Comunicare la matematica è una questione difficile a cui è dedicato il Carnevale della Matematica di Novembre. Questo è il contributo di Sandra Lucente, in collaborazione con Marco Fulvio Barozzi.
Comunicare la matematica è sempre stata la nostra passione. Questa poi ci ricambia dandoci l’occasione di mettersi in relazione con chi ci ascolta e con altri comunicatori. MaddMaths! e i Carnevali della Matematica sono esempio di grande condivisione di idee poi diffuse in articoli, racconti, festival, conferenze, trasmissioni. Le parole della matematica stanno entrando nel linguaggio quotidiano e ne siamo davvero contenti. L’annoso problema della paura della matematica si combatte anche così regalando le parole del linguaggio scientifico. Ce ne è una però che ormai è talmente usata che ne abbiamo dimenticato il senso: algoritmo. Chi la usa saprebbe dire cosa significa? In una memorabile chiacchierata con Marco Fulvio Barozzi è nato questo testo che in tre anni si è elaborato via via che uscivano accuse stravaganti o grandissime esaltazioni di questo concetto. In contemporanea questo uso si è sempre più rafforzato. Ad esempio se ne parla spesso come se fosse un essere specifico: si dice e scrive “l’algoritmo” non “un algoritmo.” Gli vengono attribuite qualità (l’algoritmo difettoso, l’algoritmo buono), responsabilità, onori e capricci a cui noi siamo soggetti. L’algoritmo è il nuovo Zeus, il dio greco che al risveglio potrebbe renderci invincibili o farsi giustizia contro di noi. Forse invece è un modo di non cercare il responsabile delle scelte individuali e collettive. Non rimproveriamo titolisti, giornalisti, politici per questo smodato utilizzo, ma invitiamo i nostri lettori a chiedersi cosa sia un algoritmo e cosa una scelta. In questo articolo, nominando L’ALGORITMO, si mostra come ci si diverte a fare comunicazione della matematica. Speriamo non si vendichi!
AVVISO AI LETTORI Nel testo tutte le citazioni sono in corsivo, Se ne possono trovare molte altre simili, non se ne vogliano gli autori di quelle scelte, qui sono solo fonte di riflessione.
Tutta colpa dell’algoritmo (Ecco un altro articolo che ha nel titolo la parola algoritmo!)
di Sandra Lucente in collaborazione con Marco Fulvio Barozzi
Mi presento, sono un avvocato di grido, ovvero vorrei urlare piuttosto che trovare le parole per raccontarvi quel che mi è successo. Oggi ho la mia causa più importante, un ginepraio in cui sono finito né per soldi, né per fama. Qualche tempo fa mi arrivò un telegramma della questura, ero stato assegnato d’ufficio alla difesa del signor Algo Ritmo. Nessuno aveva voluto prendere il suo spinoso caso, io con una laurea in matematica oltre che una in giurisprudenza dovevo accogliere questa sfida.
Il Sig. Algo Ritmo era accusato dal tribunale dei media italiani di essere colpevole di svariati danni a cose e persone. Mi sembrava un caso facile ma poi uscì quell’articolo: Come gli algoritmi possono scatenare l’infermo in pochi secondi e il suo incipit “Tutta colpa dell’algoritmo se…“ e capii che il mio cliente era il nuovo caprio espiatorio del pianeta. Ed io un esaltato. Dovevo convincermi della sua innocenza, lo convocai nel mio studio.
