Uno studioso spagnolo, José-Manuel-Rey, ha elaborato “l’equazione dell’amore”, ovvero l’equazione dell’equilibrio coniugale (“E”). A quanto pare l’amore si degrada nel tempo e per tenerlo vivo c’è un’unica strada: aumentare le attenzioni destinate al proprio partner.
Secondo l’economista David Blanchflower, un rapporto sentimentale duraturo procura la stessa soddisfazione di circa 100mila dollari l’anno aggiunti allo stipendio, mentre uno o più incontri occasionali soltanto 40mila. Sarebbe quindi più conveniente legarsi a un partner per sempre.
In un nuovo rapporto lo slancio iniziale viene alimentato da ormoni la cui produzione rallenta in media entro nove mesi, dopodiché il legame si degrada. Secondo il matematico José-Manuel-Rey dell’Università Complutense di Madrid, infatti, il secondo principio della termodinamica si può tranquillamente applicare ai rapporti sentimentali: resistono all’entropia, invece d’essere trafitti al cuore dalla freccia irreversibile del tempo, ma “occorre uno sforzo”– ha affermato sulla rivista PLoS One – “perché l’amore non basta”.
Partendo da questa premessa, lo scienziato ha costruito un modello ideale di coppia al quale applicare il secondo principio della termodinamica ma con equazioni tratte dalla teoria del controllo ottimale in mododa calcolare l’energia da aggiungere al “sistema” per mantenerlo in equilibrio.
Il titolo del suo articolo (Un modello matematico delle dinamiche sentimentali spiega la dissoluzione coniugale) fa intuire il risultato delle equazioni: la quantità di attenzioni necessarie aumenta in modo lineare assieme al disamore e alle recriminazioni. Il prof. Rey però ritiene che si possa contrastare questo meccanismo.
L’equilibrio coniugale “E” si raggiunge infatti se il costo dello sforzo affettivo meno quello delle rinunce è superiore a zero e se la felicità che ne deriva, meno quella raggiungibile con un impegno minimo, è anch’essa superiore a zero. Va però aggiunta una variabile: l’intervallo di tolleranza, ovvero lo scarto tra desiderio e realtà che entrambi i partner troveranno sopportabile posto che siano emotivamente uguali.
D’altro canto, il matematico Ken Shirriff, ricercatore della Sun Microsystems, ha criticato duramente il modello di Rey poiché userebbe a sproposito un’equazione, si limiterebbe a svilupparla per la traiettoria ottimale e arriverebbe a conclusioni “insensate”.Procedendo in questo modo, secondo Shirriff, il punto di equilibrio diventa uno solo, e poiché è instabile basta una disattenzione temporanea a distruggerlo mentre, per conservarlo, le attenzioni tendono a crescere all’infinito. Rifatti i calcoli, Shirriff trova invece relazioni talmente stabili da indurre alla noia: si può tranquillamente dimenticare l’anniversario del primo incontro o il complimento atteso e ritrovare l’equilibrio felice con poche coccole.
John Grottman nel libro The Mathematics of Marriage (2003), applica la teoria delle catastrofi ai rapporti di coppia, questo testo è considerato un classico delle dinamiche non lineari che condannano le coppie alla separazione o all’inferno, ed è matematicamente certo che un ritorno alla felicità esigerebbe sforzi immani.
Visto che la matematica è una scienza esatta, a quanto pare abbiamo ben poche speranze in amore: o siamo condannati alla noia o alla separazione!