I paesi che cercano di contenere la diffusione di specie e malattie dannose come il COVID-19 per avere successo dovrebbero lavorare insieme in più hotspot. Lo dice il buon senso, certo, ma lo dice anche un nuovo modello matematico sviluppato da un ricercatore dell’Arizona State University.
Partendo dal presupposto che sarebbe difficile eliminare completamente il nuovo coronavirus, i modelli suggeriscono che i Paesi dovrebbero concentrarsi sul mantenimento di un tasso di infezione basso, collaborando in più aree (in alcune circostanze, tuttavia, può essere richiesta una chiara divisione del lavoro). I risultati dello studio di Adam Lampert e colleghi saranno pubblicati su PNAS. Il modello ha lo scopo di guidare i politici a rispondere alla improvvisa diffusione di specie nocive, inclusi parassiti e persino malattie infettive (come quella portata dal COVID-19). La ricerca suggerisce che a volte è meglio un approccio di “divide et impera”, mentre in altre situazioni è più efficace lavorare insieme in diverse località.
Una domanda chiave è certamente questa: per prevenire il prossimo scoppio, meglio concentrarsi sull’eliminazione totale delle specie nocive o sul controllo della sua diffusione? “Se vuoi sradicare le specie nocive o ridurne rapidamente la presenza, allora potresti voler dividere i doveri dei vari agenti”, ha spiegato Lampert. “Se vuoi controllarlo e tenerlo a un livello basso per periodi prolungati, allora diventa importante lavorare insieme”. Lo scienziato ha identificato tre fattori per determinare se convenga tentare di controllare o estirpare una specie: il costo annuale di mantenimento della popolazione, il tasso di crescita naturale delle specie nocive e la sua risposta al trattamento.
Per esempio, nel trattamento di un focolaio di un insetto invasivo, di solito si agisce spruzzando pesticidi su una vasta area, come metodo generale di trattamento. Un approccio più mirato può essere applicato, invece, se la specie è facilmente visibile: l’eradicazione completa di una specie di pianta dannosa è plausibile, poiché i gestori possono rimuovere fisicamente ogni pianta, che è ben visibile.
Data la continua diffusione del nuovo coronavirus, Lampert ha però affermato che stiamo assistendo a un mix di sforzi, che hanno lo scopo di controllare e di estirpare. “Con le malattie, si può bloccare l’intero paese o una regione e dire ‘ok nessuno esce’, e in questo modo ridurre il livello di infezione nel tempo”, ha spiegato, “oppure si possono fare alcune azioni più mirate, identificando le persone che sono malate e tenendole a casa”. La nuova ricerca indica però che metodi di controllo efficaci a lungo termine per ridurre la diffusione di specie nocive, incluso il nuovo coronavirus, richiedono una cooperazione internazionale. “E’ improbabile che saremo in grado di sradicare completamente il virus – conclude Lampert – ma il controllo della diffusione è necessario per il nostro benessere sociale e può essere realizzato nel modo più efficace se i vari Paesi lavorano insieme”.