Scarecrow, dicono gli anglofoni. Parola composta dal verbo to scare (spaventare) e crow (corvo) e quindi simile alla nostra “spaventapasseri”, che ha costruzione e significato quasi identico, anche se fa supporre che dalle nostre parti siano soprattutto i passerotti a far incetta di sementi, mentre nel Regno Unito i più temuti saccheggiatori siano i corvi. Ma è differenza irrisoria, visto che sia dallo spaventapasseri che dallo scarecrow ci si aspetta il medesimo risultato di ordine generale, ovvero che tengano lontano dai campi seminati tutte le razze di uccelli pronti a devastarli.
Seguendo la stessa logica, lo scareDoc dovrebbe essere qualsiasi entità, animata o inanimata, in grado di spaventare il nostro Doc quando si avvicina al frigorifero o alla dispensa: ma visto che una cosa del genere non è reperibile in natura e non è stata neppure ancora inventata, è ovvio che il significato dev’essere tutto un altro. E così è, infatti: se nulla al mondo può tenere Piotr lontano dal cibo ad alto tenore calorico, è pur vero che, al di fuori del contesto alimentare, Doc è spaventabilissimo; è facile condurlo alle soglie del terrore non appena gli si avvicina Rudy con l’aria di chi ha tutte le intenzioni di proporre un problema da risolvere.
A questo punto, avete già tutte le condizioni al contorno: c’è Rudy travestito da spaventapasseri, c’è un’ipotetica mezza intenzione di andare a una festa mascherata travestiti da personaggi del Mago di Oz, c’è tutta una prolusione sui libri della saga, e soprattutto, alla fine, c’è il solito problema che salta fuori, anche se a ben vedere con Spaventapasseri, Leoni, Uomini di Latta e Dorothy quel problema non ha davvero niente a che spartire. Tanto vale ricordarvelo com’è realmente, ovvero così:
Considerate una generica griglia quadrata NxN che va ricoperta con tasselli identici 1×2, con l’accortezza di lasciare un singolo buco unitario (1×1) in ogni riga e in ogni colonna. Per quali valori di N si possono soddisfare le condizioni richieste?
Vi diamo subito un aiuto: per N=1 e N=2 non ci si riesce, mannaggia. Provando e riprovando, però, quel che siamo riusciti a tirar fuori da questo problema lo potete vedere se seguite il link qua sotto:
La soluzione del problema secondo i Rudi Mathematici è pubblicata QUI.
Però valgono sempre le solite regole, ve le ricordate? Se non lo avete ancora affrontato, è più divertente provare a risolvere il problema che correre a leggere la soluzione. Però, dopo che lo avete fatto, sia che lo abbiate risolto o no, quella soluzione andate a leggervela (il link rimanda all’articolo pubblicato sul sito di Le Scienze) perché potrebbe persino capitare che leggendo l’articolo di soluzione troviate altre questioni da risolvere, oppure intercettiate qualche nostra grossa castroneria, o – meglio ancora – scopriate di aver trovato una maniera diversa dalla nostra per venire a capo della questione.
A quel punto, non vi resta che popolare l’area commenti sottostante; così noi capiamo se il problema vi è piaciuto o no, se ci leggete o no, se vi divertite o no, e di conseguenza potremo serenamente lanciarci in un brodo di giuggiole o sprofondare nella disperazione più nera.
il mio contributo al problema:
https://docs.google.com/document/d/1CIRr8C9d701pJaYf1UDMDESl0QY60hRI/edit?usp=sharing&ouid=117564311960738395185&rtpof=true&sd=true