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Le donne tendono a preferire settori di ricerca non ad alto contenuto matematico poiché desiderano maggiore flessibilità per crescere i figli e non a causa delle mancanza di capacità. Questo è il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori coordinati da Stephen J. Ceci, della Cornell University.

Lo studio, pubblicato su Psychological Bulletin, è un’analisi integrativa di un progetto di ricerca durato 35 anni, durante i quali Ceci e i suoi collaboratori hanno esaminato più di 400 articoli e libri.
I principali fattori alla base dello scarso numero di donne che ricoprono posizioni di rilievo ovviamente non sarebbero dunque da ricercare nelle differenze biologiche tra i due sessi. Infatti se si facesse una scala delle capacità matematiche e si considerassero solo le persone facenti parte della fascia più alta di essa, le donne dovrebbero ricoprire il 33% dei posti disponibili nei settori di ricerca ad alto contenuto matematico, invece nella realtà coprono meno del 10%. D’altra parte gli studi che ricercano le cause di questo fenomeno in fattori sociali e culturali sono inconsistenti.

La principale causa della scarsa presenza delle donne nei settori di ricerca ad alto contenuto matematico ed anche nelle posizioni di rilievo in molti campi si deve, secondo gli autori della ricerca, alla difficoltà che le donne incontrano nel conciliare gli impegni lavorativi con le esigenze familiari. Infatti i periodi più intensi ed importanti per la costruzione di una carriera coincidono, nella maggior parte dei casi, con la fase di crescita dei figli. Le donne perciò tendono generalmente a scegliere settori di ricerca non molto impegnativi in modo da assicurarsi maggiore flessibilità e più tempo da dedicare all’educazione dei figli.

“Queste sono scelte che le donne, a differenza degli uomini, sono forzate a fare”, afferma Wendy M. Williams , co-autrice della ricerca.

Bisogna sottolineare però che la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica non sono i soli ambiti in cui si verifica tale fenomeno. Le donne risultano rappresentate in modo insufficiente anche in altri campi, quali ad esempio medicina, odontoiatria, giurisprudenza, psicologia, biologia e veterinaria. Nonostante le donne ricoprano circa il 50% delle classi di medicina, è poco probabile che una donna ottenga una promozione in questo settore di ricerca o mantenga una posizione dirigenziale. Infatti, dal 2005, solo il 15% dei posti da professore ordinario e l’11% dei posti da direttore di dipartimento sono ricoperti da donne.

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