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Una ricerca americana suggerisce un nuovo sistema per la valutazione dell’importanza delle pubblicazioni scientifiche: usare l’algoritmo che usa Google per stabilire il ranking delle pagine web. E da un esperimento vengono fuori alcune sorprese…

 

Come si decide l’importanza di una pubblicazione scientifica, di un paper? Il metodo attuale fa di solito riferimento al numero di citazioni che quell’articolo riceve in altri lavori scientifici. Ma questo sistema è stato spesso criticato perché contare quante volte un determinato paper viene citato da altri al fine di stabilire qual è l’effetto di quel lavoro sulle ricerche potrebbe favorire discipline come la biologia, in cui i paper tendono a essere citati di più, rispetto per esempio a campi come la matematica, ove le citazioni sono meno frequenti. Inoltre, una citazione ricevuta da un altro lavoro marginale conta circa quanto quella registrata in una rivista molto importante (come per esempio Scientific American) per bocca di un ricercatore estremamente apprezzato.

Google potrebbe risolvere questa controversia. Come si legge sul Journal of neuroscience, infatti, due ricercatori americani hanno adottato l’algoritmo impiegato dal motore di ricerca più consultato del mondo per determinare il rank delle pagine web (e posizionare più in alto le migliori, nei risultati di ricerca), e lo hanno usato per stabilire il ‘peso’ di un articolo scientifico. L’algoritmo Google PageRank valuta il numero di volte in cui le pagine sono linkate fra loro, un procedimento sostanzialmente equivalente a quello delle citazioni, ma ha anche delle differenze molto utili per i papers scientifici.

L’algoritmo attribuisce infatti peso più grande alle citazioni dai papers che elencano (anche) solo poche referenze, e a quelle citazioni che provengono da paper citati a loro volta più spesso. “Proprio valutando questi attributi, l’algoritmo PageRank riesce prontamente a identificare un gran numero di lavori scientifici preziosi che contengono risultati innovativi” scrivono Sergei Maslov e Sidney Redner, rispettivamente del Brookhaven National Laboratory e della Boston University. Per esempio, nell’esperimento in cui hanno vagliato la validità dell’algoritmo di Google adattato per i paper scientifici, sono emersi  nove lavori di scienziati che poi sarebbero stati insigniti del premio Nobel.

L’idea è stata testata su 350 mila articoli scientifici pubblicati nelle riviste della famiglia dell’American Physical Society. Nella maggior parte dei casi, il sistema PageRank e il sistema di ranking tradizionale  mostravano risultati di classificazione coincidenti. Ma, cosa interessante, con l’algoritmo di Google è spiccato anche un insieme di articoli a cui iPageRank  ha attribuito un posto più alto  in graduatoria, rispetto a quello indicato dal sistema tradizionale delle citazioni. Fra gli autori di questi paper Bardeen, Cooper, Schrieffer, Weigner e Seitz, Onsager, Kohn e Sham, Feynman e Gell-Mann. Nove fra questi scienziati avrebbero poi ricevuto il Nobel. Compariva inoltre un decimo lavoro ‘incompreso’ di questo tipo, “Unitary Symmetry and Leptonic Decays”, di Nicola Cabibbo, la cui figura rappresenta probabilmente una delle più controverse omissioni della storia dal premio dell’Accademia Svedese.

Fonte: Journal of Neuroscience

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