Parlando di didattica a distanza (DAD), Pietro Di Martino, presidente della CIIM, ci presenta il progetto di Digital Storytelling in matematica.
In questo periodo emergenziale si parla forzatamente molto di DAD, con gli insegnanti di ogni ordine e grado che si sono ritrovati ad inventarsi docenti a distanza, con tutte le difficoltà e i vincoli che questo cambiamento improvviso ha portato dal punto di vista pedagogico, didattico e sociale, oltre che le problematiche connesse alla maggiore o minore competenze tecnologica dei docenti e disponibilità delle dotazioni tecnologiche degli studenti. In una situazione del genere, assistiamo ad uno strano dibattito sul fatto se sia meglio la didattica a distanza o quella in presenza, o comunque se la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza.
Al di là della mia posizione strettamente personale, molto decisa (la questione non si pone nemmeno, non solo la didattica in presenza è semplicemente insostituibile, ma la scuola è presenza al di là della didattica), questo dibattito mi pare strano perché in parte fuori luogo – in questo momento si è costretti a fare didattica a distanza e in condizioni emergenziali – e in parte, anche questa opinione personale, sviluppato in termini modellistici grossolani. Ad esempio, leggo posizioni assolutistiche sui pregi della DAD che non fanno differenza tra indirizzi e soprattutto livelli scolari: ma mi chiedo sarà diverso, non solo in termini di efficacia, ma di gestione o anche realizzabilità, proporre qualcosa a distanza a bambini della primaria rispetto a studenti universitari? Confesso che leggendo alcune di queste prese di posizione sulle mirabili virtù della DAD mi viene in mente la tradizionale barzelletta sui fisici che girava a Matematica quando ero studente, quella del contadino che avendo problemi di produzione di latte nel suo allevamento si rivolge ad una equipe di scienziati guidata da un fisico teorico che, dopo attenti studi, invia un rapporto al contadino: “Consideriamo una mucca sferica immersa nel vuoto…”.
Al netto di quanto appena scritto, penso invece che sia molto opportuno il dibattito su come fare al meglio quello che siamo chiamati a fare in queste condizioni, ma anche, e soprattutto, riflettere sulle potenzialità delle tecnologie, e anche della didattica a distanza, per integrare, migliorare e ripensare alcuni aspetti della didattica in presenza. Studi specifici su questa tematica hanno una consolidata tradizione nell’ambito della ricerca in didattica della matematica e, cosa più importante, sono stati impostati prima e al di là dell’emergenza.
Uno dei più recenti e interessanti, sviluppato da una equipe importante di ricercatori e docenti italiani, è il progetto “Digital Interactive Storytelling in Matematica” coordinato da Giovanna Albano dell’Università di Salerno, che da molti anni si occupa di studiare le potenzialità delle nuove tecnologie per l’insegnamento della matematica. Responsabili scientifici del progetto, oltre a Giovanna Albano, sono Maria Polo (Università di Cagliari) e Giuseppe Fiorentino (Accademia Navale di Livorno).
Il progetto, nato in ambiente digitale e sperimentato su piattaforma online sia in presenza (in orario scolastico) sia a distanza (in orario extra-scolastico), come detto ha un suo valore assoluto nella ricerca in didattica della matematica, ma può anche certamente dare spunti per questa fase emergenziale nella quale la DAD è una necessità.
Iniziamo dicendo che per gli insegnanti interessati, il progetto ha un suo sito web in italiano:
con indicazioni riguardo alla metodologia del Digital Interactive Storytelling in Matematica e un esempio di applicazione a livello di biennio della scuola secondaria di secondo grado. Il prototipo sperimentato è modulabile a diversi livelli di scolarità e, nel sito, si trovano suggerimenti per i docenti che vogliono provare questa esperienza usando il prototipo presentato o sviluppando ulteriori e nuovi DIST-M. La sezione “Contattaci” permette di interagire con il gruppo di ricerca per chiarimenti, commenti e richieste di collaborazione.
Lo studio, sviluppato all’interno di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) finanziato nel 2017, ha esplorato le potenzialità dello storytelling digitale interattivo in ambito matematico (DIST-M), sviluppando le sperimentazioni, per ora, a livello di primo biennio di scuola secondaria di secondo grado. L’ambizione è quella di studiare anche le potenzialità di un tale approccio per altri livelli scolari, sia precedenti che successivi (una prima sperimentazione a livello di classe quinta della scuola primaria è stata portata avanti).
L’idea di fondo è quella da una parte di usare le tecnologie per coinvolgere lo studente nella storia e farlo interagire con gli altri compagni di squadra; dall’altra di creare situazioni problematiche (matematiche) con la quale lo studente-protagonista si trova a dover fare i conti durante il racconto. In un certo senso, lo studente si trova a dover risolvere problemi che riguardano il suo personaggio. Sulla base di un canovaccio predisposto dall’insegnante, gli studenti diventano dunque protagonisti di una storia che essi stessi contribuiscono a creare, anche attraverso le scelte fatte nelle situazioni problematiche che incontrano e l’interazione con i compagni di squadra. In un’ottica di cooperative learning matematico, i ruoli sono stati pensati con molta attenzione rispetto agli obiettivi formativi più importanti come quelli legati al lavoro sull’argomentazione – per questo sono previsti: il boss (con ruolo di coordinamento), il blogger (la memoria), la peste (il pensiero critico), il promoter (l’intuizione), il guru (la conoscenza) – e allo stesso tempo è prevista la rotazione dei ruoli durante la storia.
L’obiettivo principale è quello di permettere, attraverso il DIST-M, il coinvolgimento attivo di ogni studente, che si trova a pensare ed agire come un personaggio della storia, con un proprio ruolo. D’altra parte, è il gruppo intero ad essere protagonista della narrazione e delle sfide matematiche proposte, dunque ogni partecipante ha un ruolo e può dare il proprio contributo, allo stesso tempo può essere supportato e si deve confrontare con i propri pari, in un’ottica non solo inclusiva, ma di promozione di competenze comunicative in ambito matematico.
Anche dal punto di vista delle specifiche richieste matematiche sono previsti diversi passaggi e dunque coinvolgimenti di natura diversa: dall’esplorazione di una situazione problematica, alla formulazione di una congettura, fino ai primi tentativi di dimostrazione.
L’uso delle tecnologie nel progetto è funzionale anche alla fase di documentazione e riflessione, di feedback asincrono da parte dell’insegnante e permette di adattare e personalizzare l’attività in base a esigenze e tempi diversi, così come di valorizzare ciò che ogni studente produce per sé e per gli altri.
Pietro Di Martino