Il Sig. Algo Ritmo sedeva dinanzi a me affetto da una specie di tic. Ripeteva meccanicamente alcuni gesti, ma ogni volta che il ciclo dei gesti ripetuti terminava, la sua espressione era leggermente diversa. Gli chiesi le generalità: mi disse preoccupato di chiamarsi Algo Ritmo, che non va confuso con suo cugino Loga Ritmo. Suo cugino, precisò, sa fare sì una importante operazione, ma ha bisogno di quantità (positive) per operare, lui no, Algo Ritmo può procedere molto più in generale. Ad esempio a casa ha una estesa collezione di ricette scritte da lui. Mentre la famiglia di Loga Ritmo è un’infinita famiglia di personaggi tutti uguali, nella famiglia di Algo Ritmo invece sono tantissimi e diversi. Negli ultimi tempi è apparso persino un articolo titolo Radiazioni dimezzate grazie ad un nuovo logaritmo! Ma questo è stato subito corretto, perché Algo ha segnalato al giornale che Loga cerca di mettersi in vista confondendo chi scrive e chi legge. La verità è che Loga vorrebbe crescere ma lo fa troppo lentamente! Passammo alla data di nascita. Mi disse che anche questo è un problema, è nato da sempre, visto che l’uomo ha sempre avuto procedure e ricette. Nella matematica è nato nel III secolo a.C, con la divisione di Euclide e le radici quadrate di Erone. Poi ha preso il nome di un matematico arabo del IX secolo, Abū Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī. Pensai che avevano iniziato a parlarne male per questa discendenza mista. Algo continuò a spiegarmi che solo dopo il 1928 la sua nascita venne formalizzata, su una macchina inventata apposta dal Sig. Turing per registrarlo. Mi precisò che sempre dai greci discende l’altro ramo della sua famiglia quel “Ritmo” che univa in Pitagora numero e musica e che generò l’ARitmEtica. Come tutte le famiglie che si rispettino poi i vari rami ogni tanto si incontrano e quindi Algo Ritmo incontra spesso ARitmEtica. Ogni famiglia Ritmo è molto metodica, anche quella sottofamiglia più viva, i Bio Ritmo, fatta di esseri troppo prevedibili.
Iniziai ad appuntarmi un po’ di capi d’accusa. Anche se ne escono ogni giorno, l’ultimo due giorni fa: Quell’algoritmo che ci fa pagare più tasse. E la scorsa settimana La censura degli algoritmi che cancella arte e storia. Ma a me piace ricordare il grande momento in cui agli insegnanti italiani vennero assegnate cattedre lontanissime da casa. Il ministro dichiarò in tutti i TG che era innocente: era colpa dell’algoritmo! Il mio cliente anni dopo apprese dai giornali la risoluzione del problema leggendo l’articolo Come è andata a finire la storia dell’algoritmo impazzito del MIUR. Ecco una idea: se chiedessi la semi-infermità mentale? Ma in altri contesti Algo Ritmo è rappresentato lideristico e molto forte. Ad esempio lo scorso anno una azienda di trasporti ridusse il personale dichiarando: non possiamo competere con un algoritmo. Le questioni sindacali sono le più spinose. Ad esempio leggo Scoperto l’algoritmo dei cani da pastore, un robot radunerà le pecore. Mi viene il dubbio che troverò anche i cani a testimoniare contro. Per non parlare di quei pendolari che pagarono un abbonamento esoso e la regione stilò l’accordo anti-algoritmo per rimborsarli!
Un peggiore atto di accusa riguarda la bancarotta mondiale, addirittura in questo caso di lui si scrive: Il lato oscuro degli algoritmi: crolli e rimbalzi istantane di prezzi. Sulle sue colpe elettorali ho meno dubbi. Se una azienda prende dati dai social, elabora (tramite algoritmi appositi) pubblicità personalizzate per gli utenti per fare propaganda elettorale, davvero non c’è responsabilità di questa nell’influenzare il voto? Non possiamo dire il nome? basterà scrivere: La guerra degli algoritmi non ci ha fatto capire nulla delle elezioni.
