In un recente articolo su Il Post, Claudio Giunta, professore di Letteratura italiana presso l’Università di Torino, specialista di letteratura medievale, sostiene che le missioni dell’Università dovrebbero essere le canoniche due (didattica e ricerca) e non tre, considerando eccessiva la enfasi che di recente viene posta in Università sulle attività di terza missione, che comprendono divulgazione e comunicazione della ricerca alla società – ossia proprio ciò che caratterizza il lavoro della redazione di MaddMaths!. Come Comitato Editoriale di MaddMaths! spieghiamo la nostra posizione.
La tesi di Giunta, che riprende analoghe considerazioni del Professor Marazzini, ex presidente della Accademia della Crusca di Firenze, è che queste attività finiscono per sottrarre energie alla ricerca e alla didattica e che tali attività possono essere lasciate al volontariato e ad altri “attori sociali”. È una tesi con cui, come Associazione MaddMaths!, dissentiamo profondamente. Troppo a lungo il mondo accademico italiano ha pensato che non fosse suo dovere preoccuparsi di comunicare le modalità e gli esiti del suo lavoro. Con risultati che si riflettono, quotidianamente, in un pregiudizio anticulturale che vede nell’attività di persone che fanno ricerca in, per esempio, storia, matematica o economia, una sorta di hobby ben retribuito.
Crediamo che questa immagine distorta del lavoro universitario vada contrastata e che tale impegno spetti in prima battuta a noi. Pensiamo infatti che ogni occasione di diffusione culturale sia importante, soprattutto quando indirizzata verso persone giovani che, si spera, un domani frequenteranno le nostre aule, in un paese in cui il numero delle persone laureate continua a essere troppo basso. E la scuola, d’altra parte, non può farsi carico anche del continuo aggiornamento tecnico-scientifico, che nel nostro tempo è travolgente e in gran parte è prodotto proprio da università ed enti di ricerca.
Riteniamo che tra i doveri, o più propriamente nella “missione”, di chi è nell’accademia ci sia quello di promuovere le scienze (comprese quelle umanistiche) come elemento fondamentale del pensiero e della società. Si deve permettere a tutte e tutti di comprendere, almeno a grandi linee, i nuovi risultati, anche quelli molto recenti, non solo perché sono utili, ma anche perché fanno parte dell’arricchimento culturale fondamentale per essere una persona completa inserita in una società avanzata; di poter (senza obblighi, ma avendone l’opportunità) appassionarsi a far avanzare la conoscenza; di poter pensare di farne un mestiere e anche di capire perché una parte dei soldi pubblici venga spesa per pagare persone che in massima parte fanno una cosa che piace loro. È vero, noi siamo persone che fanno matematica e Giunta sostiene di voler parlare solo delle scienze umane, ma non capiamo bene, date le premesse, perché il suo ragionamento non si applichi al complesso del mondo accademico e quindi ci sentiamo toccate.
Certo, nelle parole di Giunta si può vedere soprattutto la stigmatizzazione di un eccesso di burocratizzazione che circonda le attività di terza missione, tutte da rendicontare, spesso secondo criteri che appaiono discutibili (il numero di presenze a una conferenza, ad esempio) e il suo percorso personale, di studioso in realtà molto attivo nella comunicazione https://claudiogiunta.it/, potrebbe testimoniarlo. Ma puntare il dito contro la terza missione in sé ci pare crei un fraintendimento peggiore: a nessuno verrebbe in mente di relegare la ricerca al volontariato solo perché spesso i criteri che usiamo per valutarla sono poco significativi. D’altra parte, le attività di terza missione devono essere di qualità per poter essere efficaci; richiedono perciò un impegno non dilettantesco, ovvero preparazione, tempo, professionalità, e anche i giusti contatti con comunicatori e mediatori professionisti, ossia un bagaglio di esperienze e una sensibilità da far crescere nell’arco di una carriera. È ragionevole, allora, cercare di riconoscere a chi si impegna in queste attività il merito di farlo, soprattutto in un momento in cui, finalmente, sono spesso i giovani ricercatori ad affacciarsi a questo mondo con energia e nuove idee.
Diversamente da ciò che pensa Giunta, troppo spesso nei nostri Dipartimenti e Istituti queste attività vengono giudicate con sufficienza, come irrilevanti e futili, magari frutto di un malinteso narcisismo personale, e raramente valorizzate. E non è che ci sia una grande ricaduta economica (o almeno, noi di matematica non ne siamo stati informati). Ben venga, quindi, la critica alla pratica di pesare l’impegno culturale secondo criteri discutibili, ma di terza missione pensiamo ci sia più che mai bisogno. Riteniamo che vada incoraggiata e fatta crescere, che non debba essere lasciata a uno spontaneismo un po’ dilettantesco.
È l’impegno che, come MaddMaths!, abbiamo sempre cercato di prendere nei confronti di chi ci segue e che continueremo a perseguire, perché pensiamo che per il Paese, per la Società e anche per tutto il settore della conoscenza, questa sia una necessità.
Il comitato editoriale di MaddMaths!
Giunta ha fin troppo ragione.