliamo mostrare un lato diverso della matematica, divertire i bambini e far capire loro che la materia che studiano a scuola è solo un albero in un’enorme foresta. E’ come se si insegnasse ai bambini a leggere la musica senza far conoscere loro gli strumenti musicali”, ha detto Cindy Lawrence, ex contabile e co-direttrice del nuovo museo. Pochi isolati più a sud di Madison Square Park, a Wall Street, i numeri sono di casa e forse non è un caso che l’idea del MoMath sia nata a un ex analista di hedge fund, Glen Whitney, appassionato di numeri e specializzato in algoritmi. Il museo è costato 15 milioni di dollari, tratti da un fondo speciale di 22 milioni raccolto allo scopo. Secondo Whitney decine di migliaia di visitatori affolleranno il MoMath, e torneranno a casa con l’idea che la matematica è divertente grazie a sezioni come il triciclo a ruote quadrate che scorrono come fossero tonde su una speciale struttura chiamata catenaria che si adatta al loro passaggio sfruttando proprietà geometriche. “Se fermassi persone per strada e chiedessi loro di dare una definizione di questa materia poche risponderebbero che è bella”, afferma Whitney. “Io voglio mettere in luce invece proprio questo: la sua bellezza”. Resta ora da vedere come reagiranno gli americani, poco avvezzi a un approccio ‘alternativo’, tanto da aver costretto l’unico museo a tema prima di questo (il piccolo Goudreau, a Long Island) a chiudere nel 2006.

 

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