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8 Marzo 2020. Oggi è domenica, non si va a scuola. Non c’è stata scuola ieri e non ci sarà domani. Oggi non è domenica, non riesco ad immaginare il tempo senza quel giorno di pausa in cui quello che hai imparato si deposita, entra in circolo nei tuoi pensieri e resterà per sempre. Peccato che non possa distinguere cosa ho imparato in una scuola o nell’altra. Questo post fa parte della campagna #lascuolaconta.

La scuola ha sempre contato per me. A tre anni non andavo all’asilo, avevo una salute cagionevole e giocavo “a fare la scuola” con mia madre e le mie zie come insegnanti. Chissà cosa ho imparato in quei giorni in cui mia nonna mi portava la merenda all’orario assegnato. Finalmente andai a scuola materna a quattro anni e alle elementari. Due donne eccezionali sul mio cammino. #lascuolaconta perché ci sono gli insegnanti. Care mamme-whatsapp usiamo questi giorni per capire quanto siano preziosi quelli leggono davvero i quaderni dei nostri figli. Non li giudicano, li guardano e li conservano, come i miei quaderni. La meravigliosa maestra Anna li ha conservati per anni e me li ha restituiti di recente. In uno scrivevo di voler fare la maestra di matematica. L’estate tornavo all’asilo non perché mia madre lavorasse quel periodo ma perché amavo stare in classe e aiutavo Suor Giovanna. Era la fine degli anni settanta, questa donna buonissima sperimentava già. Nella mia attuale collezione di materiali per laboratori didattici ci sono cose che lei usava. #lascuolaconta perché osa fare cose mai fatte prima. Usiamo questi giorni per osservare quanto poco sperimentiamo nelle nostre case, le scatole dei giochi hanno le istruzioni, la scuola ha le idee.

Alle medie capì una terza cosa della scuola: agli insegnanti speciali, si unì la scoperta del legame speciale con i compagni di classe. #lascuolaconta perché per cinque ore al giorno condividi la tua crescita con altre crescite. Tutta la tua crescita, non è come al bar, quando sei al top e parli di cose che hanno sempre la stessa forma. Con i compagni di classe condividi le volte in cui non vuoi dire niente e quelle in cui sbagli a dire tutto, lì in quelle ore si allungano anche le ossa, e anche le pareti della scuola conservano questo suono invisibile. In questi giorni usiamo la rete anche per mantenere la quotidianità con i compagni di classe, per le lezioni a distanza è importante per tornare poi in aula cresciuti in centimetri di assenza.

Il liceo divenne il tempo della determinazione di sé. Noi che rubavano i libri ai fratelli più grandi per vedere se ad un certo punto finivano le parole su certi temi che non smetteresti mai di discutere. #lascuolaconta perché è il luogo dove conosci Euclide, Dickinson, Catullo e Pirandello e il pomeriggio mentre fai i compiti capisci che vuoi l’ordine di un teorema dopo l’altro, l’ora dopo vuoi chiuderti in casa per sempre a guardare fiori, passi a latino e decidi di rivelare che sei follemente innamorato e infine dici che è tutta una maschera. Sperimentiamo il dubbio di chi siamo solo lì. Non ho studiato nel più blasonato liceo della città, ma ho avuto insegnanti di levatura incredibile che di quei licei sono diventati poi dirigenti. A dire il vero, vi dico un segreto, non esiste una scuola migliore di un’altra. #lascuolaconta perché è democratica e uguale, per tutti i cittadini e li forma tutti. Li riconosco ancora oggi quelli che hanno fatto i rappresentanti di classe e di istituto. A scuola abbiamo imparato le lingue ma soprattutto le storie e la Storia, la possibilità di vivere anche i momenti difficili. Nello scorso secolo, in questa parte del mondo, 8 anni di guerre mondiali, oggi ci è chiesta un po’ di pazienza. In tante zone del mondo la scuola è un privilegio, noi sentiremo adesso questo privilegio sospeso.

La cosa più bella che ho imparato all’università la lascio per esercizio: la dimostrazione per assurdo. Immaginate per assurdo se la scuola non ci fosse più, non immaginate bimbi a casa, ma adulti senza idee, adolescenti senza affetti, la nostra società nelle mani di gente che non sa capire un testo o un grafico, cittadini irresponsabili e artisti senza coraggio di sperimentare. Se per assurdo fosse sempre domenica inventeremmo la scuola.

Sandra Lucente, MaddMaths!

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