Ah, la tassonomia! Croce e delizia di biologi, naturalisti, botanici, e perfino di chimici, geologi e chissà quanti altri scienziati. I matematici si dilettano un po’ di più con le definizioni, piuttosto che nelle classificazioni, ma è notorio che noi siamo più rudi che matematici, quindi ogni tanto cediamo anche noi alle lusinghe della tassonomia. Nella nostra lunga carriera abbiamo sempre proposto problemi agli sventurati che ci leggevano e, in ultima analisi, mettere in ansia lettori e solutori è il motivo principale per cui siamo nati. Ma in che modo lo facciamo? Con quali diversi – e classificabili – mezzi?
A forza di proporre problemi (a proposito: lo sapete, vero, che non siamo noi ad inventarli? Non siamo così così bravi, noi siamo solo dei cialtroni che li raccolgono in giro), abbiamo perfino cominciato a sentire la necessità di una classificazione di base, perché se i solutori vanno spesso in ansia nel tentativo di risolverli, noi paghiamo in quintali d’ansia anche solo nel tentativo di capirli, adattarli, dematematizzarli e soprattutto ricordarli. Diamine, c’entra sempre la famosa storia dei 25 anni: di problemi ne proponiamo sempre almeno un paio al mese nella nostra rivista (sì, sì, potete recuperali tutti nel nostro Archivio), uno al mese nelle pagine di Le Scienze, senza contare che quel tiranno del direttore di Archimede ci fustiga sempre perché tendiamo spesso a non metterne abbastanza in “Archiludica”, la rubrica che condividiamo con il Dotto Codogno; fate i conti voi, trovate il numero minimo di problemi al mese e poi moltiplicate per 12 e dopo ancora per 25. Da un po’ li mettiamo anche in Nuova Lettera Matematica; insomma, ci perdiamo facilissimamente.
Ci dicono spesso che i nostri problemi sono troppo difficili, ma non è colpa nostra: c’è sempre qualcuno che li risolve, dannazione. Abbiamo perfino provato a spaziare nella tipologia, nella forma, nel grado di difficoltà, ma alla fin fine il risultato è quasi sempre lo stesso: non sappiamo neppure capire fino in fondo se e quando un problema viene considerato troppo facile o troppo difficile; e – soprattutto – non riusciamo a prevedere neppure con minima approssimazione se il problema avrà un buon successo di pubblico o se sarà bellamente ignorato. Alla fine, abbiamo deciso di non preoccuparci più di tanto. Su questo blog pensiamo – naturalmente – di proporne alcuni, ma forse bisogna spiegare un minimo la famosa categorizzazione che col tempo è venuta a formarsi da sola, senza quasi che noi ce ne accorgessimo.
Quick&Dirty
I problemi che rientrano in questa tipologia si limitano solitamente a una domanda espressa nella forma più concisa (e talvolta imprecisa) possibile. La risposta è, di solito, piuttosto facile, ma non fidatevi troppo. Se è davvero facile, a patto di saper affrontare la questione dal giusto punto di vista, allora domina la parte “Quick”, e una volta trovata la soluzione sarete liberi di sfogare il vostro sadismo matematico girando la domanda ad altre povere vittime innocenti. Ma se a predominare è la componente “Dirty”, beh… sapete bene anche voi che è rischioso giocare contro chi gioca sporco, no?
Vecchi Classici della Matematica Ricreativa
La Matematica Ricreativa è qualcosa davvero difficile da spiegare a chi non la conosce già. Quelli che non amano la matematica, assai semplicemente, non riescono a comprendere come due termini così distanti – un sostantivo brutto e terribile e un aggettivo deliziosamente intrigante – possano coesistere in una frase sola, e messi perfino uno a fianco dell’altro. Gli altri, dai bimbetti affascinati dai primi conteggi fino ai Veri Matematici, riservano alla Matematica Ricreativa un giudizio assai più lusinghiero: personaggi come Martin Gardner sono trattati alla stregua di semidei, anche perché hanno consentito al grande pubblico (beh, insomma… “grande” è forse un eufemismo, ancora) di conoscere nomi sacri e antichi come Lucas, Dewdeney, Loyd, Carroll, e così via, fino a contemporanei fantastici come Smullyan, Conway e altri ancora. Insomma, la Matematica Ricreativa ha ormai una vasta letteratura, e come tutte le letterature ha già i suoi classici. Certo, alcuni sono così classici che la soluzione ormai la sanno tutti, e non si può giocare neppure troppo a cambiare la narrazione perché anche le ambientazioni non sono infinite. Però noi ogni tanto li riproponiamo lo stesso: per parlarne, per provare a risolverli insieme, per affrontarli in maniera diversa dal solito, per capire bene che cosa ci hanno insegnato. E anche solo perché sono belli.
E poi?
Tanti altri problemi, ma aggiungeremo qui se ci viene in mente un’altra categoria…