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Il 31 ottobre a Palazzo Ducale a Lucca, nell’ambito di Lucca Comics&Science, si terrà l’incontro “Non solo Pacific Rim: scuole robotiche a confronto, fra tecnologie, ricerca e immaginario fantastico”. Andrea Plazzi e Roberto Natalini presenteranno l’evento a cui parteciperanno Emanuele Micheli (Scuola di Robotica, Genova), Michele Bellone (science writer), Luca Vanzella e Luca Genovese (fumettisti, autori di Beta).

Conosciamo meglio Bellone, Micheli, Vanzella e Genovese con queste interviste in tre-domande-tre.

Tutte le immagini del post sono tratte da Beta, un fumetto scritto da Luca Vanzella e disegnato da Luca Genovese,  pubblicato in due volumi da Bao Publishing. 

 

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SpartacusLuca Vanzella
Chi sei?
Luca Vanzella, sono nato a Conegliano, in provincia di Treviso, nel 1978. Scrivo fumetti che molto spesso sono poi disegnati da Luca Genovese. Assieme abbiamo messo in piedi l’etichetta di fumetti indipendente Self Comics nel 2003 (chiusa nel 2008 allo scadere del piano quinquennale); abbiamo poi realizzato un graphic novel sulla vita di Luigi Tenco (Luigi Tenco – una voce fuori campo, Becco Giallo 2008) e soprattutto una saga robotica in due volumi Beta (2011 – 2012 Bao Publishing). Poi a novembre uscirà anche un nostro Long Wei (Aurea Editoriale) e una raccolta di nostre storie brevi (Aleagio!, per Ren Books)

Perché scienza e fumetti?
Tutte le volte che scienza e discipline umanistiche (diciamo così) s’incontrano è cosa buona e giusta. Poi nel nostro piccolo, realizzando Beta, ci siamo dovuti immergere in questioni scientifiche e possiamo condividere la nostra esperienza nel tentare di far sposare realtà e immaginazione.

Il tuo robot preferito (da fumetti, film, giochi, romanzi)?
Sicuramente tutti i robot giganti di Go Nagai: Mazinga, Goldrake, i Getter robot, Jeeg, anche se, passando oltre l’imprinting dell’infanzia, le serie di robottoni che ancora reggono il passare del tempo sono le più ironiche come Trider G7 o Daitarn 3. Poi ci sono esempi recenti del genere come Evangelion o Gurenn Lagann, anch’essi tra i miei preferiti. Se sono grandi e improbabili mi piacciono, c’è poco da fare. Come robot occidentale invece direi Marvin, il robot depresso della serie di romanzi Guida Galattica per gli autostoppisti.

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PosterBetaFlatColCropLuca Genovese

Chi sei?

Mi chiamo Luca Genovese, da una dozzina d’anni sono disegnatore di fumetti e illustrazioni, e ho lavorato spesso con Luca Vanzella illustrando le sue storie o creando progetti assieme. Il nostro ultimo lavoro è Beta, dove abbiamo sperimentato un po’ con la fantascienza robotica.

Perché scienza e fumetti?
Premetto che non so nulla di scienza ma, probabilmente, con un buon testo ben fumettato magari potrei apprendere qualcosa anch’io, e non per il solito discorso che il fumetto è una cosa facile e per bambini. Uno spunto che trovo interessante per un libro sarebbe il combinare appunti di scienze organizzati con schemi sintetici e illustrati in modo chiaro, con sequenze che seguano le regole del fumetto e magari pure una trama avvincente. Secondo me sarebbe efficacissimo.

Il tuo robot preferito (da fumetti, film, giochi, romanzi)?
Le uniche macchine con cui ho confidenza sono orologi meccanici tipo a pendolo o a molla, perché sono le uniche cose che so smontare e rimontare. Cerco di lavorare solo su quelli grandi, perché sul piccolo non mi diverto molto. Lo stesso discorso vale per i robot: devono essere grandi per divertirmi. Anche dei piccoletti come un Jhonny5 o un Wall-E mi stanno simpatici, ma io preferisco robot giganti che quando si muovono fanno tremare tutto. Il mio preferito è Mazinga Z, che non sarà il più grosso in circolazione ma ho ricordi della sua goffa camminata, che mi dava l’idea di un robot molto pesante e complicato da muovere, cosa che mi ha conquistato fin da subito.