Ho poi scoperto che il mio cliente è un dittatore, che non lascia libero nessuno nemmeno gli assassini da lui costretti alla perfezione del delitto. Hanno scritto “La dittatura dell’algoritmo è l’ultimo rifugio di un certo tipo di persone, per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro, che non riuscendo più a sentire niente si illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette attinte dalla marea di dati personali che le nuove tecnologie mettono a disposizione.” Su questo aspetto avrò moltissimi testimoni contro di lui. Il giorno del processo gli innamorati delusi potrebbero tenere un sit in nel Comune di Massimo Divisore! Sui social si leggono frasi disperate: Ok AlgoRitmi dobbiamo parlare, ho l’impressione che non sappiate più chi sono! e nei tribunali le cause di violazione della privacy. Il processo al Sig. Algo Ritmo me lo immagino così: prima sfileranno tutti i testimoni dell’accusa. Poi arriverà il testimone della difesa. Il parcheggiatore abusivo che al mattino ti dice “osa” mentre ti vuol far parcheggiare l’auto in uno spazio minuscolo e tu non hai preso ancora il caffè. Non solo infatti egli possiede un’ottima Ritmo negli anni novanta, ma anche ha scelto e compie ottimamente il suo lavoro dopo aver letto “L’algoritmo del parcheggio”. Tra l’altro è appassionato di mobili IKEA e ne colleziona tutte le istruzioni.
L’arringa dell’accusa Vorrei iniziare con una citazione: “Ormai esiste un algoritmo per tutto: il giornale perfetto, il pranzo perfetto, il delitto perfetto. Questi aridi manichini del sapere moderno pensano di controllare la realtà, racchiudendola in una previsione statistica che consenta di anticipare i comportamenti umani per offrirli in pasto ai pubblicitari.” Signori della giuria quello che avete ascoltato è un Teorema sull’Algo Ritmo? Io vi assicuro che questo processo potrebbe essere infinito, vista l’indecidibilità del problema della terminazione! Condannatelo dunque e riprenderemo ad essere follemente liberi, di montare ogni mobile nel modo che inventiamo al momento, di inventarci informazioni, di cucinare senza ricette, di praticare il voto inutile, di tirare nella porta avversaria, di non usare il denaro, visto che le banche senza il Sig. Algo Ritmo scomparirebbero! Non sarebbe meraviglioso vivere senza Algo Ritmo?
L’arringa della difesa Ci sono tanti Algo Ritmo come essere sicuri che sia lui il colpevole? Chi sceglie gli algoritmi? Le cose belle non ci accadono forse proprio quando scegliamo l’algoritmo o addirittura il comportamento giusto? Scegliere l’algoritmo che tenga conto delle opportune informazioni per un determinato risultato è la politica corretta nel mondo complesso. la parola ALGORITMO indica la capacità umana stessa di organizzare e gestire le proprie attività prevedendone le conseguenze. Invitiamo tutti ad evitare di creare una versione moderna del destino. L’uomo può sbagliare e può correggere, soprattutto può scegliere in ogni situazione l’algoritmo opportuno per una migliore evoluzione verso una convivenza pacifica e che non danneggi gli altri. Riguardo poi alle nostre piccole vite, se smettessimo di dare dati sensibili a tutti i gestori del mondo, inclusi i fornitori di cornflakes per avere in regalo un cucchiaino con il manico ad orsetta che non fa scivolare il miele, soprattutto se il miele non lo mangiamo da venti anni e non ci piace, forse il sig. Algo Ritmo smetterebbe di usare i nostri dati! Leggiamo proprio da uno degli articoli citati dall’accusa: Le pagine indicizzate da Google sono arrivate all’incredibile cifra di 30 mila miliardi. Su Facebook vengono postate quotidianamente 350 milioni di foto e 4,5 miliardi di like. Nell’arco di 48 ore, la rete genera la stessa quantità di informazioni che l’umanità ha prodotto dalla preistoria fino al 2003, e tale velocità è destinata ad aumentare. Volete davvero che il Sig. Algo Ritmo smetta di funzionare? Torniamo ad un mondo senza Google?
Assoluzione o condanna? Sono certo il Sig. Algo Ritmo verrà assolto, anzi risolto, perchè la convergenza sussiste. Vi sarà in aula un grande giubilo mio, di Algo Ritmo e del parcheggiatore che tutti vorranno intervistare perché esperto di convergenza! E se questo non accadesse? Male che vada sarà assegnato a un programma di riabilitazione, pardon, ad un algoritmo!
Sandra Lucente, in collaborazione con Marco Fulvio Barozzi
Un pezzo divertente, mi è piaciuto.