Nicola Ciccoli ha letto il libro di Sabine Hossenfelder “Sedotti dalla matematica” e ci racconta di cosa parla.
Ci siamo abituati, negli ultimi anni, a sentir parlare di bellezza in ambito scientifico. Una categoria estetica che fino a pochi anni fa molti pensavano confinata all’ambito artistico ha ora contagiato le scienze. Anche a ragione. Così, non è più raro imbattersi in sondaggi alla ricerca della formula più bella o del teorema più elegante. Riferimento costante l’Apologia del Matematico di Hardy: “Gli schemi di un matematico, come quelli di un pittore o del poeta, devono essere belli: le idee, come i colori o le parole devono combinarsi assieme in maniera armoniosa. La bellezza è il primo test: non c’è posto permanente in questo mondo per la matematica brutta. Non è il solo a pensarla così. Da Paul Erdos che dice: Perché i numeri sono belli? È come chiedere perché la Nona Sinfonia di Bethoven sia bella. Se tu non capisci il perché, non te lo può dire qualcun altro. Io so che i numeri sono belli. Se non fossero belli niente lo sarebbe, a Bertrand Russel che proclama: La Matematica, se vista correttamente, possiede non solo verità, ma una suprema bellezza – una bellezza fredda e austera. A Herman Weyl che del suo lavoro diceva: ho sempre cercato di unire verità e bellezza; ma quando ho dovuto scegliere tra le due ho abitualmente scelto la bellezza. Non stupisce, dunque, che esista un libro come quello di S.Lang, The Beauty of Doing Mathematics, Springer-Verlag, (1985) e che il filosofo della scienza Carlo Cellucci abbia dedicato varie pagine del suo lavoro a questo tema, concludendo in Mathematical beauty, under standing and discovery, Foundations of Science 20, 339-355 (2015), che La bellezza in Matematica può avere un ruolo nel contesto della scoperta, perché ci può guidare nel selezionare quali ipotesi considerare e quali scartare.
Questo lungo preambolo sul rapporto tra matematica e bellezza porta dritti alla domanda: vale lo stesso criterio estetico anche per altre discipline scientifiche? E con quali conseguenze? Sabine Hossenfelder, nel suo “Sedotti dalla matematica” si è posta il problema per la fisica teorica e la sua risposta potrebbe non piacervi affatto. In breve, dal suo punto di vista, la fascinazione per le teorie belle è il problema della attuale ricerca in fisica teorica. E la ricerca dell’uso di matematica bella finisce per guidare i fisici teorici in direzioni poco produttive. Eufemismo: la fisica teorica contemporanea è, a detta di molti, in una situazione di stallo. Teoria delle stringhe, Supersimmetria, Teorie del Tutto; raffinate costruzioni che restano, per motivi diversi, largamente prive di riscontri sperimentali. A questo contribuisce, non poco, la frenesia della popolarità e delle pubblicazioni. Quando per l’anomalia di doppio fotone o per i neutrini superluminali, effetti che si sono dimostrati esseri semplici errori strumentali, sono state proposte centinaia di differenti spiegazioni teoriche, resta forte il dubbio che qualcosa non funzioni come dovrebbe. Quanto di questo stallo è dovuto alla seduzione della matematica bella? In questo libro, molto ben scritto, l’autrice ci guida in un dettagliato tour attraverso gli usi e gli abusi dei criteri estetici in fisica teorica, assai frequentemente guidati da una esigenza matematica poco attenta alle esigenze del reale. Dalla teoria delle particelle elementari alla cosmologia, molte delle attuali spiegazioni teoriche delle maggiori incongruenze fanno uso di una matematica sofisticatissima ma sembrano, spesso, limitarsi a spostare il problema dietro multiversi, materie oscure, inflazioni e nuove particelle.
