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Con questo articolo inauguriamo una nuova rubrica dal titolo “Esperienze transdisciplinari di Matematica” nella quale Gianluigi Boccalon, docente di Matematica e Scienze, racconterà le attività che ha sviluppato e proposto negli ultimi anni in diverse scuole secondarie di primo grado attraversando territori (a volte inesplorati) al confine tra la matematica e altre discipline.

di Gianluigi Boccalon

Una decina di anni fa mi sono imbattuto casualmente in un DVD del Prof. Alfio Quarteroni dal titolo “La Matematica nel Vento”. Rimasi affascinato dalle parole del Professore a tal punto che modificai il mio approccio all’insegnamento della materia o meglio ebbi una conferma relativamente a quanto sostenevo da moltissimi anni. Mai e poi mai avrei immaginato che il mio percorso didattico avrebbe incrociato il Prof. Quarteroni.

L’allora Presidente della Lega Navale Sezione di Treviso, il Sig. Bruno Fasolo, amico di lunga data con cui condividevo da anni la passione della speleologia, mi propose di avviare a scuola un laboratorio per la costruzione di barche a vela. Ovviamente si trattava di barche scuola che poi i ragazzi avrebbero utilizzato per imparare le basi della vela. Io di barche a vela non ne sapevo nulla, ma grazie proprio al DVD de Prof. Quarteroni, la cosa mi ha molto affascinato ed ho deciso di intraprendere un nuovo “cammino didattico” come una sorta di esplorazione di un territorio in parte a me sconosciuto. Nel pensare a come poter realizzare questa “malsana” idea ho trovato il grande appoggio della mia ex dirigente scolastica, la Prof.ssa Serenella Perotti che, oltre a sostenere il progetto, mi è stata di di grande aiuto in quanto avevamo deciso che nessuno doveva essere escluso.

All’epoca avevo classi “complicate” e con alunni con disabilità anche gravi ma il “nostro” obiettivo era: nessuno escluso. Predisposto il laboratorio in un luogo “impossibile” abbiamo organizzato il lavoro in team di 5 o 6 persone che dopo ogni intervento dovevano redigere una relazione tecnica che doveva essere la base di lavoro per il team successivo. Come è andata a finire?

In laboratorio ci si girava a fatica già con una barca ma, dopo aver costruito 2 optimist, ci siamo messi a disegnare “in proprio” barche ed abbiamo costruito l’optimum, una barca più grande ma molto simile, nata dal fatto che, quando portavo i ragazzi negli optimist rimanevo incastrato con il risultato che tornavo a casa dal lago conforti mal di schiena.

I parametri che dovevano essere rispettati erano sostanzialmente 2:

  1. la barca doveva poter essere sollevata e trasportata da 4 ragazzini

  2. la barca doveva poter entrare nel mio furgone

  3. nel furgone doveva essere possibile trasportare 2 optimist e l’optimum

Costruito l’optimum abbiamo disegnato ed iniziato la costruzione del dingos rimasto incompiuto a causa di un cambio di dirigenza scolastica che ha fatto interrompere l’attività del laboratorio “La Matematica del Vento”. Mentre stavamo ancora costruendo i primi due optimist avevo partecipato ad un concorso indetto dal MIUR relativo alla didattica laboratoriale. Presentato tutte le domante di partecipazione, compilati tutti i moduli ed inviato il progetto, non ne avevo più sentito nulla e me ne ero anche dimenticato.

Un pomeriggio mi arriva a casa una telefonata dal Ministero, che diceva che mi sarei dovuto presentare a Napoli a ritirare il premio perché il “progetto Optimist: La Matematica del vento” aveva vinto il primo premio nazionale e la mia scuola, l’Istituto Comprensivo di Ponzano Veneto, risultava l’unica scuola del nord Italia ad essere stata premiata. Sono corso a scuola ed ho fatto telefonare al Ministero dalla Dirigente che con soddisfazione mi ha confermato la vincita. Ritirato il premio, una volta tornato a casa, sono iniziati i problemi.

