Riproponiamo tradotta un’intervista pubblicata sulla Newsletter delle European Women In Mathematics – issue 29, 2017 di Anna Maria Cherubini e Francesca Arici. Traduzione di Elena Toscano. Ma leggete anche gli altri articoli della Newsletter, sono molto interessanti!
Maryna Viazovska ha conseguito un dottorato a Bonn nel 2013 e ha svolto un post-doc presso la Berlin Mathematical School e l’Università Humboldt di Berlino. È stata Minerva Distinguished Visitor a Princeton e attualmente è Full Professor presso l’École Polytechnique Fédérale di Lausanne. Maryna ha ricevuto il Clay Research Award e il SASTRA Ramanujan Prize per il suo lavoro sull’impacchettamento delle sfere e le forme modulari e il Premio New Horizon in Matematica 2018.
Come spiegheresti la tua ricerca a un non specialista?
Come spiego la mia ricerca dipende dalla persona con cui sto parlando. Qualcuno che non è uno specialista in matematica è probabilmente uno specialista in qualcos’altro ed è sempre più facile spiegare qualcosa quando sai a cosa è interessato il tuo interlocutore.
La mia esperienza è che le persone ricordano molto poco della matematica che hanno imparato a scuola e che parlare di matematica, di solito, non è un modo valido per entrare in contatto con esse. D’altra parte, è diverso quando si tratta di scienziati che lavorano in altre scienze: molti dei miei amici lavorano per esempio come programmatori. Le persone che lavorano nell’IT non fanno matematica accademica, ma ne sanno parecchia, quindi è facile spiegare loro qualcosa.
Ora spiega la tua ricerca ai lettori della newsletter EWM
Penso a me stessa come a una teorica dei numeri, il che significa che i problemi sui quali lavoro sono abitualmente problemi di teoria dei numeri. Più specificamente, la mia area di specializzazione è quella delle forme automorfe.
Ciò che cerco di fare non è sviluppare la teoria delle forme automorfe ma, piuttosto, cercare applicazioni interessanti. Queste includono la teoria delle curve ellittiche e, attraverso le curve ellittiche, vi è una connessione con le equazioni diofantee e con i risultati di razionalità.
Un’altra direzione in cui lavoro sono le connessioni tra forme automorfe e analisi di Fourier.
Recentemente hai ricevuto il Clay Research Award: puoi dirci qualcosa sui problemi d’impacchettamento delle sfere e sui tuoi risultati?
Il nome “impacchettamento delle sfere” parla da solo: si tratta del problema di impacchettare palle d-dimensionali di dimensioni uguali nello spazio euclideo d-dimensionale ed è uno dei problemi classici di geometria. Risulta che nelle dimensioni 8 e 24 questo problema ha una soluzione particolarmente carina e questa soluzione non è geometrica o combinatoria ma deriva dall’analisi armonica nello spazio euclideo. Questo è il motivo per cui mi sono interessata a questo problema e ho trovato questa soluzione.
Puoi dirci qualcosa sulla tua storia? Quando hai deciso che saresti stata una matematica e perché?
La mia strada è stata abbastanza piana. A Kiev, ho frequentato una scuola in cui c’era un curriculum speciale orientato alle scienze naturali e sono stato coinvolta nelle olimpiadi della matematica e altre attività simili. Quando è arrivato il momento di decidere in quale università avrei voluto studiare, è stato abbastanza naturale per me studiare matematica.
Mi sono laureata a Kiev e alla fine del mio corso di laurea ho realizzato che non ero più tanto interessata alle competizioni matematiche, ma mi sono resa conto che anche la ricerca matematica era molto interessante.
Per la mia specializzazione post-laurea mi sono trasferita in Germania, a Kaiserslautern, e poi ho conseguito il dottorato a Bonn.
Un’altra cosa relativa al perché ho deciso di diventare una matematica. Ricordo che, quando ero una studentessa delle superiori leggevo un libro di fantascienza, in cui il personaggio principale era un matematico che aveva trovato nuovi modi per risolvere equazioni differenziali.
La parte più intrigante è stata l’inizio: un matematico tiene una conferenza all’università, si presentano alcuni studenti e alcuni colleghi e tutto è come al solito. Dopo la conferenza, una strana persona va a parlargli. Si scopre che questa persona è un robot inviato sulla Terra da una qualche civiltà superiore con il compito di prendersi cura di qualunque cosa accada lì.
