Alcuni ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e della University of Michighan hanno sviluppato un software che stabilisce il metodo per ridurre gli effetti del jet lag utilizzando una opportuna esposizione alla luce.
Chi viaggia attraverso zone con fasce orarie diverse è spesso soggetto a disturbi del sonno e di concentrazione durante il giorno, meglio noti come effetti del jet lag. Questi inconvenienti sono dovuti principalmente alla differenza che si crea tra l’orologio biologico dell’individuo e l’ora del luogo in cui questo si trova.
I ricercatori hanno ideato un programma che cerca di ri-sincronizzare l’ora interna dell’individuo con quella esterna. Tale programma utilizza come dati di input il livello di luce dell’ambiente e il numero di fusi orari attraversati. Basandosi su un modello matematico, il programma fornisce agli utenti le giuste indicazioni per ridurre gli effetti del jet lag, come ad esempio sul livello di esposizione a fonti luminose.
Un’esposizione programmata alla luce è infatti un metodo di sincronizzazione ben noto e se usato in modo opportuno consente di resettare l’orologio biologico interno dell’individuo ed allinearlo all’ora locale. Il risultato è un sonno più sereno, una riduzione dell’affaticamento e un incremento delle capacità cognitive.
Grazie a questo programma i ricercatori hanno simulato l’avvicendarsi delle ore di sonno e di veglia, e gli effetti dell’esposizione alla luce: sono state create delle tabelle orarie per regolare l’esposizione alla luce e sono state quindi ottenute previsioni sugli effetti benefici del trattamento suggerito.
“Inserendo il livello di luce dell’ambiente e il numero di fusi orari attraversati all’interno del software, ciascun utente può ottenere delle indicazioni sui giusti orari in cui esporsi alla luce” ha detto Dennis Dean il capo gruppo del progetto. “Sebbene questo programma non sia ancora disponibile al pubblico, può essere utilizzato per definire tabelle orarie per il jet lag, per i turni di lavoro, e per organizzare missioni in ambienti particolari come lo spazio, ambienti sottomarini e regioni polari”. “Questo lavoro – pubblicato sul PloS Computational Biology – evidenzia che questi interventi potrebbero dimezzare il numero di giorni necessari per adattarsi alla nuova zona oraria ” ha detto il co-autore dello studio Daniel Forger.
La prossima fase della ricerca prevede l’aggiunta di altri interventi come la somministrazione di caffeina e melatonina (ormone che regola il ciclo sonno-veglia) per ridurre più rapidamente gli effetti del jet lag.