Sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato pubblicato il testo definitivo delle nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. Nei mesi scorsi abbiamo ospitato un ampio dibattito nel nostro sito. A fronte di molti dei commenti pervenuti, il testo definitivo è stato modificato. Ospitiamo una riflessione a questa nuova versione del direttivo del GRIMeD (Gruppo di RIcerca Matematica e Difficoltà), che a suo tempo aveva contribuito alla discussione con un suo intervento.
Nel marzo scorso, dopo la pubblicazione della bozza delle Indicazioni Nazionali, noi del Direttivo GRIMeD, così come molte altre associazioni, ci eravamo adoperati per analizzare il nuovo documento, discutere le criticità e proporre riflessioni e modifiche. Poiché il nostro interesse è sempre stato rivolto alle difficoltà degli allievi in senso ampio, i nostri commenti riguardavano principalmente l’assenza del laboratorio, a nostro avviso fondamentale per tutti gli studenti, tanto più in presenza di difficoltà di apprendimento, anche per evitare l’insorgere di atteggiamenti di sfiducia, disistima personale e in ultima analisi di rifiuto della disciplina, atteggiamenti purtroppo più frequenti per la Matematica che per altre discipline.
Nel nuovo documento revisionato, in effetti, si parla di approcci, contesti e attività laboratoriali, in cui l’allievo sia “soggetto attivo”, capace di formulare congetture e argomentarle.
Nonostante le modifiche, che hanno effettivamente portato a una revisione anche strutturale del documento, ci teniamo a sottolineare alcune criticità che a nostro avviso permangono. Un confronto più approfondito e un reale ascolto delle esigenze che provengono dal mondo della scuola e delle indicazioni che si possono trarre dalla ricerca in didattica della matematica avrebbero infatti permesso di produrre un documento effettivamente migliorativo rispetto alle precedenti Indicazioni Nazionali del 2012 che erano frutto di un reale e prolungato lavoro e che, a nostro avviso, portavano avanti un’idea di scuola e di matematica all’avanguardia, che probabilmente avrebbe richiesto ancora lavoro per essere effettivamente attuata in un contesto scolastico ampio.
Ad una lettura attenta delle Nuove Indicazioni Nazionali, relativamente alle discipline STEM e, in particolare, all’insegnamento della matematica nel primo ciclo di istruzione, ci preme discutere il ruolo del “laboratorio” come approccio didattico che porta gli studenti ad essere protagonisti del processo di insegnamento-apprendimento andando essi stessi a dare significato agli oggetti matematici, il laboratorio dovrebbe favorire la discussione, l’uso consapevole di strumenti, il confronto fra pari e con il/la docente.
Nelle Nuove Indicazioni Nazionali il laboratorio viene citato con questa accezione nell’introduzione sull’“Istruzione integrata matematico-scientifica-tecnologica”,dove, in riferimento al laboratorio, le stesse parole delle precedenti Indicazioni vengono riprese per sottolineare il ruolo dello studente che, all’interno del laboratorio, “formula le proprie ipotesi […], progetta e sperimenta, discute e argomenta le proprie scelte, impara a raccogliere dati, […] costruisce significati, porta a conclusioni” (MIUR, 2012, p.49). Per quanto questa attenzione rinnovata al laboratorio ci rassicuri molto, non possiamo fare a meno di notare che nella frase precedente si affermi: “L’approccio laboratoriale, […] è il punto di forza di queste Indicazioni.” Approccio che viene poi annoverato tra gli aspetti innovativi degli obiettivi di apprendimento per le discipline STEM.
La nostra perplessità nasce dal fatto che il laboratorio di matematica nasce molto prima di queste Indicazioni Nazionali e vanta una tradizione consolidata nella didattica della matematica in Italia. Ne troviamo le radici all’inizio del 1900 (Giacardi, 2012) e si è sviluppato ampiamente negli ultimi decenni del secolo scorso e nei primi anni 2000, anche grazie alla matematica e docente Emma Castelnuovo e al grande lavoro di riflessione promosso dall’UMI e dalla CIIM con il progetto “Matematica per il Cittadino”.
Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è dato dalla mancata coerenza di quanto dichiarato nell’introduzione e quanto, di fatto, viene poi proposto nelle pagine successive del documento. Se da un lato si vuole dare l’idea dell’importanza del potenziamento di attività sperimentali e laboratoriali, in realtà il tutto è relegato a dover “giustificare” una cosiddetta interdisciplinarità, il più delle volte solo ed esclusivamente fittizia. Ciò che manca è l’idea di un laboratorio che metta docente e discente davanti a problemi che possano essere affrontati da vari punti di vista e con varie strategie. A nostro avviso gran parte delle ore di insegnamento-apprendimento devono essere dedicate alla manipolazione, all’osservazione, alla discussione tra pari, alla costruzione graduale di concetti, portando a una rimodulazione dei tempi della didattica.
Infine, ci fa piacere leggere che nel paragrafo dedicato all’inclusione si faccia adesso riferimento esplicito a studenti provenienti da contesti migratori, italiano L2, educazione interculturale e “piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti, non solo delle persone con disabilità” (MIM, 2025, p.10). Per progettare le attività personalizzate di ognuno viene suggerito di fare riferimento all’Universal Design for Learning (UDL) che nella prima bozza era solo accennato in merito alle tecnologie. Anche se questi temi avrebbero avuto bisogno di un approfondimento maggiore, specialmente in un periodo storico-sociale come quello attuale, auspichiamo che i temi, così brevemente riportati, rappresentino solo l’inizio di una nuova e più ampia apertura.
Chiara Cateni, Francesca Ricci, Maria Felicia Andriani, Chiara Giberti, Elena Cicognani, Stefania Giansanti















