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Giacomo Nanni è nato a Rimini nel 1971. Ha iniziato a studiare Matematica ma poi ha capito di voler fare il disegnatore di fumetti e illustrazioni. Ha pubblicato diversi libri e ha vinto svariati premi. In questo periodo vive a Parigi.

Leggendo il breve biosketch sul tuo blog (http://www.giacomonanni.com/) colpisce la frase “Non è laureato in matematica”. Da cosa nasce questa esigenza di affermare una negazione?
Ho scritto “Non è laureato in matematica” perché in una scheda biografica che era comparsa su di un portale dedicato al fumetto avevo scritto “ha frequentato il corso di laurea in matematica all’università di Bologna”, cosa che mi sembrava esaustiva dato che ho dato solo gli esami dei primi due anni, ma qualcuno ha dato per scontato che mi fossi laureato e così a scanso di equivoci ho affermato la negazione…lasciando comunque spazio all’immaginazione…come pare! In ogni caso ci tenevo a vantarmi di quei pochi esami!Qual è la tua storia con la Matematica? Dopo la parentesi degli esami dei primi due anni hai chiuso le tue competenze matematiche in un cassetto o emergono, più o meno velatamente, nel tuo lavoro odierno? Come dobbiamo pensare a te? Come a un artista-“matematico mancato”?
È inevitabile che alcune forme mentali poi ritornino quando si tratta di esprimersi creativamente ed è un peccato che l’aspetto creativo della matematica venga abbastanza trascurato finché non ti trovi a studiarla all’università perché ci sono delle esperienze che ti formano nel modo di pensare.
Mi piace a volte pensare a certi passaggi d’inquadratura, per esempio, come a delle trasformazioni e si può pensare a una sequenza in senso combinatorio per esempio.
nanni1.jpgInteressante! Puoi essere più specifico e aiutarmi con un esempio o un caso concreto?
Un primo piano ha un certo significato nel senso che serve a comunicare qualcosa, per esempio l’espressione del personaggio – che potrebbe anche essere inespressiva in sé ma ciò che interessa è il fatto che in quel momento, tu, lettore, lo guardi bene in faccia come faresti con qualcuno di cui ti interessano i pensieri – mentre un campo lungo serve a comunicare qualcos’altro ma, dell’uno e dell’altro in sequenza ci si può servire in molti modi (così come di tutti i generi di inquadratura): è quando li combini in sequenza che acquistano un significato ma, tolta la comunicazione, resta la combinazione!Come ti sei avvicinato al disegno di fumetti e illustrazioni? Già durante la parentesi a Matematica o dopo? E quando hai capito che avresti voluto/potuto farne una professione?
Disegno fin da bambino, come la maggior parte dei disegnatori di fumetti, pare sia una costante. Facevo i fumetti da bambino sui quaderni, riempivo i quaderni con la copertina e tutto, e facevo le serie di quaderni. Poi abbandonata Matematica mi sono messo a fare seriamente dei disegni e poi delle storie.Che differenza c’è – se c’è! – tra fumetto e storia illustrata, forse nella lunghezza o nelle tematiche?
Ecco, è una questione su cui c’è chi sta dibattendo da molti anni senza essere arrivato a una risposta. Ma una differenza io l’ho trovata, benché minima: nel fumetto ci sono più spesso i balloon mentre in una storia illustrata è praticamente impossibile, quindi è una differenza semplice ma fondamentale. Il testo, nel fumetto, è più fortemente legato alle immagini di quanto può sembrare; per contro, esistono sia fumetti che storie illustrate senza testo e, in quell’ambito lì, è molto difficile trovare una distinzione. Inoltre, il fumetto ha con il cinema una certa ‘parentela’ che spesso manca nelle storie illustrate per bambini.

Sei stato autodidatta o hai seguito un “percorso di studi”? Che consigli ti senti di dare a chi vuole seguire le tue orme? C’è un percorso migliore di un altro?
Molto autodidatta! però ho anche studiato “Disegno animato e fumetto” alla “Scuola del Libro” di Urbino.
Uno che vuol seguire le mie orme dovrebbe sbagliare tutto come ho fatto io tante volte, ma uscirne sempre con molta fortuna senza le ossa troppo rotte, comunque non consiglio a nessuno di disegnare fumetti, meglio l’illustrazione pura e semplice (solo disegno senza storia n.d.i.) che è più remunerativa. Si lavora meglio nel campo dell’editoria: quotidiani, riviste, copertine e altro. Riguardo al percorso di studi da seguire, ci sono molte buone scuole per l’illustrazione, consiglio di farne una e poi mandare disegni ovunque appena si è sicuri di quel che si fa, scegliendo bene a chi indirizzarli a seconda delle proprie inclinazioni.

A proposito del tuo “processo creativo”, scrivi da solo le sceneggiature delle tue storie illustrate? “Concepisci” prima la trama o il disegno?
Fino ad ora ho sempre scritto le storie dei libri che ho pubblicato, anche se ho fatto qualche storia breve in collaborazione con qualche amico fidato. In genere però ho sempre lavorato da solo e concepisco prima la trama, anche se la trama non è la caratteristica principale delle cose che ho fatto finora.
Ma ora sto lavorando a un libro su Casanova e mi sto concentrando di più sulla storia perché è già scritta, il testo originale è il suo libro intitolato “Storia della mia fuga dalle prigioni della Repubblica di Venezia chiamate i Piombi”. Il fumetto è una sorta di biografia illustrata sui 15 mesi che ha passato nella prigione di Venezia quando aveva 30 anni.

Da profana vorrei comprendere un po’ di più sulle tue opere? puoi darmi qualche dettaglio sulle tecniche che usi?
Uso molto il computer ultimamente. Disegno direttamente con la tavoletta grafica
quindi per il bianco e nero, per esempio, posso utilizzare anche dei pattern o texture per ottenere delle tonalità di grigio, invece per i colori posso usare una palette che è una combinazione dei colori primari nelle loro gradazioni anche secondarie. Il computer, per esempio, mi permette di utilizzare dei colori che sono precisamente giallo al 50% + magenta 100% o giallo e nero al 50% che danno un grigio-verdino bellissimo! In generale però cerco di usare meno gradazioni possibili e, se possibile, solo i colori primari. Il problema è che teoricamente un programma di colorazione ti offre una gamma praticamente infinita di sfumature impossibile da gestire!

Hai pubblicato volumi anche in Francia e vivi a Parigi, è una scelta professionale? c’è un ambiente più fecondo e stimolante per un disegnatore rispetto all’Italia?
È molto stimolante anche l’Italia ma qui c’è un mercato un poco più vasto che permette anche a realtà meno forti economicamente di sopravvivere più dignitosamente e non come dei ‘profughi della cultura’, cosa che in Italia è sempre più frequente. Penso di restare a Parigi per due annetti.

Allora grazie e bonne chance!

(Intervista a cura di Elena Toscano)

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