Pin It

Dal 17 al 28 giugno 2019, presso la sede di Coppito del DISIM (Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione e Matematica) dell’Università degli Studi dell’Aquila, si è svolta la seconda edizione del PinKamp, un evento tutto al femminile volto ad avvicinare le ragazze delle scuole superiori verso il panorama delle discipline “STEM” (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Matteo Colangeli e Margherita, Lelli Chiesa, RTDb presso l’Università dell’Aquila, i due matematici del team PinKamp, hanno scritto questo reportage per MaddMaths!

Il format dell’evento ha previsto la partecipazione (e, per alcune, anche il soggiorno presso strutture dedicate) di circa 50 ragazze provenienti dal Centro Italia. Antinisca Di Marco (professoressa associata presso il DISIM a capo del comitato organizzatore del PinKamp) spiega gli obiettivi dell’iniziativa: “Con il PinKamp si è voluto incentivare le ragazze ad iscriversi a corsi di laurea di matematica, informatica e ingegneria informatica (di)mostrando loro che sono capaci in tali materie. I motivi fondamentali del PinKamp sono due: il primo è rompere lo stereotipo che le materie STEM sono roba per ragazzi: quando le ragazze si impegnano nello studiare queste materie sono più brave e creative dei ragazzi stessi; il secondo è perché con la trasformazione digitale, il mondo del lavoro sta cambiando sempre più (basti pensare che quando  “industria 4.0” avrà terminato la sua affermazione, la figura di operaio scomparirà e sarà sostituita da una figura specializzata, altamente formata, come quella dell’ingegnere) e già oggi il mercato del lavoro richiede più laureati specializzati in materie STEM di quanti riusciamo a formare. Attrarre le ragazze ha il triplice scopo di:

– ridurre la segregazione di genere spostandole da ruoli di cura (medico, insegnante, psicologo, etc.) a ruoli più creativi e tecnologici e quindi tendere ad una presenza femminile maggiore nel mondo STEM;

– formare le donne per il lavoro dell’immediato futuro, andando a coprire l’attuale mancanza di esperti nelle materie STEM che il mercato del lavoro chiede ogni giorno di più;

– garantire la presenza femminile nella trasformazione digitale che si sta attuando permettendo loro di dare un contributo fattivo al mondo (non solo del lavoro) del domani, diventando attriciprincipali e non  spettatici passivedella rivoluzione industriale e soprattutto della quotidianità che sta in atto ormai da diversi anni.

Noi donne non possiamo permetterci ancora una volta di essere messe da parte nelle decisioni fondamentali del futuro, autoescludendoci perché c’è la convinzione che non siamo capaci o adeguate alle tematiche relative alla digitalizzazione.”

Le discipline STEM sono state presentate in un contesto dinamico e piacevole, con numerose attività (lezioni frontali, esercitazioni, laboratori di soft-skills, testimonianze di donne affermate nella realtà scientifica internazionale) durante le quali le ragazze sono state guidate da un gruppetto di tutors molto motivati, tutti studenti del DISIM.

 

Il programma si è incentrato su una didattica integrata che è riuscita a fondere i tre cuori del DISIM: matematica, informatica e ingegneria dell’informazione. Le lezioni e i laboratori hanno voluto fornire le conoscenze e gli strumenti necessari affinché le pinkampers, suddivise in dieci gruppi, potessero realizzare e portare a termine in sole due settimane progetti basati su tre diverse tecnologie: realtà virtuale, robotica e droni. In tal modo le ragazze hanno potuto esprimere la propria inventiva e le proprie doti creative e sviluppare al contempo abilità a lavorare in squadra e di presentazione. A ciascun team è stato richiesto di inventare e mettere in scena una “storia” che interpretasse con originalità i contenuti scientifici e tecnologici appresi.

Questo aspetto, legato alla partecipazione attiva delle ragazze alla realizzazione dei tre progetti sopra elencati, è stato probabilmente la ragione del successo di questa edizione. L’obiettivo era quello di permettere alle pinkampers di scoprire il lato “operativo” e, probabilmente, data la loro giovane età, anche più divertente delle discipline STEM.

