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Le reti terroristiche sono molto complesse. Uno studio analitico delle loro proprietà, pubblicato a Settembre su International Journal of Networking and Virtual Organisations, suggerisce che la via migliore per combatterle è isolare i punti nevralgici della rete più che distruggere l’intera rete.

 

Secondo Philip Vos Fellman, docente alla Suffolk University (Boston) e membro del New England Complex Systems Institute (USA), gli strumenti utilizzati per analizzare i sistemi complessi possono anche essere usati per studiare le reti terroristiche con lo scopo di indebolirle.
Il professor Vos Fellman spiega come le reti terroristiche sono “rappresentative delle strutture, che si possono identificare nello studio di un conflitto, e possiedono multipli ed irriducibili livelli di complessità ed ambiguità.”

“Questa complessità è dovuta alle numerose attività segrete delle reti terroristiche, all’interno delle quali gli elementi chiave possono rimanere nascosti per lunghi periodi di tempo. Inoltre tali reti sono molto dinamiche”, aggiunge  Vos Fellman, esperto in modelli matematici. La natura della rete dinamica è affine alla rete Internet, ma contrasta nettamente con le strutture delle forze armate o dei sistemi di sicurezza nazionali, che tendono ad essere centralizzati e gerarchici.

Vos Fellman ha utilizzato l’analisi della rete, simulazioni numeriche (in particolare mediante i cosiddettiii “agent-based models”) per testare e comprendere la complessità delle reti terroristiche. In particolare, ha concentrato la sua attenzione su come le operazioni a lungo termine e i piani strategici possono essere portati avanti in modo che le tattiche che sembrano offrire un impatto immediato vengano evitate se esse provocano solo piccoli danni a lungo termine alle reti terroristiche.

Le simulazioni numeriche delle reti terroristiche, prodotte dal ricercatore, suggeriscono che l’isolamento più che la rimozione sia la chiave per ottenere la loro distruzione.

“I risultati che questi sistemi dinamici suggeriscono sono, quasi letteralmente, che qualche volta fare meno è meglio“, dice Vos Fellman, “ e che le operazioni potrebbero essere più efficaci se finalizzate ad isolare più che a rimuovere la rete.”

“Se non sei concentrato sui problemi principali, poi le considerazioni sui costi dell’opportunità suggeriscono che potrebbe essere meglio non fare niente più che sprecare vaste risorse su esercizi che sono condannati a fallire,” conclude Vos Fellman.

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