Da matematico, geometra, che ha spesso collaborato con fisici teorici non mi sento di darle completamente torto. Troppo spesso ho letto lavori che cercavano di giustificare la loro necessità ai matematici con mirabolanti promesse di fisica e cercavano di derivare la loro fisica gonfiando la loro forza matematica. Non riuscendo, spesso, né nell’uno né nell’altro intento. Credo quindi che questa lettura sia importante, forse essenziale per chi mantiene una visione un po’ ingenua della scienza come magnifica sorte e progressiva dell’umanità.
Va detto, però, che trovo la posizione di Sabine Hossenfelder non completamente condivisibile. L’assunto che pone nelle prime pagine, che identifica l’esperienza estetica come un fatto principalmente soggettivo, non regge ad un’analisi più attenta. Possono darsi, e sono stati dati, criteri oggettivi che concorrono a spiegare quali teorie scientifiche si possano considerare belle (maggior grado di simmetria, minor numero di assiomi, ecc…). La sua analisi andrebbe forse corroborata da una riflessione più profonda su ciò che intendiamo per bellezza nella scienza fisica. Al tempo stesso la sua lucida analisi delle distorsioni cognitive che mantengono una comunità scientifica inchiodata ai suoi pregiudizi dovrebbe essere lettura obbligatoria anche per tutti quei matematici convinti che basti dimostrare che un teorema è vero per porsi al riparo da ogni dubbio filosofico.
La parabola del libro, che non si chiude con una risposta rassicurante ma con molte domande, la condivido, però, in pieno. Iniziamo oggi forse a riflettere sul danno che abbiamo fatto buttando, assieme all’acqua sporca di tanta filosofia ambigua e ombelicale, il bambino della riflessione epistemologica profonda sul significato della scienza. Forse non è tanto in discussione quanto un eccesso di matematica astratta possa aver nociuto alla fisica, ma quanto lo abbia fatto la scarsa riflessione sul perché e come facciamo scienza.
Pur non condividendo le idee della autrice ho trovato questa lettura molto utile, se non addirittura necessaria. E parafrasando un famoso motto del ’68, se non saremo noi a occuparci di filosofia della scienza sarà presto la filosofia della scienza a doversi occupare di noi.
Nicola Ciccoli
Sabine Hossenfelder, Sedotti dalla matematica. Come la bellezza ha portato i fisici fuori strada.
con Prefazione di Carlo Rovelli
Traduzione Giuseppe Bozzi
Raffaello Cortina Editore
Collana Scienza e Idee vol. 311
Ottobre 2019
Anch’io ho letto il libro e non essendo un addetto ai lavori, ma un appassionato di fisica mi sono piaciute le varie interviste per i dati nei vari settori che sono riportati. Le mie povere conoscenze matematiche non possono giudicare realmente lo stato delle cose, ma sono convinto che il “copia” “incolla” possa produrre nel tempo un’aspetto di appiattimento nella ricerca perchè in fisica come in altre discipline per fare realmente dei passi in avanti non si deve essere vincolati ai limiti di dover pubblicare ogni anno dei validi articoli nel proprio ambito di ricerca. Gli autentici ricercatori NON dovrebbero avere questi limiti, ma al massimo una verifica del lavoro prodotto in cinque anni secondo la disciplina.
Anche io ho letto il libro e condivido le riserve, anzi ne aggiungo un’altra.
L’autrice propone una serie di interviste, nella gran parte di esse chiede l’opinione proprio a quelle persone che hanno condotto la fisica dove è adesso, non di quelle che hanno avanzato dubbi.
(Non capisco peraltro il valore specifico del suo lavoro a questo riguardo.)
Pertanto, mentre la diagnosi sembra valida le proposte che lei avanza per superare lo stallo mi suonano fiacchette e non convincenti.
Il concetto di bellezza è di per sé stesso un po’ ambiguo,tuttavia elementi come simmetria e essenzialità possono rappresentare una guida,anche se precaria,verso nuove scoperte,partendo dall’assunto che il creatore dell’universo si sia servito dell’armonia nella costruzione del mondo. Il libro sviluppa un tema filosofico di grande interesse.
Cellucci, non Celletti
corretto, grazie! r