Che poi, a pensarci bene, tutto quanto si riconduce a un mezzo fraintendimento, a un paio di scorciatoie linguistiche spacciate per celebrazioni matematiche. Roba che, se ci sentisse Peano, che di lingua ne voleva fondare una proprio per evitare confusioni, gli verrebbe voglia di prenderci a sganassoni.
Un purista rigoroso (e un po’ antipatico e pignolo) avrebbe gioco facile: «Insomma, si può sapere che diavolo c’entra tre-e-quattordici con pigreco?», sembra di sentirlo bofonchiare «tre virgola quattordici? E quale sarebbe mai il legame tra un noioso razionale come 157/50 e il fantasmagorico pigreco? Il fascino di pigreco risiede nell’imprevedibile e trascendente infinità delle sue cifre dopo la virgola, nel ruolo sublime del numero che appare là dove meno te lo aspetti, altro che solo nel rapporto tra circonferenze e diametro!». E il pignolo, poi, diventa rosso di rabbia se uno accenna che si stava riferendo, a dire il vero, non a 3,14, ma semplicemente a 314: «Ma siamo impazziti? E cosa c’entrerebbe 314 con pigreco? Già non c’entra nulla con 3,14, figuriamoci con pi! Possibile che vi facciate ancora fregare dalle parole? Ma certo, la sciatteria dei pigri fa questo: la corrente a 220 volt la chiamano “due e venti”, perché risparmiano il fiato del bisillabo “cento”, e così 890 diventa facilmente “otto e novanta”, e così anche 314 diventa “tre e quattordici”, e quell’espressione è la stessa che si usa per 3,14: e così la doppia violazione linguistico-matematica finisce con il far assomigliare un austero numero intero come 314 a un ineffabile e indomabile pigreco! Ma siamo diventati tutti matti?»
Sì, lo sappiamo: il pignolo ha ragione. Ha ragione perché la magia di pigreco trascende ogni semplificazione, e davvero è ben più grande e inaspettata dei suoi due primi decimali (guardate questa meraviglia che ha trovato e ci ha mandato il nostro amico Yopenzo, se non ci credete: https://youtu.be/6dTyOl1fmDo?si=aNp_iuC56l0uzk1E). Però i pignoli annoiano, perché la pignoleria è la nemica delle feste. Tutte le feste sono delle scuse, no? A Natale nessuno si preoccupa se il 25 dicembre sia davvero connesso in qualche modo a un evento memorabile da qualche parte in Palestina; nessuno aspetta più il Carnevale perché sa che dal giorno successivo non potrà più mangiar carne per più di un mese. Fosse così, sarebbe strano festeggiare ricorrenze feste create per ricordare eventi luttuosi: ma invece sono importanti anche quelle, perché le feste servono ricordarli, a dare continuità a qualcosa di importante, e nel farlo è giusto festeggiare e brindare con amici e parenti.
E quindi, basta pignolerie. Abbiamo aspettato questo 14 marzo seguendo una scusa flebile, irrisoria, nata dal fatto che negli USA scrivono le date con mese/anno, come “3/14” invece che, più urbanamente, come facciamo noi, “14/3”. Ma ogni scusa è buona, e il “3/14” è diventato prima il “Pi Day”, poi la Giornata Internazionale della Matematica. E se un numero intero come 314 ha tenui parentele con pigreco, figuriamoci quante ne possa avere con una data scritta in maniera illogica; ma chi se ne importa? E se bastano legami tenui, fragili, per lasciar passare una scusa qualsiasi per scatenare un sorriso, perché mai privarsene? E allora, diamine, certo che festeggiamo anche questa strana coincidenza, quella che fa uscire questo RM314 proprio nel mese di marzo. Lo sappiamo, c’era ben una probabilità su dodici che questo avvenisse (niente in confronto alla probabilità che questo nostro giornalino sopravvivesse per 314 numeri) e il giorno di uscita l’abbiamo almeno in parte pilotato (facilitati, in questo, dalla nostra proverbiale attitudine al ritardo), ma alla fine di tutto, eccolo qua: il trecentoquattordicesimo numero della nostra vecchia e-zine esce in pieno Pi Day, e noi abbiamo la scusa per brindare.
E, per una volta, di scuse per brindare ne abbiamo più d’una: e la seconda è particolarmente grossa, almeno nei nostri cuori. Una delle ragioni per cui nella seconda metà del 2024 siamo sembrati sempre molto indaffarati e perfino un po’ distratti è che tutti i tre tapini della redazione erano impegnati nella traduzione di un gran bel libro di giochi matematici. Un libro “grande” anche dal mero significato dimensionale, e pieno di “giochi” nel puro senso di giochi che si possono davvero giocare, anche se di solito per farlo bastano carta e matita. L’autore è Ben Orlin, i traduttori siamo noi (ma ci vantiamo soprattutto di essere stati coloro che hanno preso l’iniziativa di creare una versione italiane del libro) e il titolo è “Giochi Matematici Disegnati Male”. La casa editrice che è stata abbastanza folle da darci retta è Alpha Test; torneremo a parlarne anche nella nostra e-zine (con ogni probabilità, abbastanza a lungo da annoiarvi) ma nel frattempo è già stato pubblicato un lungo articolo di presentazione su Madd-Maths!, che potrebbe già riuscire a togliervi tutte le curiosità in merito (salvo, sperabilmente, la curiosità di leggerlo). Lo trovate qui: Giochi Matematici Disegnati Male.
Lo sappiamo, questa Newsletter è diventata troppo lunga. Allora acceleriamo un po’, e non vi parleremo granché del contenuto di questo RM314: accenneremo solo alla copertina, che ci ha tenuto in ambasce un bel po’, perché non sapevamo quale scegliere tra due opzioni diverse. È poi finita che le abbiamo messe tutte e due, ma non distinte e separate: insieme, perché si mischino, perché raccontino un po’ tutta la filosofia del giornalino, che da parecchi anni è sempre stato così: un po’ confusionario, sfocato, che mischia cose serie e cose sciocche, confondendole e trattandole al limite della decenza. Ma con la consapevolezza, almeno, che possono essere fonte di stupore, meraviglia, e perfino di sfrenato divertimento.
È quasi primavera, gente. Non scordatevi di salutarla con un sorriso; e cercate di essere felici. Bisogna impegnarsi, di questi tempi, lo sappiamo: ma voi provateci sempre, testardamente, spudoratamente.
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Redazione di Rudi Mathematici
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