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MarianneMichele Bellone

Chi sei?
Mi chiamo Michele, classe 1980, e sono un appassionato di storie che ha trovato nella scienza il filtro più sincero ed efficace per esplorare il mondo. Sono passato dalla ricerca in biologia evolutiva al giornalismo scientifico e alla divulgazione. Da buon appassionato di storie amo leggere – da Calvino a Lansdale, da Martin ad Asimov – guardare film e serie TV, e ovviamente scrivere, soprattutto racconti ma non solo: sto lavorando a un romanzo e mi piacerebbe cimentarmi con un fumetto o un corto. Storie a parte, adoro il basket, i giochi, i castelli, la primavera e l’autunno, i viaggi.

Perché scienza e fumetti?
Io penso che la scienza possa essere di grande aiuto per qualunque percorso artistico. Penso a Michelangelo o a Leonardo, che dissezionavano cadaveri per studiare l’anatomia umana. La scienza è una miniera di spunti per un autore: non solo può aiutare a immaginare mondi diversi ma può anche servire per arricchirli di dettagli che li rendano credibili. Allo stesso modo, penso che i fumetti possano essere di grande aiuto per la scienza, sia divulgandola, sia integrandola nelle loro storie e contribuendo, in entrambi i casi, a farla conoscere.

Il tuo robot preferito (da fumetti, film, giochi, romanzi)?
Da piccolo ho adorato molto il piccolo e buffo R2-D2, per poi passare ai Transformers. Crescendo, ho scoperto i robot umanoidi – Terminator, gli androidi di Blade Runner, il maggiore Kusanagi di Ghost in the shell – e gli ibridi uomo-macchina del cyberpunk. Queste ultime influenze mi hanno condizionato molto: adesso, se penso ai robot, penso a muscoli e tendini metallici rivestiti da pelle sintetica.

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Emanuele Micheli

Chi sei?
Sono Emanuele, un ragazzo di 33 anni e tendo a fare sempre e solo ciò che mi piace. Mi piacciono i robot, il calcio, l’insegnamento, il parlare in pubblico, il Genoa, le zuppe vegetariane, il cioccolato, guardare film, leggere fumetti, coordinare (male) progetti. M’interesso di robotica, filosofia, cinema, olimpiadi, autismo e accoglienza ospedaliera. Ho imparato a farmi piacere il far quadrare i conti nei progetti, leggere i bilanci delle cose che facciamo, fare i pagamenti delle fatture e seguire il conto in banca. Non riesco a farmi piacere l’inutile burocrazia, i fax, i fogli da firmare, le chiamate al telefono. Ho già detto che fino a 6 anni volevo fare il fumettista?

Perché scienza e fumetti?
Perché la scienza è fatta di storie e i fumetti sono un modo per narrare storie. Credo che la scienza abbia bisogno di raccontarsi attraverso i fumetti, credo che i fumetti abbiano bisogno della scienza per percorrere strade mai battute. La robotica ha subito una trasformazione d’immagine dovuta al fatto che il mondo del fumetto non ha mai avuto timore di raccontare i robot. Ovviamente, non sempre i robot raccontati dai fumetti ci aiutano a capire meglio come funziona un robot vero, ma è comunque un primo passo per capire il futuro di questa disciplina, nelle sue mille forme e declinazioni. Una disciplina che può aiutarci a capire come sarà la nostra convivenza con robot autonomi e capaci di relazionarsi con noi, in casa, in città, negli ospedali. Grazie ai fumetti possiamo provare a immaginarci un mondo pieno di robot, averne paura o fiducia e in ogni caso rifletterci.

Il tuo robot preferito (da fumetti, film, giochi, romanzi)?
Il mio preferito è Super Vicky, la bimba robot di un telefilm anni ’80, che influenzò molto la mia scelta di occuparmi di robot.

 

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