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Cento anni fa, alle Olimpiadi di Parigi del 1924, l’americano Johnny Weissmuller vinse i 100 metri di stile libero maschili con un tempo di 59 secondi. Quasi un secolo più tardi, nelle Olimpiadi di Tokyo 2020, Caeleb Dressel, sempre nello stesso stile, portò a casa la medaglia d’oro rosicchiando 12 secondi a Weissmuller. I tempi, in questo sport, sono significativamente migliorati negli anni come risultato combinato di diversi fattori di innovazione applicati all’allenamento, alla strategia di recupero, alla nutrizione, nonché all’uso di più moderne attrezzature. Ma un ruolo chiave, in questi progressi, va riconosciuto sicuramente alla biomeccanica della bracciata, che ha consentito di ottimizzare le tecniche natatorie in ogni stile.
Negli anni ultimi, l’integrazione di principi matematici e scientifici e l’uso di sensori indossabili ha ulteriormente perfezionato le prestazioni degli atleti, come dimostrano i risultati della squadra di nuoto dell’Università della Virginia (UVA), capitanata dall’allenatore Todd De Sorbo ed assistita da Ken Ono. Ono, professore di matematica e scienza dei dati, ha iniziato a collaborare con loro nel 2020 e, grazie all’uso della scienza dei dati, la squadra della UVA ha ottenuto ragguardevoli successi, aggiudicandosi la vittoria di ben quattro campionati nazionali femminili consecutivi.
Come si legge nello studio pubblicato sulla rivista “The Mathematical Intelligencer”, nella comprensione della biomeccanica del nuoto a essere decisive sono le leggi della dinamica di Newton. Gli scienziati hanno elaborato i dati raccolti da sensori posti sulle braccia o le caviglie dei natanti, che hanno consentito di creare una sorta di “gemelli digitali” dei nuotatori. Grazie a questi gemelli, i ricercatori sono riusciti ad analizzare tutti i punti di forza e debolezza, ottimizzando la tecnica e massimizzando le prestazioni degli sportivi. Per esempio, attraverso l’analisi dei dati e l’utilizzo delle leggi di Newton è stato individuato un difetto nella posizione della testa di un nuotatore mentre effettuava una prova nei 200 metri rana. Usando il suo gemello digitale, Ono e collaboratori sono stati in grado di quantificare quanto tempo l’atleta avrebbe potuto risparmiare per ogni bracciata ottimizzata apportando una modifica data la sua capacità aerobica. Dopo queste correzioni, i risultati sono stati notevoli: tre anni dopo ha conquistato il record americano.
In vista delle imminenti Olimpiadi di Parigi l’attenzione è sempre rivolta alle tecniche innovative di allenamento basate sui dati che Ono prevede diverranno, in un futuro non troppo lontano, la norma nel nuoto competitivo.

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