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L’eccessiva fiducia nelle nostre conoscenze? Il sentirsi al di sopra della media? È colpa dell’overconfindece bias. Ce ne parla Marco Menale.

Una recente indagine IDMO-IPSOS ha misurato il rapporto degli italiani con le fake news. Sono emersi risultati interessanti. In Italia ci fidiamo abbastanza delle notizie molto condivise. In particolare quando sono i nostri amici a farlo. Tuttavia il \(73\%\) degli intervistati ritiene di possedere gli strumenti per riconoscere una fake news. E solo il \(35\%\) ritiene che una persona media in Italia sia in grado di fare lo stesso. Ma da dove viene tutta questa fiducia? La matematica la spiega con l’overconfidence bias (in italiano fallacia dell’eccessiva fiducia).

Partiamo da una considerazione. L’overconfidence è uno dei bias bayesian a minare l’efficacia dei nostri ragionamenti. Già negli anni sessanta questo bias è stato affrontato. Tuttavia compare in modo sistematico solo nel 1977 nell’articolo “Knowing with certainty: The appropriateness of extreme confidence” di Baruch Fishhoff, Paul Slovic e Sarah Lichtenstein. I tre studiosi sottopongono dei volontari a domande di cultura generale. In particolare decidono di studiare l’eccessiva sicurezza con cui rispondono in alcuni casi. Ed è così forte da prevalere anche su consigli e suggerimenti dati prima della risposta. Nasce così l’overconfidence bias. E l’eccessiva fiducia di quel \(73\%\) di italiani.

Guardiamo la questione da un punto di vista matematico. E facciamolo usando la probabilità. Sia \(A\) l’evento “io riconosco una fake news” e \(B\) “io mi imbatto in una fake news”. Dalla formula di Bayes:

\[P(A|B)=\frac{P(B|A)\cdot P(A)}{P(B)}.\]

Allora \(P(A|B)\) è la probabilità di riconoscere una fake news dopo essersi imbattuti in una. \(P(A)\) è la probabilità a-priori di riconoscere una fake news. Da un punto di vista bayesiano \(P(A)\) è il grado di fiducia a-priori. Possiamo guardare l’overconfidence bias come la tendenza a sovrastimare la \(P(A)\), cioè la nostra capacità di riconoscere una fake-news. E resta così alterata anche la nostra capacità di riconoscere fake-news semmai ce ne passa una sotto il naso.

L’overconfidence bias ha subito negli anni diverse declinazioni. Ad esempio c’è il better-than-average effect (effetto del sentirsi migliore della media). È la tendenza di un individuo a vedersi al di sopra della media. E questo spiega perché solo il \(35\%\) degli intervistati ritiene una persona media in Italia capace di riconoscere una fake-news. O dal film Harry, ti presento Sally:

“Tutti ritengono di avere buongusto e senso dell’umorismo ma è materialmente impossibile che tutti ne abbiano.”

E ancora c’è l’unrealistic optimism (ottimismo irrealistico). Gli psicologi Taylor e Brown lo descrivono come la tendenza di un individuo a dirsi “Il futuro sarà bellissimo. Soprattutto per me”. Tuttavia l’overconfidence bias è oggetto di studio in svariati settori, tra cui economia e medicina. Al punto da essere classificato come  bias sociale.

Marco Menale

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