Nell’evento pubblico conclusivo del PinKamp “We Dreamed of it, We did it” le ragazze hanno illustrato tali storie dinanzi ad una giuria composta da Elena Grifoni Winters (ESA), Dajana Cassioli (IEEE WiE), Anna Guerrieri (UNIVAQ), Valentina Valleriani (TerreMutate), Stefano Valentini (studente UNIVAQ). L’evento è stato comprensivo di una tavola rotonda cui hanno partecipato i rappresentanti dei tre sindacati finanziatori del PinKamp:  Susanna Camusso (CGIL), Sonia Ostrica (UIL) eLiliana Ocmin(CISL). Alla premiazione finale ha assistito un pubblico foltissimo e variegato costituito da molti docenti dell’ateneo, le famiglie delle studentesse, i professori delle scuole superiori.

Laura Tarantino (professoressa associata presso il DISIM a capo del comitato organizzatore del PinKamp) commenta così l’evento finale: “Se per le Pinkampers l’evento finale del 28 giugno ha rappresentato il punto di arrivo di una esperienza sia emotivamente che intellettualmente intensa, durata 15 giorni, per noi docenti dello staff organizzativo ha rappresentato anche il punto di arrivo di diversi mesi di lavoro e di impegno in un progetto innovativo (quasi una scommessa) che racchiudeva in sé sia il contributo ad una causa culturalmente e socialmente rilevante di cui abbiamo sentito la responsabilità morale e intellettuale, che una sperimentazione didattica. L’entusiasmo e la passione che le ragazze hanno mostrato nelle loro presentazioni hanno rappresentato il premio per la nostra passione nella causa; l’originalità dei progetti, la capacità di riutilizzare in pratica le conoscenze teoriche che erano state loro fornite e la consapevolezza tecnica e scientifica raggiunta e mostrata nello loro esposizioni sono state il premio per l’impegno che abbiamo posto nella progettazione della sperimentazione didattica e sono state tra le soddisfazioni maggiori che un docente possa sperare di avere. Può avere un sapore molto nerd, ma è un’emozione vedere ragazze di 16/17 anni che sentono l’esigenza espositivadi raccontare i loro risultati non soltanto dalla prospettiva concreta di “quello che lo strumento fa” ma anche dalla prospettiva astratta della modellizzazione matematica, fisica, informatica, ricorrendo a derivate, integrali, e schemi di controllo a controreazione per descrivere il comportamento di un drone, o a grafi di flusso per rappresentare il comportamento di un robot, o ai grafi per modellare l’esplorazione di uno spazio in realtà virtuale. Da docente, è stato per me emozionante anche immaginare l’emozione dei colleghi e delle colleghe che nelle lezioni teoriche avevano trasmesso loro queste conoscenze e che hanno potuto constatare quanto e quanto a proposito erano state trasferite nei loro progetti. Non credo possa esserci soddisfazione più grande per chi dedica la propria vita alla formazione e alla trasmissione della cultura.”

Che ruolo ha rivestito la matematica in questa manifestazione?  È stata una grande protagonista! Le Pinkampers sono state esposte ad argomenti di matematica teorica profondi e complessi. Già il primo giorno la professoressa Anna Guerrieri del DISIM ha introdotto la logica matematica richiamando le sue origini storiche. La lezione si è incentrata sulle tabelle di verità, utilizzate per determinare la veridicità o meno di una proposizione, una volta attribuiti i valori di verità alle sottoproposizioni che la compongono.Sono stati poi illustrati i tre diversi tipi di dimostrazione esistenti in matematica: diretta, contronominale e per assurdo. Ecco le parole di Anna Guerrieri: “Sono stata coinvolta nel PinKamp in due fasi. Prima di tutto ho avuto il piacere di insegnare un modulo dedicato alle prime nozioni di Logica e poi ho fatto parte cella Commissione che ha giudicato il lavoro prodotto dalle squadre delle ragazze. Era la prima volta che venivo coinvolta in un’esperienza di questo genere, dedicata interamente a delle ragazze ed ero molto curiosa. Desideravo capire se fosse la strada giusta per innescare quel cambiamento così necessario per quel che riguarda l’equilibrio di genere nelle materie tecnologiche e scientifiche. Entrambe le volte sono rimasta profondamente colpita dall’attenzione, dall’entusiasmo, dalla determinazione delle studentesse. La loro voglia di essere lì, di fare quel che facevano, di mettersi alla prova, di partecipare e di scoprire le storie delle donne nella matematica, nell’informatica e nell’ingegneria era palpabile. Direi che era bollente. Hanno partecipato alla lezione con passione e con la stessa passione hanno presentato i loro progetti alla commissione giudicatrice. Si sono confrontate con aree quali la realtà virtuale, la robotica e i droni. Hanno lavorato in squadra, hanno saputo dividersi i compiti ed hanno cercato modalità di presentazione accattivanti e innovative. Più di questo, hanno proposto progetti che congiungevano utilità sociale, tecnologia e teoria. Da matematica e da algebrista sono rimasta impressionata da come ragazze di 16/17 anni avessero nell’arco di due settimane appreso elementi di geometrie non euclidee, di analisi, di teoria dei grafi, di algebra. Per loro era prioritario spiegare i concetti matematici che sottostavano ai loro progetti. Guardarle è stato affascinante e coinvolgente. Mi ha colpito più di un progetto, ad esempio quello che usava la realtà virtuale per aiutare a superare le proprie paure, oppure quello che prevedeva delle guide robotiche per i musei adattandosi ad adulti o bambini. Ogni progetto richiedeva perizia e cura e non era affatto scontato vedere l’expertise che avevano dovuto acquisire per guidare con competenza i droni. 

