Intervista con Simone Göttlich, full professor presso la School of Business Informatics and Mathematics dell’Universita di Mannheim (Germania). Intervista a cura di Roberto Natalini, pubblicata sul numero di Aprile di ICIAM Newsletter DIANOIA, traduzione di Francesca Carfora.
Come mai hai deciso di diventare una matematica? Qual è stata l’influenza dei tuoi genitori?
Mia madre (assistente commerciale) voleva che diventassi un banchiere, mentre mio padre (ingegnere elettrico) mi spingeva verso l’informatica. Credo che studiare matematica sia stato un buon compromesso.
Ricordi qualcuno che è stato importante nella tua formazione?
Istintivamente direi la mia maestra delle elementari, una donna molto forte, che scoprì il mio talento per i numeri, e poi il mio professore di matematica delle superiori, che era proprio un tipo fantastico.
Essere donna è stato un problema nello scegliere questa professione? E per la tua carriera?
Onestamente, non ci ho mai pensato.
Qual è il tuo principale interesse in matematica, la direzione principale della tua ricerca?
I miei interessi scientifici sono relativi alla modellizzazione mediante equazioni differenziali, alla simulazione numerica e all’ottimizzazione con applicazioni ai sistemi di produzione, al traffico e al flusso di pedoni, e ad altre applicazioni ingegneristiche.
Potresti individuare il tuo miglior risultato finora, la cosa di cui sei veramente fiera?
Mia figlia! Tutto il resto è ancora in via di sviluppo. Chiedimelo di nuovo tra un paio d’anni.
Sei piuttosto concentrata sulle applicazioni. Come mai sei orientata in questa direzione? E poi, secondo te, c’è una distinzione tra matematica applicata e matematica industriale?
Potrà non essere tipico per un matematico, ma traggo ispirazione dalle applicazioni. Dal mio punto di vista, le applicazioni rappresentano una fonte inesauribile di problemi interessanti, stimolanti ed appassionanti grazie alla loro natura interdisciplinare e varia. La separazione tra matematica applicata e industriale è probabilmente una questione di gusti. La matematica industriale realizza soluzioni software o di consulenza scientifica, mentre la matematica applicata è più rivolta allo sviluppo di un contesto di ricerca relativo a tecniche e metodi emergenti.
Quali sono le principali caratteristiche necessarie per essere un bravo matematico applicato?
Un bravo matematico applicato deve essere curioso, capace di pensiero critico, tenace, di vedute aperte e, infine e soprattutto, un insegnante appassionato.
Riesci ad interagire direttamente con i tuoi partner industriali, o hai bisogno di collaboratori/intermediari che traducano la matematica nelle realizzazioni pratiche?
I contatti industriali possono avere varie forme: progetti per studenti (stages, tesi di laurea), laboratori o progetti di ricerca congiunti. Spesso, il contatto è diretto e quindi richiede una buona capacità comunicativa. E questa, per inciso, è un’ulteriore caratteristica di un bravo matematico applicato.
Come passi il tuo tempo quando non lavori?
Attualmente, cerco di risolvere il problema della gestione della mia vita privata, in cui la principale restrizione è passare più tempo possibile con mia figlia di un anno.
Hai altri interessi o hobbies?
Adoro fare sport. Da ragazza, ero una brava tennista e facevo anche parte di una squadra di pallamano. Ma poi, dopo vari infortuni, sono passata a sport più tranquilli, come la corsa e la bicicletta.
E i tuoi scrittori preferiti?
Il mio scrittore preferito è Ferdinand von Schirach, un avvocato tedesco. È capace di descrivere questioni legali complesse e impegnative in modo affascinante.
Infine, un’ultima domanda di carattere generale. Cosa ti auguri per la matematica nei prossimi anni?
Oggi c’è una certa consapevolezza del ruolo della matematica come tecnologia chiave. Ma abbiamo bisogno di maggiore visibilità e di figure attraenti per le nuove generazioni. Purtroppo, i matematici tendono a sottovalutarsi. Dobbiamo essere più sicuri, più dinamici e probabilmente più entusiasti, soprattutto in pubblico!