L’anno successivo è cambiata la Dirigente e mi è stato chiesto in modo molto perentorio di smantellare il laboratorio, e di farlo anche in fretta. Il clima di appoggio e di serenità che si era creato nel corso degli anni precedenti era venuto meno ed ho così preferito farmi trasferire presso la mia attuale sede di lavoro: l’Istituto Comprensivo C. Casteller di Paese (scuola media di Postioma). Non potendo, per motivi logistici, ricostituire il laboratorio barca a vela ho optato per lavorare sul “vento che non c’è” ed ho messo in piedi un laboratorio per la costruzione di aquiloni indoor. Proprio così aquiloni che volano senza vento e che fai volare in palestra.  Il modello era tratto da un progetto di un ingegnere della NASA (Ing. Rogallo) e l’ala costruita era proprio l’ala di Rogallo. Grazie a questa nuova avventura ho conosciuto i piloti del Lion Venice Kite che mi hanno e coinvolto nell’organizzazione di un evento indoor presso il palasport di Ponzano Veneto. In quell’occasione ebbi la fortuna di il campione europeo di volo acrobatico a 4 cavi sig. Maiocchi. Coinvolto dal Lion Venice Kite sono stato invitato il giugno successivo ad un evento a Venezia che prevedeva un volo notturno in Piazza San Marco. Lo spettacolo è stato meraviglioso ed era il preludio di una competizione che si sarebbe dovuta svolgere il giorno successivo presso il parco di San Giuliano a Mestre. Proprio in durante questa competizione il sig. Maiocchi mi si avvicina e mi dice: Professore le vorrei far conoscere un mio amico di Milano a cui è piaciuta molto la scritta sul suo furgone “La Matematica del Vento” “.

Mi avvicino a questo pilota e spiego la storia del DVD del Prof. Quarteroni e concludo:  “Il titolo del DVD mi era piaciuto moltissimo ed era “La Matematica nel Vento”, io non me la sentivo di copiarlo brutalmente e così ho deciso di chiamare il mio progetto “La Matematica del Vento” “. Finito di parlare questo signore mi dice:  “Mi chiamo Paolo Ferrandi e faccio parte dello staff del Prof. Alfio Quarteroni. Più precisamente io sono il responsabile scientifico di MOXOFF”. Mi sono sentito una nullità, mi sono vergognato da morire e mi volevo sotterrare.

Immediatamente mi sono reso conto della “figura” che avevo fatto ed in cuor mio speravo che nulla venisse in orecchio del Prof. Quarteroni. Tre giorni dopo mi giunge una mail direttamente dal Prof. Quarteroni che mi invita a tenere un seminario di didattica al Politecnico di Milano. Per la logistica vengo messo in contatto con la Prof.ssa Luisa Rossi Costa che era la delegata del rettore per i rapporti con le scuole. Arriva il giorno del seminario, che pensavo fosse riservato a docenti e studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, e mi trovo davanti oltre al Prof. Quarteroni, lo staff di Milano che aveva lavorato per Alinghi, il Direttore del Dipartimento di Matematica ed alcuni altri docenti del Politecnico molto “curiosi”.

Fortunatamente la Prof.ssa Luisa Rossi Costa, di una gentilezza unica, forse capendo la mia soggezione, mi ha tranquillizzato ed il seminario si è svolto con molta leggerezza e tanta partecipazione. Penso che in quel momento sia scattato qualcosa in me e mi si sia posta davanti agli occhi una nuova visione di come affrontare i temi anche più ostici della matematica. Quel pubblico così titolato ed interessato ha contribuito a consolidare alcune mie idee e a darmi la possibilità di sfruttare di un altro “punto di osservazione” per quanto concerne la didattica della matematica.

Da quel momento la mia strada ha continuato ad incrociare quella del Prof. Quarteroni, del Dr. Paolo Ferrandi (il pilota di aquiloni) e della gentilissima Prof.ssa Luisa Rossi Costa con cui ho stretto una sincera amicizia. Grazie a questi contatti e a questa “contaminazione” culturale ho portato avanti un percorso didattico sempre più personale che mi ha portato all’abbandono totale del libro di testo ed ad una rivisitazione della sequenza temporale degli argomenti da svolgere. I rapporti con il Politecnico di Milano continuano tuttora attraverso varie attività sia di formazione personale (continuo a seguire incontri, seminari e convegni) sia per il fatto che ho tenuto anche un altro seminario sulla didattica laboratoriale nell’insegnamento della fisica nella scuola secondaria di primo grado. Durante un piccolo viaggio in macchina con il Prof. Quarteroni si discuteva sulle opportunità dei giovani di oggi e lui mi disse: “Ogni volta che noi abbassiamo il livello delle richieste e semplifichiamo i loro percorsi, stiamo “rubando” un pezzo di futuro ai nostri ragazzi”. Queste parole mi colpirono e le feci mie.

Qui sotto trovate una presentazione generale del mio approccio didattico. Dal prossimo intervento racconterò alcune esperienze didattiche sviluppate negli ultimi anni nelle quali la matematica ha interagito con la musica, la lingua inglese, la geografia, la fisica, la storia, la grammatica.

https://maddmaths.simai.eu/wp-content/uploads/2017/10/Esperienze-transdisciplinari-di-Matematica.pdf

 

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