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Ci sono civiltà intelligenti nella nostra galassia con cui possiamo comunicare in questo momento? E se sì, quante ne sono? Una possibile risposta arriva dall’equazione di Drake, con un risultato sorprendente e variabile. Ce ne parla Marco Menale.

L’attore novantenne William Shatner, il Capitan Kirk di Star Trek, ha compiuto un viaggio suborbitale con l’azienda spaziale Blue Origin di Jeff Bezos. È l’uomo più anziano ad essere andato nella spazio e la sua unica preoccupazione era “premere il naso contro l’oblò, ma non voglio vedere qualcuno dall’altra parte che mi osserva. No, no, non vogliamo che succeda qualcosa di simile”.

La ricerca di vita extra-terrestre ha da sempre affascinato e preoccupato l’umanità. Una risposta alla domanda “siamo soli?” non è né semplice né immediata. Da un lato le distanze sono ancora proibitive per la tecnologia attuale, dall’altro c’è il problema di un linguaggio universale per comunicare. Una possibile soluzione è offerta dalla Legge di Drake.

Frank Donald Drake è un astronomo ed astrofisico statunitense, classe 1930. Dopo la laurea ad Harvard, comincia come ricercatore in radioastronomia al National Radio Astronomy Observatory (NRAO) a Green Bank in Virginia. Drake si interessa alla ricerca di forme di vita intelligenti extra-terresti. Nel 1960 conduce la prima ricerca radio nell’ambito del Progetto Ozma. Questo progetto è inquadrato nel più ampio programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) che vede la partecipazione di svariati scienziati per la ricerca di forme di vita intelligenti nell’universo.

Nel corso di un incontro organizzato nel 1961 per il SETI presso gli stabilimento del NRAO, Drake propone un’equazione che stima il numero di civiltà extraterrestri esistenti nella Via Lattea in grado di comunicare con noi, almeno via onde radio. L’intuizione di Drake è ricavare questo valore dal tasso di comparsa delle civiltà e dalla loro durata media.

Nello specifico, detto \(N\) il numero cercato, l’equazione di Drake è

\[N=R\cdot f_p\cdot n_e \cdot f_l\cdot f_i\cdot f_c\cdot L.\]

Guardiamo più da vicino questi parametri. \(R\) è il tasso medio annuo di formazione di nuove stelle nella Via Lattea. \(f_p\) è il numero di stelle che possiedono pianeti. \(n_e\) è il numero medio di pianeti per sistema planetario in grado di ospitare la vita. \(f_l\) è la frazione di questi pianeti in cui si è effettivamente sviluppata la vita. Mentre \(f_i\) è la frazione di questi pianeti in cui si sono evolute civiltà intelligenti. Infine, \(f_c\) è la frazione di civiltà in grado di comunicare e \(L\) è la durata media di queste civiltà intelligenti.

Per quanto semplice da un punto di vista matematico, l’equazione dipende da sette parametri. Ciascun parametro può essere stimato con un margine di errore non trascurabile. L’equazione è stata rivisitata nel corso di questi sessant’anni, anche in una versione stocastica. Tuttavia, in base alla stima dei parametri è possibile ottenere valori per \(N\) molto differenti tra loro. Si passa da un valore di circa \(9,1\cdot 10^{-13}\) a \(1,5\cdot 10^7\); ossia dalla quasi impossibilità di forme di vita ad una certezza della loro presenza.

Lo sviluppo delle moderne tecnologie può favorire una stima più accurata per l’equazione di Drake. Per ora restano valide le parole del fisico italiano Enrico Fermi, passate alla storia come paradosso di Fermi. È il 1950. Nei laboratori di Los Alamos si parla della ricerca di forme di vita intelligente extra-terrestre. All’improvviso Fermi interviene “Ma allora dove sono tutti?”.

 

[Illustrazione di Luca Manzo]

Marco Menale

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