Le api si rivelano sempre più brave in matematica, in particolare secondo un recente studio [1] condotto da un gruppo di ricerca internazionale australiano-francese, saprebbero associare quantità numeriche a rappresentazioni simboliche, notizia che è stata ripresa da molti siti e giornali (per esempio qui). Tale capacità era stata già stata rilevata in altre specie animali come scimpanzé, pappagalli, piccioni, ma per la prima volta viene documentata la possibilità di addestrare degli insetti, e quindi dei non vertebrati, in tal senso. Maria Mellone commenta per noi questa notizia.
Le abilità numeriche degli animali sono oggetto di studio da diversi decenni. Nel 1997, ad esempio, usciva il testo La Bosse des maths (tradotto in italiano come Il Pallino della matematica) del neuroscienziato francese Stanislas Dehaene che permetteva anche ai non addetti ai lavori di accedere, in maniera semplice e scientificamente rigorosa, a una serie di risultati di ricerca sul funzionamento del cervello animale e umano in attività matematiche di vario tipo. Uno di questi risultati riguardava l’analogia di funzionamento tra cervello umano e animale nell’elaborazione numerica delle quantità approssimate. Questa analogia di funzionamento è sicuramente ragionevole se si pensa quanto possa essere cruciale la capacità di distinguere quale quantità numeriche è maggiore o minore nelle dinamiche di procacciamento del cibo, di difesa o di accoppiamento. Pressioni evoluzionistiche avrebbero quindi permesso l’interiorizzazione della capacità di discriminare quantità numeriche nel cervello di varie specie animali e, in particolare nel cervello umano. Evidentemente però è solo la successiva esposizione/immersione a una data cultura, in particolare a un dato linguaggio sia naturale che matematico, che permette l’acquisizione di competenze addizionali come la rappresentazione simbolica di quantità, l’implementazione di procedure di calcolo, fino a capacità sempre più sofisticate ed evolute. L’attività matematica degli esseri umani richiederebbe quindi la complessa coordinazione di diversi circuiti, come quello di cui parlavamo prima di valutazione approssimata delle quantità, ma anche di quello che permette la gestione di rappresentazioni simboliche. Per quest’ultimo circuito è stata recentemente condivisa l’affascinante ipotesi secondo cui tale circuito sarebbe lo stesso che permette il riconoscimento facciale di altri esseri umani, come i tratti facciali del volto materno, che verrebbe “riciclato” per permettere anche il riconoscimento dei simboli.
Sarebbe allora interessante chiedersi quanto le capacità delle api di associare rappresentazioni simboliche a quantità numeriche possano o meno essere interpretate in un modello di coordinazione più complesso, come quello del cervello umano. In realtà anche nell’ultimissimo studio di cui si parlava all’inizio dell’articolo i ricercatori pur evidenziando le straordinaria capacità di questi insetti di associare simboli a quantità numeriche, osservano anche la loro incapacità di invertire automaticamente tale associazione, mostrando quindi seri limiti di questi simpatici insetti nel gestire la reversibilità delle loro associazione.
Maria Mellone
Riferimenti
[1] Scarlett R. Howard, Aurore Avarguès-Weber, Jair E. Garcia, Andrew D. Greentree, and Adrian G. Dyer, Symbolic representation of numerosity by honeybees (Apis mellifera): matching characters to small quantities, Proceedings of the Royal Society B, Published:05 June 2019, https://doi.org/10.1098/rspb.2019.0238