Sfortunatamente, non sta facendo molto bene il suo lavoro. È un robot gentile che sta cercando di fare del suo meglio ma non può prevedere le conseguenze delle sue decisioni. Può controllare molte cose ma non può prevederne le conseguenze a lungo termine. Il matematico, d’altra parte, ha scoperto un modo per predire il comportamento di soluzioni di equazioni differenziali caotiche.
Questa è stata la parte più interessante del libro e ciò che ricordo ancora a riguardo. Mi ha fatto pensare che essere un matematico non fosse una cattiva idea: immagina di poter calcolare e prevedere le conseguenze delle nostre azioni, sarebbe fantastico. Ovviamente, da un punto di vista matematico, è troppo ingenuo e non ti aspetti di avere strumenti matematici come questo ma comunque l’intera storia è risultata molto affascinante.
Hai un sogno? Qualche problema particolare che sogni di risolvere ora?
Il mio sogno matematico sarebbe quello di risolvere un problema a cui nessuno ha pensato. Sai come si dice: i bravi matematici possono raggiungere l’obiettivo che tutti vedono, è il genio che può raggiungere l’obiettivo che nessuno può vedere.
Questo è esattamente ciò che trovo più stimolante nella storia della matematica: non quando qualcuno risolve una congettura di vecchia data, ma quando qualcuno scopre una direzione completamente nuova o fenomeni del tutto nuovi ai quali nessuno aveva mai pensato prima.
Pensa a quando Grothendieck ha riscoperto la geometria algebrica e l’ha messa in un ambiente completamente nuovo o pensa alla scoperta dei frattali: nella matematica che esisteva prima semplicemente non c’era spazio per oggetti come questi. Scoperte come queste cambiano davvero la matematica e il modo in cui pensiamo alla matematica stessa.
Hai altre passioni oltre alla matematica?
Ho un figlio di 8 anni e lui è una grande parte della mia vita. Quindi trascorro il mio tempo tra la matematica e la mia famiglia.
Sarai una delle relatrici dell’Assemblea Generale dell’EWM il prossimo anno: qual è il tuo punto di vista sul tema delle donne nelle scienze e in particolare in matematica?
Le donne sono ancora in qualche modo una minoranza in matematica e non sembra che i numeri siano corretti. Ritengo che uno dei motivi di ciò risieda nei pregiudizi che le persone hanno.
La mentalità diffusa presso i genitori è che i ragazzi siano bravi nella scienza e le ragazze siano brave in qualcos’altro. Trovo che questo atteggiamento sia molto dannoso: quando i giovani scelgono una carriera per il loro futuro, non stanno davvero scegliendo tra tutte le possibilità che hanno e non trovano ciò che possono fare meglio.
È divertente, sento giovani genitori come me dire cose come “gli scacchi vanno bene per i ragazzi”. Perché? Gli scacchi vanno bene per entrambi, ragazzi e ragazze, purché li amino. Se il tuo bambino è un ragazzo non significa che sarà bravo a scacchi e anche il viceversa non è vero.
Un’altra cosa che sicuramente svolge un ruolo non trascurabile è il fatto che le regole del gioco per i giovani scienziati non sono molto favorevoli alla famiglia. Molte donne che decidono di lasciare la carriera accademica lo fanno quando hanno una famiglia e si rendono conto che non possono spostarsi con facilità. Il periodo post-doc spesso richiede che ci si sposti da un paese all’altro. Per chi ha una famiglia, soprattutto bambini, ciò è molto complesso. Penso spesso che una politica favorevole alle famiglie gioverebbe non solo alle donne ma anche agli uomini che sono nel mondo accademico e ai giovani che vogliono intraprendere una carriera scientifica.
Ho letto diversi studi su come studenti di dottorato e post-doc soffrano di depressione. Come puoi non soffrire di depressione se devi muoverti ogni due anni e tutte le tue relazioni personali sono danneggiate da questo? È forse a questo punto che le donne decidono di compromettere la loro carriera e scelgono di stare con la loro famiglia.
Ma è un problema complesso e non è chiaro come sarebbe possibile risolverlo nel modo giusto.
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