Eureka! Come Leonardo, la Gioconda, Newton, la mela, Darwin le Galapagos ed Einstein, E=mc2, anche Archimede ha il suo «brand». E non è a caso che lo citiamo con questi personaggi. «Archimede è stato uno delle più grandi personalità scientifiche e il suo pensiero è contraddistinto da un tratto fondamentale: la capacità di individuare i problemi cruciali e risolverli uscendo da schemi precostituiti». Parola di Ciro Ciliberto, ordinario di geometria all’Università di Roma Tor Vergata e neo-presidente dell’Umi, l’Unione matematica italiana. Intervista apparsa su “La Stampa” del 2 gennaio 2013.
Archimede fu matematico, fisico e inventore straordinario. Un esempio di scienziato totale che prefigura l’uomo rinascimentale. Diede contributi fondamentali alla geometria, all’idrostatica e alla meccanica, creando la vite senza fine, la carrucola mobile, le ruote dentate e, soprattutto, la leva. «E ora, per il 2013, l’Umi ha lanciato l’Anno Archimedeo – aggiunge Ciliberto –. Con il “Progetto lauree scientifiche” abbiamo bandito un premio rivolto agli studenti di scuola secondaria superiore, per elaborati, anche artistici, che si riferiscano all’opera di Archimede. La speranza è di avvicinare i giovani, anche quelli che non hanno una passione specifica per la matematica, al pensiero del grande siracusano».
Professore, sono passati 2300 da Archimede: qual è lo stato di salute della ricerca matematica in Italia?
«La matematica italiana è molto stimata, come testimoniano i premi della European Mathematical Society assegnati ad Alessio Figalli e Corinna Ulcigrai, nonché la Medaglia Pascal della European Academy of Science a Franco Brezzi. Molte università straniere hanno tra i docenti studiosi italiani: è una realtà che riempie di soddisfazione, ma anche preoccupante. Significa che molti giovani brillanti non trovano posto in Italia o che per studiosi affermati non ci sono le condizioni ottimali per le loro ricerche. Tutto questo non sarebbe male, se ci fosse reciprocità, fatto che accade di rado. I politici farebbero bene a porre a questo problema molta più attenzione di quanto non facciano».
Ma, almeno, ci sono stati progressi nei programmi per le scuole?
La situazione, per quanto riguarda l’insegnamento secondario, è cambiata: con una decisione che, in linea di principio, giudico positiva, si è passati dai “programmi” alle “linee guida”, che disegnano gli obiettivi finali che l’insegnamento nei diversi ordini dovrebbe realizzare.
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