In conclusione, per me è stato un reale onore essere coinvolta ed ho davvero sentito l’importanza di quanto si stava facendo. L’Università con il PinKamp si rivolge al territorio, alle persone più giovani per fare una reale differenza socio-culturale”

 Nei giorni successivi Giuseppe Pipoli (ricercatore a tempo determinato di tipo A del DISIM) e Barbara Nelli (professoressa ordinaria e presidentessa del CAD di Matematica presso il DISIM) hanno parlato di geometrie non euclidee. Questo argomento si presentava come il filo conduttore dei progetti sulla realtà virtuale. La geometria insegnata a scuola si basa sui postulati di Euclide. In particolare, il V postulato di Euclide afferma che in un piano, data una retta r e un punto P non appartenente ad r, esiste un’unica retta passante per P e parallela a r. Molte sono le conseguenze di questo postulato, come ad esempio il fatto che la somma degli angoli di ogni triangolo sia 180 gradi e che la strada più corta per andare da un punto A ad un punto B sia quella data dal percorrere la retta congiungente A e B. Negando il V postulato di Euclide si costruiscono geometrie diverse, dette non euclidee, in cui la somma degli angoli di un triangolo è sempre minore di 180 gradi (geometria iperbolica) o sempre maggiore di 180 gradi (geometria ellittica). Nelle geometrie non euclidee si sostituisce il piano con un diverso modello. Per la geometria ellittica invece del piano si considera la superficie di una sfera: questo argomento è apparso molto attuale a tutti noi organizzatori visto il rifiorire in tempi molto recenti di teorie anacronistiche e non-scientifiche quali il terrapiattismo! Il modello per la geometria iperbolica è invece il cosiddetto piano iperbolico. Se ci mettiamo sulla sfera o sul piano iperbolico, quale è la strada più corta per arrivare da un punto A ad un punto B? Nelle lezioni teoriche si è risposto a questa e a molte altre domande.

Ma cosa hanno a che fare le geometrie non euclidee con la realtà virtuale? Il programma prevedeva l’uso di Unity 3D, un motore grafico multipiattaforma che rende possibile la realizzazione di videogiochi 3D e altri contenuti interattivi, per simulare passeggiate in mondi non euclidei. In rete sono reperibili interessanti video di questo tipo: https://www.youtube.com/watch?v=MTfviv_aZYI

Le Pinkampers hanno sviluppato questo progetto con grande fantasia e originalità, simulando chi una passeggiata nel mondo della Divina Commedia dantesca e chi l’esplorazione di stanze che nascondono le proprie paure. I risultati hanno superato ogni possibile aspettativa! Di cosa sono stati frutto? Dell’entusiasmo e determinazione di 50 ragazze molto giovani, e del lavoro congiunto di un dipartimento che ha creduto nella necessità di avvicinare tali ragazze al mondo universitario delle discipline STEM ad un’età (16 anni in media) in cui parlare di orientamento potrebbe sembrare prematuro. La scommessa è stata sicuramente vinta e….ci si prepara già per la terza edizione!

Pin It
This website uses the awesome plugin.