Insegnante nella scuola secondaria di secondo grado
Tra le molte perplessità espresse vi è quella che questa scelta comporterebbe, di fatto, il rischio di ridimensionare il riconoscimento della centralità formativa della matematica. Io sono profondamente convinto che la matematica sia una disciplina fondamentale per la formazione degli studenti che completano il ciclo di studi secondario e non solo per quella degli studenti del liceo scientifico: però dubito che la centralità formativa della matematica possa essere garantita dalla presenza di questa disciplina alla seconda prova scritta dell’Esame di Stato dei Licei scientifici. Temo anzi che, sotto certi aspetti, questa prova sia risultata più di ostacolo che non d’aiuto per realizzare questa centralità e non solo per affermarla. Troppo spesso ho sentito docenti di matematica dei licei scientifici affermare di sentirsi moralmente obbligati a far svolgere ai propri studenti attività di addestramento, finalizzate unicamente al conseguimento di una padronanza tecnica di calcolo simbolico, con poca o nessuna attenzione agli aspetti semantici (di modellizzazione, argomentazione, risoluzione di problemi, giustificazione delle strategie adottate…) proprio per consentire a tutti di affrontare con successo la prova scritta di matematica all’Esame di Stato. Inoltre penso che anche la fisica e le scienze dovrebbero avere, nel liceo scientifico, una centralità formativa. Questa, però, si realizza effettivamente non attraverso la proposta di una prova scritta all’Esame di Stato, ma attraverso scelte di politica scolastica e didattiche che possano offrire risorse didattiche, spazi e tempi adeguati alle discipline considerate fondamentali per la formazione degli studenti che completano un ciclo scolastico. Detto più direttamente: la realizzazione di un’effettiva centralità formativa per discipline come la matematica, la fisica e le scienze richiederebbero una diversa organizzazione dell’orario scolastico, con un significativo potenziamento dell’orario per queste discipline e anche una meditata ristrutturazione delle prove d’esame, in particolare della prova di matematica così com’è stata concepita finora.
Il vero tema attorno a cui ruota o dovrebbe ruotare il dibattito è a mio avviso un altro: riguarda l’efficacia e l’efficienza delle simulazioni di fisica finora proposte (ma anche delle simulazioni e delle prove di matematica già proposte all’Esame di Stato) per valutare la preparazione disciplinare degli studenti. Io ritengo che le simulazioni finora proposte lascino molto a desiderare, perché non sono adatte a valutare gli studenti su un ampio spettro di abilità e competenze. Probabilmente consentono di valutare la presenza di eccellenze, ma non sono assolutamente adatte a valutare la presenza di studenti con una preparazione sufficiente o discreta e quindi rischiano di identificare in un unico calderone studenti che vanno da livelli preparazione di grave insufficienza a livelli di preparazione discreta. Naturalmente questo effetto si percepisce soprattutto nelle simulazioni di fisica, a causa di diversi fattori che vanno dalla minore tradizione che esiste intorno a queste prove, all’impreparazione media degli insegnanti sugli argomenti che verranno proposti in una prova d’esame di fisica, al tempo settimanale dedicato dagli insegnanti e dagli studenti allo studio della fisica in seguito all’orario previsto dagli ordinamenti, alla inevitabilmente poca esperienza del gruppo che sta lavorando alla costruzione delle simulazioni.
Su quest’ultimo punto è bene essere chiari: moltissimi insegnanti e diverse associazioni hanno espresso perplessità assai forti nei confronti delle simulazioni. La stessa Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF), attraverso il suo Consiglio Direttivo, pur esprimendo soddisfazione per la scelta di proporre una prova scritta di fisica all’Esame di Stato dei Licei scientifici, in una nota del 19 dicembre inviata al MIUR, metteva in evidenza come “le simulazioni finora proposte non dimostrino tutto l’equilibrio richiesto e che siano state calibrate in modo da far emergere e valorizzare principalmente competenze elevate”. Il lavoro del gruppo che si è occupato di costruire e proporre le prove di simulazione ha quindi ricevuto talmente tante critiche e perplessità che ritengo doveroso, prima di passare alla somministrazione di un’eventuale prova di fisica agli studenti, ripensare profondamente a quanto fatto finora istituendo una commissione, formata da docenti di matematica e fisica e da esperti universitari rappresentanti delle associazioni che hanno contribuito all’attuale dibattito, che valuti quel lavoro e lo renda adeguato, dopo un serio e lungo confronto con le scuole, agli obiettivi a cui è rivolto.
Tra l’altro secondo quanto dichiarato da partecipanti ad alcune conferenze di servizio organizzate per discutere sulla seconda prova scritta di fisica all’Esame di Stato, in quelle occasioni è stata avanzata l’ipotesi di una possibile presenza del commissario interno di matematica e fisica, quasi come strumento atto a mitigare eventuali effetti nefasti sui risultati dovuti a una prova eventualmente eccessivamente impegnativa per gli studenti. Se tutto ciò corrisponde al vero, si tratterebbe di un rimedio ben peggiore del male, un rimedio che porta con sé un messaggio irricevibile dal punto di vista etico e culturale.
La commissione (nella cui costituzione il MIUR potrebbe ritagliarsi un ruolo essenzialmente tecnico-organizzativo evitando di intervenire in questioni didattiche e limitandosi a offrire un supporto su quelle amministrative) oltre a precisare in modo dettagliato gli argomenti oggetto d’esame e a formulare un congruo numero di esempi di simulazioni, dovrebbe anche esprimersi in modo chiaro su come formulare le prove in modo tale che esse siano adatte a valutare tutti gli studenti, dai meno ai più preparati (una riflessione su questo punto andrebbe fatta anche per quel che riguarda le prove di matematica).
Per esempio io vedrei molto bene, nei licei scientifici, una prova di matematica volta a valutare fino a livelli di preparazione sufficienti o discreti e poi una prova di approfondimento declinata in un compito di matematica e uno di fisica con la possibilità per ciascuno studente di scegliere l’uno o l’altro per ottenere un punteggio aggiuntivo fino all’eventuale conseguimento di un livello di preparazione eccellente. Un’altra possibilità, già suggerita, è quella di una prova di matematica in cui vi siano situazioni tratte da contesti delle scienze applicate, in particolar modo dai contesti della fisica.
So bene che la normativa vigente prevede per la seconda prova un’unica materia, ma se non si va troppo di fretta e, soprattutto, se c’è la volontà di rendere le normative adatte a costruire prove didatticamente significative (invece che dovere adeguare le prove alla normativa), la normativa può anche essere modificata.
In questo modo si eviterebbe di discutere se la prova debba essere di matematica o di fisica e si creerebbero i tempi necessari agli insegnanti e agli studenti per abituarsi, gradualmente anche alla prova di fisica.