Due ingegneri meccanici dell’Università della California di Berkeley, Nathaniel Goldberg e Oliver O’Reilly, hanno sviluppato un modello matematico che descrive l’azione di deformazione di uno spaghetto durante la fase di cottura.
Chiunque abbia mai bollito degli spaghetti (ne avevamo parlato in questo articolo di Antonio Fasano qualche anno fa) sa che questi passano da una consistenza dura e fragile a una morbida e pieghevole, con una tendenza ad arricciarsi quando sono cotti. Goldberg e O’Reilly, come si legge in questi giorni sulla rivista sulla rivista Physical Review E, hanno notato che le ricerche precedenti avevano dimostrato che gli spaghetti tendono a piegarsi in un modo che si può prevedere, se collocati in una pentola di acqua bollente: iniziano comportandosi come barre diritte e poi, quando cominciano ad assorbire l’acqua, vanno incontro alla “curvatura”. Durante questa fase, continuano a piegarsi, con la parte superiore dello spaghetto che si piega verso l’interno, in modo da formare quasi una “U”. I ricercatori si sono chiesti, allora, cosa ci fosse dietro questo processo di flessione.
L’ipotesi iniziale era che la gravità avesse un ruolo importante, e sembrava probabile che così fosse anche per l’elasticità dello spaghetto. Gli scienziati hanno allora condotto diversi esperimenti, tra cui l’immersione in acqua a temperatura ambiente per diverse ore, per vedere se gli spaghetti si sarebbero piegati allo stesso modo. Queste prove sono state documentate scattando foto ogni 15 secondi.
I risultati di questi test sono stati usati per creare un modello matematico che descrivesse il comportamento di un singolo spaghetto mentre si piegava. Inoltre, i ricercatoti hanno escogitato un modo per prevedere in che modo gli spaghetti, di qualsiasi dimensione, si piegassero se bolliti in acqua.
Per creare il loro modello, i ricercatori hanno posto diverse condizioni di base come, per esempio, quella secondo cui gli spaghetti non si attaccassero alla padella mentre venivano cotti. Inoltre, sono stati aggiunti alcuni parametri per tenere conto di fattori quali la gravità, la densità e i cambiamenti di elasticità man mano che gli spaghetti assorbivano l’acqua. Il modello sviluppato, a quanto si legge nello studio, potrà essere utilizzato per prevedere la deformazione degli spaghetti. E magari per rendere più gustose le spaghettate di Berkeley.