Michela Procesi è nata a Roma nel 1973 ed è attualmente ricercatrice in Analisi Matematica presso l’Università Sapienza di Roma. È stata per molti anni ricercatrice di Analisi Matematica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. È figlia del grande matematico Claudio Procesi, attualmente anche vice-presidente della International Mathematical Union. È responsabile del ERC Grant “Hamiltonian PDEs and small divisor problems: a dynamical systems approach”.
Per quale motivo hai deciso di fare matematica? Cosa ti ha fatto passare dalla laurea in fisica al dottorato in matematica?
Ho iniziato l’università con l’idea di fare meccanica statistica, poi dopo un po’ mi sono innamorata della meccanica razionale (al secondo anno) e mi sono accorta che la matematica mi riusciva decisamente meglio…
Allora ho seguito un corso di Degasperis (di sistemi Hamiltonian infinito dimensionali) e ho deciso di dedicarmi alla fisica matematica. A quel punto, per me era più semplice entrare al dottorato a matematica che non a fisica, dato che capivo più l’analisi che la fisica delle particelle.
Qual è il tuo campo di studi?
Studio i sistemi dinamici Hamiltoniani e in particolare le equazioni non-lineari alle derivate parziali che modellizzano la propagazione delle onde nei mezzi.
Qual è il risultato che ti ha dato più soddisfazioni finora?
Forse i due lavori sulle onde nei gruppi di Lie, oppure… quello con mio papà.
A questo punto non posso non farti questa domanda: com’è fare matematica con un cognome importante come il tuo?
Beh all’inizio ero molto attenta a non incappare in sovrapposizioni (per esempio: badavo a non fare esami con persone che avessi già conosciuto tramite mio padre e non aprivo neanche per sbaglio un libro di algebra…). Mi preoccupavano le aspettative delle persone, ma crescendo sono diventata più sicura di me stessa. E’ chiaro che essere la figlia di Procesi ha i suoi vantaggi, se ho un problema di algebra o combinatoria che non riesco a risolvere so dove andare.
Hai un lavoro Procesi & Procesi: mi racconti un po’ com’è lavorare con il proprio padre?!
Avevo un problema che non riuscivo a risolvere e mi era chiaro che dovesse essere esprimibile in termini puramente geometrici o combinatori. Eravamo da soli insieme, in Giappone, e un giorno gliel’ho raccontato. All’inizio pensavamo che fosse semplice ma più ci lavoravamo e più le difficoltà aumentavano… alla fine ci abbiamo messo due anni (e tre articoli) per capire la cosa per bene.
Con mio padre ho sempre parlato molto e volentieri di matematica, quindi ci è venuto naturale collaborare, forse eravamo giusto un po’ insopportabili per i vari parenti perché non smettevamo mai (infatti mia figlia ci faceva il verso)
C’è un risultato scientifico a cui stai puntando, in questo momento?
Questa domanda mi getta in confusione, posso saltare?
D’accordo, ma solo per questa volta. Cosa scegli, Roma o Napoli? Matematicamente intendo …
Uhm… direi Roma.
Come passi il tuo tempo libero? Cosa fai quando non fai matematica?
Passo molto del mio tempo non matematico in cose di pura sussistenza: portare la figlia a scuola-prendere la figlia a scuola- compiti-portare figlia a ginnastica/teatro/medico… -spesa -cucina-cena etc… nel tempo che mi resta amo leggere, disegnare e dipingere, andare a teatro e cucinare.
[Intervista raccolta da Maya Briani]